Le descrizioni dei personaggi, alcuni consigli utili per tutti

Descrivere un personaggio non è così facile come potrebbe sembrare. Ci sono mille insidie che attendono dietro l’angolo gli scrittori meno esperti e talvolta anche chi ha un po’ di racconti alle spalle può trovarsi in difficoltà. In questo post, Gabriele ed io cercheremo di darvi alcuni consigli utili per affrontare al meglio le descrizioni, basati sulla nostra esperienza personale e sui manuali di scrittura che abbiamo letto nel corso degli anni.

Descrivere il protagonista

Quando si tratta di descrivere il protagonista della storia, l’errore di molti scrittori alle prime armi è fornire una spiegazione diretta e schematica del suo aspetto. Ecco un piccolo esempio: “Enrico era alto un metro e ottanta, aveva i capelli biondi tagliati a spazzola, gli occhi verdi e le lentiggini”. Una descrizione di questo tipo è molto simile a una lista della spesa e non è troppo piacevole da leggere. Partendo da questa base è possibile ottenere un risultato migliore inserendo i tratti caratteristici dell’aspetto di Enrico all’interno di una narrazione dal respiro più ampio.

“Anche se aveva solo dodici anni, Enrico era già un ragazzone. Col suo metro e ottanta di altezza troneggiava sulla maggior parte dei coetanei, che a volte lo scambiavano per uno studente delle superiori. Il fotografo che la scuola contattava per scattare la foto di classe non era un grande fan della sua statura: ogni volta era costretto a fare i salti mortali per posizionarlo bene all’interno dell’inquadratura. Enrico si divertiva un mondo a vederlo affannarsi e forse era proprio per questo che al momento dello scatto aveva sempre un largo sorriso stampato sul volto tempestato di lentiggini. Anche se era un po’ un combinaguai, tutti gli volevano bene e il suo carattere solare gli aveva permesso di fare breccia nel cuore di alcune ragazzine, che alla sera sospiravano pensando ai suoi occhi verdi e alla sua zazzera bionda tagliata a spazzola”.

Oltre a fornire al lettore delle informazioni sull’aspetto fisico del protagonista, questa descrizione gli permette anche di farsi un’idea del suo carattere e del contesto in cui si svilupperà la storia.

Non è sempre necessario fornire una descrizione completa del protagonista. A volte basta inserire nella storia pochi tratti distintivi, lasciando il lettore libero di immaginarsi tutte le altre caratteristiche del personaggio. Devono però essere introdotti all’interno della narrazione tutti quei tratti estetici che possono giocare un ruolo nel corso della storia. Per esempio, diventa essenziale far sapere al lettore che la nostra protagonista ha gli occhi azzurri quando viene inserito nel racconto un serial killer che prende di mira solo le donne con le iridi di quel colore.

Descrivere gli altri personaggi

Rispetto alla descrizione del protagonista, non sempre facilissima da contestualizzare, quella degli altri personaggi è un po’ più semplice da inserire nel racconto.

“Quando vide entrare nell’aula la professoressa Valpugna, Enrico capì subito che con lei non sarebbe stato facile scherzare. Nonostante la corporatura minuta, la donna aveva un portamento austero e camminava tenendo la testa alta. I suoi occhi neri saettavano veloci da uno studente all’altro, facendo sobbalzare chi li incrociava. A giudicare dal volto corrucciato, la sua prima impressione della classe non doveva essere delle migliori. Prese posto alla cattedra e, dopo essersi sistema il colletto della camicia con un gesto secco, aprì il registro e iniziò a fare l’appello”.

In questo esempio ho finto di inserire nel racconto un nuovo personaggio e ho utilizzato il punto di vista di Enrico, che lo incontra per la prima volta, per descriverne le caratteristiche fisiche salienti. Se invece dobbiamo descrivere un personaggio già noto al protagonista, il discorso cambia un po’.

“Quel giorno Rachele era più allegra del solito. Mentre camminava saltellando, continuava a passarsi una mano tra i folti capelli castani, rendendo impossibile agli amici non notare i colpi di sole che la parrucchiera le aveva fatto il giorno prima. Vedendola così di buonumore, Enrico non poté fare a meno di sorridere. Le fece l’occhiolino e lei ricambiò, per poi esibirsi in una buffa smorfia che le deformò il volto abbronzato per alcuni istanti”.

Enrico conosce già Rachele, dunque sarebbe innaturale fornire una descrizione troppo accurata dell’amica dal suo punto di vista. Per questo motivo ho preferito soffermarmi solo su alcuni tratti caratteristici della ragazzina, come il volto abbronzato e i capelli. Volendo, si potrebbe sfruttare un dialogo tra Enrico e un altro personaggio per introdurre nel racconto una descrizione più accurata di Rachele.

«Aspetta, mi stai dicendo che dovrò essere io a darle il regalo da parte tua?”, chiese Davide. Sembrava terrorizzato al solo pensiero. Enrico annuì con vigore.

«È l’unico modo per stupirla davvero!»

«Ma non so nemmeno com’è fatta!»

«Non preoccuparti, la riconoscerai subito. Ha un sacco di capelli castani, è sempre abbronzata e non sta mai ferma un attimo. Di solito indossa dei felponi col cappuccio, ma immagino che i suoi la costringeranno a indossare qualcosa di elegante per partecipare alla festa.»

Per un po’ Davide non disse nulla. Poi sospirò.

«Da come l’hai descritta sembra proprio il mio tipo. Di che colore ha gli occhi?»

