L’influenza “Stalloniana”

Uno degli attori più influenti del cinema action anni '80 è sicuramente Sylvester Stallone, che con i suoi due personaggi iconici Rocky Balboa e John James Rambo (più diversi altri protagonisti in altrettante rispettabili pellicole), è entrato nei nostri cuori di cinefili, sportivi e semplici esseri umani.
È sempre gradevole guardare i suoi film, anche a distanza di anni, poiché il suo trasmettere la "riscossa dell'uomo schiacciato dalle difficoltà della vita", è un tema che coinvolge ognuno di noi. Forse, con una visione un po' distratta le sue pellicole possono sembrare delle "americanate" del periodo Reganiano, quando gli States dovevano primeggiare contro l'ex Unione Sovietica (nel quarto episodio di Rocky del 1985, contro il russo Ivan Drago, abbiamo il "climax" di questo concetto), ma c'è molto di più sotto quei chili di muscoli e quell'espressione con il labbro storto; c'è un uomo di periferia, c'è il reduce di una guerra impostagli dal Sistema, c'è il poliziotto dal pugno duro contro la criminalità ancor più spietata, c'è il vicino della porta accanto, c'è ognuno di noi.
Nell'epoca in cui viviamo, dove le antiche virtù sembrano cedere il passo a vizi e malizie sempre più crescenti, il messaggio che Sly (il suo soprannome) ci lascia tramite i guantoni da boxe, la fascia rossa sui capelli lunghi e il "distintivo da sbirro", credo sia il giusto reintegro di sentimento positivo alla carenza di ardore e determinazione che purtroppo contraddistingue la nostra epoca del "tutto e subito".

The Watcher (2022) – Recensione

The Watcher è una serie Netflix thriller americana creata da Ryan Murphy e Ian Brennan, ed è stata mandata in onda la prima volta il 13 ottobre 2022. È ispirata alla storia reale della famiglia Broaddus, vittima di circostanze molto simili a quelle rappresentate nel telefilm.

La serie tratta delle vicende di una famiglia americana, i Brannock, composta da Nora, Dean, Ellie e Carter, che si trasferiscono in una nuova casa, sita al 657 Boulevard, nel New Jersey.
La famiglia spera di trovare un ambiente sereno e tranquillo dove poter crescere e passare il resto della propria vita, ma così non sarà.

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I miei anime preferiti (uno per anno) dal 1991 al 2021 (Seconda parte)

Proseguiamo il nostro viaggio nel tempo prendendo in considerazione gli anime usciti dal 1996 al 2000 (sempre tenendo conto della prima trasmissione sulle emittenti giapponesi). Per leggere la prima parte e scoprire tutte le regole di questo “gioco”, cliccate QUI!

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Naruto Shippuden – Recensione anime episodi 75-242

Alba infligge alla Foglia una perdita inaspettata, vittima del fanatismo religioso. L’apporto strategico di Shikamaru si rivelerà fondamentale, mentre Naruto metterà in campo una nuova tecnica e continuerà a crescere e a stupire.

Sasuke si ribella a Orochimaru, sopravvive all’ultimo slancio di esaltata follia artistica di Deidara e affronta una volta per tutte suo fratello. L’esito dello scontro lo lascia in uno stato di profonda prostrazione psicologica, aggravata dall’incontro con Tobi, che lo manipola facilmente. Particolarmente imprevedibile e instabile, accetta di rapire Killer Bee ma continua a portare sulla schiena il simbolo del suo clan, rendendosi riconoscibile e aggravando la sua posizione. Le sue ragioni, spiegate con chiarezza a un improbabile Madara, sono del tutto comprensibili ma, episodio dopo episodio, l’analisi razionale del primo momento, invece di virare verso soluzioni mirate, esplode in una completa perdita di controllo che travolge nemici e alleati senza distinzioni e dalla quale sarà difficile riabilitarsi.

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Bakuman – The good, the meh and the bad [Manga]

A volte mi capita di immergermi di nuovo in una storia che avevo apprezzato in passato per provare a capire se dopo tanto tempo il mio giudizio nei suoi confronti sia cambiato. È quel che ho fatto nel corso di gennaio con Bakuman, manga di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata che una decina di anni fa avevo adorato, al netto di qualche problemino negli ultimi archi narrativi. Quelle che state per leggere solo le mie opinioni sull’opera al termine della rilettura.

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Naruto Shippuden- Recensione anime episodi 1-74

Dopo uno stacco temporale di circa due anni e mezzo, Naruto torna finalmente al villaggio a seguito di un lungo periodo di allenamento; qui ritrova Sakura, che ha tratto grande giovamento dall’assenza di Sasuke e dagli insegnamenti di Tsunade. I due partono per il Villaggio della Sabbia per salvare Gaara, rapito da due membri di Alba, Sasori e Deidara.

Questa parte della storia presenta lunghi scontri e incongruenze grossolane: Deidara, solo per fare un esempio, sorvola indisturbato il Villaggio della Sabbia a cavallo di un enorme volatile d’argilla senza essere notato dalle guardie e poi perde stoicamente entrambe le braccia senza mostrare dolore o necessità di intervento medico. Gaara, una volta tratto in salvo, ci tiene a ringraziare in special modo Naruto, mentre Sakura, il cui contributo per una volta è stato essenziale, non riceve neanche un grazie, neppure da Kankuro. Lei, comunque, sembra non farci caso. A riconoscere il suo valore, alla Foglia come alla Sabbia, non sono né il maestro al quale è stata assegnata né le figure maschili che incontrerà strada facendo: se è diventata più forte lo deve a Tsunade e se è riuscita a fronteggiare Sasori lo deve a Chiyo; così, se dopo anni la vediamo finalmente efficace, è grazie alla fiducia che altre donne ripongono in lei.

