Attenzione: contenuti potenzialmente disturbanti.
Dopo aver raccontato L’Ascesa dell’Oscurità, uno potrebbe pensare: “Ok, siamo arrivati alla fine. Boss finale sconfitto, giustizia ripristinata, spade magiche archiviate… è fatta.”
E invece no.
Perché se c’è una cosa che Wolf Lonnie: Ace Attorney mi ha insegnato (o meglio, la smania di continuare ad aggiungere storie e ad approfondire tizio caio e senpronio), è che la verità non finisce mai nei titoli di coda. Ebbene sì, siamo solo agli inizi.
Ci sono ancora troppe domande sospese, troppi volti da esplorare, troppe lacrime non versate. E, soprattutto, c’è Reginald Darketh. Un villain così denso che ha straripato dai confini del suo stesso caso per contaminare passato e futuro. Letteralmente.
È per questo che ho scritto tre casi extra, prima della seconda serie, ognuno con una funzione ben precisa:
- TuMour: un caso a sé, scritto anni dopo, che ritorna nel passato per mostrarci Ayane viva e luminosa… in larga apparenza (come avrete intuito dalla cover di questo articolo). Una storia che respira malinconia e che introduce un luogo fondamentale: il Sacrocuore.
- Conflitto furibondo: flashback nel passato, ai tempi d’oro di Diego Armando e Mia Fey contro il procuratore Neil Marshall. Qui getto luce sulle origini di Reginald, scavando nella genesi del male e mostrando come anche i mostri abbiano una radice fragile.
- Il vero epilogo: salto nel futuro, dove la nuova generazione entra in gioco. La protagonista è Gabrielle, figlia di Wolf. È lei a raccogliere l’eredità, affrontare gli ultimi segreti e concludere la storia là dove tutto è cominciato.