Benvenuti su Pillole di Folklore e Scrittura, lo spazio dedicato alle voci autentiche, alle storie che meritano di essere raccontate e agli autori che, con la loro penna, riescono a scavare nell’animo umano. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Salvatore Claudio D’Ambrosio, autore emergente che, con la sua raccolta di racconti “Uno sguardo delicato sul mondo”, ci invita a osservare la realtà con occhi nuovi: più sensibili, più attenti, più umani.
La sinossi:
“Cosa succede all’essere umano in certe situazioni? Quali sono i sentimenti che si provano davanti a certe esperienze? Venticinque racconti, venticinque fotografie che raccontano l’atteggiamento che alcune persone hanno provato davanti a situazioni di sofferenza e di dolore, senza avere la paura di mettersi a nudo e mostrarsi nelle loro debolezze e nelle loro fragilità. Uno sguardo delicato sul mondo è la prima raccolta di racconti di Salvatore Claudio D’Ambrosio, già autore di Ho ancora gli occhi da cerbiatto e Frammenti di un cuore da cerbiatto, entrambi editi da CSA Editrice.
Salvatore Claudio D’Ambrosio ha 37 anni ed è un consulente bancario di un primario gruppo nazionale. Sposato con Sara, hanno tre figli: Elisabetta, Umberto e Susanna. Ama scrivere nel poco tempo libero che gli lasciano i figli e prendere appunti su fogli di carta e post-it che puntualmente perde.”
Il suo libro, finalista Amazon storytelling 2024, è una finestra su venticinque mondi, ciascuno intriso di poesia, fragilità, speranza e introspezione. Racconti che affrontano tematiche attuali, intime e universali, con una scrittura che accarezza invece di colpire, che sussurra invece di gridare. Un’opera che emoziona senza retorica e ci ricorda quanto valore ci sia nelle piccole cose, nei gesti gentili, negli sguardi sinceri.
Scopriamo di più direttamente dalla voce dell’autore.
Salvatore, benvenuto su Pillole di Folklore e Scrittura. Iniziamo con una curiosità: come nasce “Uno sguardo delicato sul mondo”? C’è stato un momento preciso che ha acceso la scintilla?
Grazie innanzitutto per questa splendida opportunità. Qualche anno fa, mentre stava per uscire il mio primo libro, iniziai a mettere su carta alcune idee che poi sono diventati i primi due racconti, “Il fuoriclasse” e “Farouq”. Il tutto è nato quasi per gioco, venivo da un corso di scrittura creativa e stavo finendo il secondo libro, un testo sempre autobiografico, e desideravo mostrare, in primis a me stesso, che ero capace di scrivere anche cose diverse dalla mia storia e dalle cose personali. È nato per gioco, ma poi è diventato un libro, e mai avrei pensato, tre anni fa, che potessi scrivere ben venticinque racconti.
La tua raccolta affronta temi molto diversi: dalla tecnologia alla malattia, dalla violenza al senso di gentilezza umana. Come hai scelto i racconti da includere? C’è un filo invisibile che li lega tutti?
L’osservare come l’essere umano si comporta in certe situazioni. Ho pensato ai venticinque racconti come se fossero venticinque istantanee. Rispetto a certe situazioni come ci comportiamo, cosa pensiamo, come reagiamo?
Molti dei tuoi personaggi sembrano vivere una sensibilità “altra”, quasi poetica. Quanto c’è di autobiografico in queste figure? Ti rivedi in qualcuno di loro?
Faccio molta fatica a separare me da ciò che scrivo. C’è sempre qualcosa di me, sia anche un gesto, una parola, un’espressione. Ci sta qualcosa di me, ma poi i miei personaggi vivono di vita loro e portano, come capitato, le loro storie nel punto esatto dove loro volevano che andassero, non viceversa. Per fortuna, direi
Alcuni titoli sono davvero evocativi: Il peluche, Farouq, Ancora un ballo. Puoi raccontarci com’è nato uno di questi racconti e cosa rappresenta per te?
Io amo Raymond Carver e amo Enzo Jannacci. Non sapendo scrivere come il primo e suonare e cantare come il secondo ho pensato di omaggiarli così, con venticinque storie che mi ricordano il loro modo di vedere il mondo. E specifico il vedere, non lo scrivere o il cantare, perché lungi da me credere che ciò che ho scritto io sia sovrapponibile alle loro opere. È stato un omaggiare due maestri della mia vita, senza cercare di scimmiottarli, perché non ne sarei mai stato capace.
Nella sinossi si legge che il focus è sulla reazione dei personaggi più che sugli eventi. Come lavori sulla psicologia dei tuoi protagonisti? Hai un processo creativo particolare?
Cerco di lavorare partendo dalla storia. Penso un personaggio e cerco di caratterizzarlo, andando a trovare i punti, le connessioni, i modi di fare che credo siano coerenti con le storie che racconto. In questo molto merito va dato a Palahniuk, un altro mio autore feticcio.
Il libro non vuole rattristare, ma mostrare esperienze universali in cui riconoscersi. Che tipo di feedback ti auguri di ricevere dai lettori?
Spero e mi auguro che i lettori non restino indifferenti. Il libro può piacere (come è capitato e mi è stato detto), può essere amato, può sembrare ridicolo. Importante, per me, è che ti lasci qualcosa, sia nel bene che nel male, che non significa che male o bene purché se ne parli, ma più semplicemente che questo libro smuova qualcosa nella mente e nel cuore del lettore. Che non sia un libro tiepido insomma.
Qual è il tuo prossimo passo come autore? Hai già in mente nuovi progetti letterari?
Lunedì ho finito editing del mio primo romanzo, la storia di una studentessa universitaria che tenta il suicidio. L’ho affidato alla lettura di un agente letterario di una importante agenzia letteraria italiana e a breve saprò il suo parere. Per questo incrociate le dita per me. A maggio scadono i diritti del mio primo libro, del quale ho affidato editing alla mia preziosa e fidata editor (Sara Bondi, ndr) e credo che questo testo verrà pubblicato in self il prossimo autunno. Ho anche scritto altri tredici racconti per un’eventuale nuova raccolta, ma per ora li tengo in un cassetto ideale, perché li ho scritti su quaderni, con il telefono, sul pc. Prima di pensare di farne qualcosa dovrei recuperarli tutti. Altro progetto, studiare tanto. Ho dei corsi di scrittura creativa da finire, ho il manuale di Rotte Narrative da studiare, ho qualche libro di testo da leggere. Ho tanto da fare, ma soprattutto tanto da imparare.
Grazie, Salvatore!
È stato un vero piacere dare spazio a una voce autentica e sensibile come la tua. Uno sguardo delicato sul mondo è una lettura che lascia traccia, che invita alla riflessione senza mai perdere la tenerezza.
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