«Non è il momento di pensare a certe cose, scemo! Resta concentrato sulla missione… comunque ce li ha azzurri.»

Quelli illustrati finora sono solo alcuni dei metodi che possono essere utilizzati per descrivere i propri personaggi. Ne esistono molti altri e basta leggere alcuni libri per rendersene conto. Credo che ogni scrittore dovrebbe fare vari esperimenti e cercare di capire da solo qual è quello che si adatta meglio al suo stile e alle sue esigenze narrative.

L’opinione di Gabriele

Esattamente come spiegato da Alessandro, un errore da principianti è proprio la descrizione dei personaggi in modo troppo diretto, o in alcuni casi addirittura troppo esteso.

Infatti, alle volte può capitare di favorire determinati personaggi e quindi di descriverli così tanto nel dettaglio che questo darà al naso, oppure si è semplicemente impazienti di introdurre un personaggio chiave, e quindi commettere lo stesso errore. Tutto al fine di lasciare immediatamente un’impressione.

Ciò equivarrà a urlare “guardate che figo! Questo è un personaggio fondamentale!”. Però ritengo sia meglio che sia il lettore a capire, mano mano, quali lo sono.

Vorrei mostrare un personale esempio, tratto da una delle mie prime storie:

“Spero che il messaggio sia chiaro, detective. Parli con discrezione e con garbo. Dobbiamo fare bella figura!”

E poi… si spalancò una porta, e nel momento in cui apparve… ebbi come un flash. Ma durò solo un istante.

Entrò una ragazza di media altezza, capelli castano chiaro corti con frangetta e con due ciocche mediamente lunghe che cadono ai lati del viso, unghie smaltate di verde chiaro, una elegante giacca verde asparago che terminava in una gonna. Aveva gli occhi verdi come i miei, sguardo serio e orecchini rossi brillanti.

Mi ricorda qualcuno… ma… è come se avessi una immagine e il mio cervello si rifiutasse di concretizzarla per qualche motivo…

Come penso sia chiaro, è l’introduzione di uno dei miei personaggi più importanti in una delle storie che ho scritto tantissimi anni fa. La descrizione è appariscente tanto quanto lo è il personaggio, ma così si rende immediatamente evidente la natura cruciale dello stesso. Il lettore capisce automaticamente che è un personaggio da tenere a mente, e questo rischia di essere artificioso.

Invece ritengo sia molto più divertente giocare sulle aspettative del lettore.

Questa è l’introduzione di un personaggio molto importante in una storia che sto attualmente scrivendo. Per via della descrizione all’osso e dello scambio di battute rapido, il personaggio qui introdotto potrebbe passare per uno qualunque, messo lì in modo casuale. Al contrario, è un personaggio molto importante, ma il gioco sta proprio sull’introduzione generica ed essenziale.

Intanto che Fisky annaffiava le piante, ne approfittai per tirare fuori il cellulare, e mi prese un colpo quando vidi quella notifica. L’avvenimento più glorioso che possa capitare nella storia di un uomo: un like su Heart2Heart. La tipa si chiamava Dana “Jane Austen” Vanderville. Il profilo recitava che le piacevano i cani, i film e i viaggi. Beh insomma una gemma rara, direi. E ha una foto assurda, però è carina. Ha i capelli rossi corti, un po’ mossi.

Segue un breve dialogo molto scarno in cui ho inserito un dettaglio del viso del protagonista:

Ricambiai e scrissi:

“Ciao! Piacere. Come stai? Anche io ho un cane!”

“bene tu“

Sì, Jane Austen, decisamente. Alzai gli occhi al cielo. Mi prese il solito mezzo secondo di tristezza, quella tristezza. Ma mi intestardii.

“Tutto bene, cerco un lavoro. Tu invece che studi?”

“hai troppe lentiggini”

… Che vuol dire che ho troppe lentiggini?? Mi prese un secondo di complessi in cui fui tentato di specchiarmi col telefono, ma poi mi ricomposi e cercai di formulare mentalmente una risposta sarcastica per recuperare terreno. Il tempo però scadde siccome il nome e la lista messaggi mi sparirono davanti agli occhi come un gioco di magia. Fantastico.

Dana comparirà molto più avanti, in un contesto comico siccome Wade, il protagonista, di certo non si aspetta di rivederla, ma intanto il lettore non è portato a tenerla “artificiosamente” in testa.

Un altro esempio di introduzione essenziale potrebbe essere:

Mi cercai un angoletto tranquillo dopo aver trovato una felpa della mia misura, iniziai a cambiarmi… e, ben presto, mi trovai davanti un marcantonio occhialuto, con i capelli scuri rasati e tirati all’indietro, e un po’ di barbetta.

“… Sì?”

Mi indicò con l’indice.

“Hai messo la felpa al contrario. Lo si vede subito.”

… Ma farti i cavoli tuoi no? Forse perché lo guardai confuso, lui abbozzò una specie di sorriso e distolse immediatamente lo sguardo.

In conclusione, io ritengo che giocare con i dialoghi possa essere non solo un ottimo sistema per descrivere i personaggi, ma anche per non far capire subito al lettore quali sono le “pedine chiave”.

Autore: Alessandro Bolzani

Mi chiamo Alessandro e sono l'autore del romanzo urban fantasy "I Guardiani dei Parchi". Nella vita faccio il giornalista, ma qui su Wordpress gestisco il blog "Pillole di Folklore e Scrittura", dove parlo di libri, mitologia, credenze popolari e, in generale, di tutto ciò che mi appassiona.

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