Nel Team 7 le si chiedeva di non dare fastidio, non intromettersi, non intralciare, non dire, non fare, non preoccuparsi. Tsunade le chiede di crescere, di assumersi delle responsabilità. Una richiesta del genere implica fiducia, anche quando viene avanzata con durezza.

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I miei anime preferiti (uno per anno) dal 1991 al 2021 – Prima parte

Era da un po’ che volevo parlare di anime qui sul blog, ma faticavo a trovare uno spunto interessante. Poi, qualche giorno fa, ho avuto l’illuminazione: perché non partire dal 1991 (l’anno in cui sono nato) e parlare delle serie che ho preferito in ciascuna annata? Non so a quanti possa interessare questo esperimento, però a me diverte e mi sembra una ragione più che sufficiente per provare a farlo.

Ecco le regole:
• Devo coprire il periodo che va dal 1991 al 2021
• Posso scegliere un solo anime per anno, ma nulla mi vieta di inserire un paio di menzioni d’onore
• La scelta non è limitata alle serie che ho visto durante l’annata in questione (anche perché non potrei parlare di tutta la roba uscita quando ero troppo piccolo per conoscere il concetto stesso di anime!)
• Mi riferirò sempre all’anno in cui una certa serie ha fatto il suo debutto in Giappone, a prescindere da quando è stata trasmessa in Italia

Tutto qui.
Si prospetta un lungo viaggio, quindi direi di non perdere altro tempo con i preamboli!

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La città incantata – Recensione

La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi) è un pluripremiato film diretto da Hayao Miyazaki, uscito per la prima volta nel 2001. E’ un’opera che si presta a vari livelli di lettura ed è carica di simbolismi, molti dei quali connotati culturalmente e dunque non sempre rilevabili da un pubblico occidentale. Per via della sua atipicità, lascia una forte impressione nello spettatore anche nei giorni successivi alla visione, proprio come fanno alcuni sogni. La scenografia è straordinariamente varia e ricca di dettagli, negli interni curati come nei paesaggi suggestivi; bellissime le scene contemplative. L’autore è allusivo e lascia campo libero alla fantasia del pubblico: non spiega tutto né dell’universo che ha creato né dei personaggi.

La storia è quella della piccola Chihiro che, in procinto di traslocare, si trova catapultata in uno stabilimento termale per spiriti, i genitori trasformati in maiali dalla strega Yubaba. Al di là dell’elemento magico, l’unicità sta nel fatto che degli spiriti frequentino dei bagni, paghino per questo e ci siano moltissimi dipendenti pronti a soddisfarli. Sono spiriti che arrivano in barca, mangiano e passeggiano in un miscuglio di soprannaturale e quotidiano, una rielaborazione onirica della realtà dove l’attaccamento al denaro gioca un ruolo importante. La pioggia che genera un mare meraviglioso, la vecchia Yubaba madre di un neonato ipocondriaco, un treno che non torna mai indietro, sono del tutto plausibili per un sognatore: c’è un fortissimo stacco tra l’iperrealismo dell’incipit, quando Chihiro e i suoi genitori, famiglia del 2000, partono per la loro nuova casa, e tutto ciò che viene mostrato dopo.

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American Horror Story season 9: Camp Redwood

(La recensione contiene alcuni spoiler)

  • Premessa:

Ci fu un tempo in cui potevo definirmi un’accanita amante dell’horror e di tutto ciò che riguardava il paranormale. Non a caso sono sempre stata una ”bambina” particolare fin da quando ne ho memoria. Tuttavia, arrivata ad un certo punto della mia vita, queste storie horror che tanto amavo inizialmente sono, lentamente, diventate i miei incubi. Non mi facevano dormire la notte e mi angosciavano in ogni secondo che passavo nel letto. Così, nel lontano 2011 circa, decisi di lasciar perdere e di soffermarmi su un altro genere di film, di anime, di manga… insomma, di qualsiasi cosa che non avesse a che fare con demoni e robe simili.

Solo vampiri e lupi mannari andavano bene.

Eppure, nonostante il divieto imposto da me stessa, sono sempre rimasta affascinata dai thriller, casi di cronaca nera irrisolti, documentari psicologici volti al fine di capire cosa passasse nella famosa “mente del serial killer”… ed ecco perché, nel 2022, ho iniziato e vedere una serie di American Horror Story.

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Naruto – Recensione anime episodi 116-220

In questa fase della storia gli episodi sono dedicati al tentativo di recuperare Sasuke, che ha lasciato il villaggio (rispetto al quale comunque non ha mai dimostrato particolare attaccamento) per unirsi a Orochimaru; assistiamo dunque a una serie di scontri mortali che mettono in risalto le qualità di alcuni personaggi secondari della Foglia e della Sabbia; dopodiché il vuoto lasciato da Sasuke si riempirà di filler. L’intervento di un Rock Lee completamente ubriaco contro un impassibile (ma non insensibile) Kimimaro offre la giusta pausa comica prima di una carrellata di flashback drammatici nei quali appaiono brevemente anche Haku e Zabuza. Il passato inquietante di Kimimaro è svelato allo spettatore: ultimo sopravvissuto di un clan che lo teneva costantemente prigioniero come Sigismondo ne La vita è sogno, rimasto solo e senza nessuno a cui obbedire, viene adescato facilmente dal solito Orochimaru con tanto di metafora floreale. Una storia che lascia sgomenti e con un finale disgraziato.

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