La traduzione di Zerocalcare: curiosità e complessità

Come tradurre Zerocalcare?

Quando si pensa ai graphic novel uno degli autori più rinomati del campo è senza dubbio Zerocalcare, ma come si rende in un’altra lingua un fumetto così intriso di dialetto romano e riferimenti sia alla cultura italiana che a quella pop-punk anni ‘80 e ‘90?

Nella mia tesi mi sono concentrata su Kobane Calling, un reportage illustrato del viaggio effettuato in due volte dall’autore nel confine turco-siriano nel 2014; una meta delicata dal momento che la guerra interna scoppiata nel 2011 era ancora in corso.
Il tutto viene raccontato in modo lineare, con un italiano dialettale costellato di espressioni colloquiali, costanti richiami alla nostra cultura (dai prodotti dolciari ai programmi della Rai) che sdrammatizzano e avvicinano un mondo di conflitto e guerra che non appartiene al lettore medio italiano, tramite un linguaggio gergale e giovanile, in modo da farlo apparire così vicino che basta sfogliare qualche pagina per immergervisi dentro appieno.

Zerocalcare stesso è consapevole dell’impossibilità e della difficoltà riscontrata dai lettori stranieri nel cogliere alcuni riferimenti alla vita romana; tuttavia, nelle sue opere esiste un elemento base in cui chiunque può identificarsi. Si tratta del senso di inadeguatezza e fragilità umana che accomuna ogni individuo fin dalla nascita, e descritto metaforicamente dall’autore in un’intervista come “linguaggio” vero e proprio, comune ad ogni paese anche se declinato differentemente.

È per questo che la traduzione di un fumetto simile risulta un’operazione delicata e precisa. Bisogna ricreare l’atmosfera instaurata da Zerocalcare, rendendo le espressioni e i riferimenti godibili e chiari per coloro che la leggeranno, agendo diversamente da caso a caso, tenendo in considerazione lingua e cultura del testo di arrivo.

Dialetto romanesco: come si traduce daje in francese?

Nei graphic novel di Zerocalcare il dialetto diventa l’elemento caratterizzante del personaggio e del suo ambiente di provenienza, ed è proprio l’alternanza con l’italiano standard a produrre un effetto comico.

Il dialetto in francese non è presente come in italiano, quindi come renderlo?
Il traduttore opta per 4 strade:

  1. Nella maggior parte dei casi cerca di rendere le espressioni dialettali con un corrispettivo che evochi un effetto simile. In francese si opta per l’argot, il linguaggio gergale usato prevalentemente dai giovani, che prevede l’uso di sigle, abbreviazioni e prestiti.
    Verbi come accoppare, ansiarsi o sbroccare sono rispettivamente tradotti con corrispettivi altrettanto colloquiali come buter, flipper e criser.
  2. Altre volte opta per tradurre usando il francese standard. In altre parti accoppare diventa tuer (letteralmente uccidere). Allo stesso modo articoli e preposizioni come “er”, “dar”, “cor” non possono essere riportati, essendo particolarità tipiche del dialetto in questione.
  3. Per compensare queste scelte restituisce la familiarità con l’argot, abbreviando alcune parole italiane normalissime:
    farmaci, casa, mattino diventano médocs (médicamments), appart (appartement), mat (matin).
  4.  C’è un’ultima strada: mantenere alcune espressioni tali e quali, facendo un glossario in cui se ne spiega il significato. Si sceglie questa via per espressioni ricorrenti nei suoi lavori o per elementi emblematici della cultura romana, che lascia per mantenere viva l’appartenenza dell’autore alla città e per non perdere lo spirito della lingua. Se andate alla fine del libro in francese troverete la definizione di daje, stacce, cacio e pepe, centri sociali e molto altro!

Invece il pan di stelle come si rende? Il supplì?

Spesso compaiono riferimenti relativi alla gastronomia, geografia, personalità televisive, negozi presenti solo nel paese di chi scrive, come renderli quindi in un’altra lingua?

  1. La trascrizione
    La trascrizione consiste nel riportare senza cambiamenti il riferimento nel testo di arrivo, introducendo un concetto o oggetto inesistente nella cultura di quest’ultimo. I nomi di città, cantanti, di piatti tipici, le squadre di calcio sono immutati, tradurre la Roma o la cacio e pepe con “squadra di calcio” e “pasta” priverebbe il testo del colore locale e dei riferimenti culturali.
  2. L’adattamento
    Consiste nel rendere un riferimento con un altro diverso presente nella cultura del testo di arrivo, sostituendo una realtà con un’altra. L’obiettivo è quello di rendere il testo più comprensibile e naturale per il lettore straniero, privilegiando la sua reazione emotiva.
    Il pan di stelle e la Camilla alle carote sono prodotti non commercializzati in Francia, per questo sono resi con BN (biscotti al cioccolato francesi) e un tout petit muffin (un muffin piccolino).
    Non hanno Wind, ma Orange, non Mediaworld ma Fnac, mente Esselunga è Monoprix.

Con gli anglicismi come ci si comporta invece?

Aumentando i contatti tra culture aumentano anche i forestierismi, soprattutto in italiano, lingua molto ricettiva in materia di prestiti linguistici. Il francese invece tende ad evitarli, come ci si comporta in traduzione?

  1. Mantenere l’anglicismo
    A volte si decide di mantenerli proprio come nel titolo, altrimenti si perderebbe il riferimento alla canzone dei The Clash London Calling, gruppo amato dall’autore.
    In altri casi si usa per abbreviare, dresscode si mantiene tale, altrimenti si dovrebbe usare code vestimentaire.
    In altri ancora si mantiene per designare concetti creatisi nella realtà anglofona che non hanno un corrispondente preciso, o se lo hanno è poco utilizzato, come hipster, feed e work in progress.
  2. Rendere l’italiano on l’inglese
    L’inglese viene usato molto nell’argot, che come spiegato in precedenza è il linguaggio dei giovani, per questo “team pippe” si rende team losers, mentre scadenza, messaggino diventano deadline e texto.
  3. Tradurre l’anglicismo
    Ovviamente, spesso si opta per evitare il forestierismo e sostituirlo con la traduzione ufficiale. software, privacy sono resi con logiciel e vie privée.
    Anche i titoli dei film cambiano, Sliding doors è Pile et face, mentre ibridismi anglo-italiani come skippare e switchare diventano semplicemente sauter (saltare).

Ci sono altri accorgimenti da prendere in considerazione quando si passa a un’altra lingua, questi sono alcuni dei più evidenti. Il lavoro del traduttore comporta un’attenta riflessione non solo mirata al creare un prodotto apprezzabile, ma anche all’attenersi alle volontà dell’autore e al significato costruito attorno a determinate tavole o discorsi, che deve essere riprodotto quanto più fedelmente possibile.

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