Un caso scritto alcuni anni dopo la fine stessa di Fighting for Truth, ambientato tra il secondo caso (Il giudizio del cosmo) e il terzo (che leggerete tra poco), la cosa interessante è che è interamente povvato dalla Salinne che avete imparato a disprezzare nel precedente articolo. Quindi, per quanto mi riguarda, fu il primissimo caso in assoluto scritto dal punto di vista di un procuratore (novità per ciò che concerne Ace Attorney).
Fa parte della serie Princess’ Awakening, con protagonista, per l’appunto, Salinne (e successiva sua vera identità), una collezione di storie di vari tipi (Ace Attorney, investigativo, storie weird) che andranno a formare lo sviluppo del suo personaggio.
Si tratta anche di un caso molto importante in quanto setta due villain fondamentali per la serie, anche se non nell’immediato: Elvis Allgood e Carl Richmond (che, ricorderete, è stato il colpevole del primissimo caso di Wolf Lonnie!).
Si tratta inoltre di un caso ambientato in un Gamestop, quindi parecchio divertente da questo punto di vista, e parte con una premessa intrigante: e se il nuovo avvocato in partenza se la vedesse immediatamente male?
Come sempre, i personaggi segnati con * sono personaggi di altri autori.
Il caso
Sì, il caso è ambientato lì. In un maledetto Gamestop. Un omicidio in pieno stile catapulta da catena di montaggio.
La vittima, Keynes Derth, è stata uccisa con un colpo di coltello alla fronte. Il sospettato è Arnold Todds, impiegato del Gamestop, con evidenti ritardi mentali.
Salinne ha il microfono, la toga e soprattutto un nuovo punching ball: il povero avvocato Keith Forrest, primo giorno di lavoro, appena tornato dalla Germania, con un sogno nel cuore, un amico di infanzia da difendere (Arnold) e un vuoto nel cervello.
E no, non è un modo di dire. Il ragazzo ha letteralmente dei buchi di memoria. E anche degli impianti elettronici sotto le sopracciglia, ma ci arriviamo con calma.
Inizio del disastro
Il nostro Keith si presenta baldanzoso, stile eroe shōnen versione Walmart, a difendere il suo amico Arnold Todds. Il tutto pare subito sospetto: troppa sicurezza, troppe prove in tasca, troppa disinvoltura per uno che ha appena aperto un codice penale.
Ma hey, che sarà mai? Salinne gli dà il benvenuto come solo lei sa fare: demolendolo pezzo per pezzo con un’obiezione talmente chirurgica da sembrare preparata da una setta di neurochirurghi sadici. Keith, pur tentando di mostrare una “vera scena del crimine” à la Ace Attorney (ossia, raccontando di un coltello calato da una fessura dal soffitto) si spegne lentamente in aula, e con lui ogni speranza di difesa.
Salinne gli spiega tranquillamente che, pur calando un coltello da una fessura, l’oscillazione non avrebbe provocato una simile ferita. E inoltre, nonostante la presenza dei metal detector nel Gamestop, suddetti metal detector possono essere fregati in decine di modi.
Non ci sarà un “vero colpevole del primo caso” come sempre avviene per i nuovi avvocati.
Il complotto si infittisce
E poi… il colpo di scena. Il tabulato.
Quella prova che Keith stesso porta in aula, in un atto di masochismo giudiziario da manuale. Involontariamente dimostra che Keith era lì, nel luogo del delitto, sei minuti prima dell’arrivo dell’imputato.
La corte lo guarda. Salinne lo guarda. Anche il pubblico lo guarda.
E lui cosa fa? Va in pappa. Piange, trema, singhiozza. Insiste di non ricordarsi nulla. Nulla. Il che è bizzarro, perché ha trovato una corda, una chiave, un coltello. Dice di averli trovati nel soffitto, dove, secondo lui, sarebbe avvenuto il vero omicidio. Nessuno li ha mai visti prima. Nessuno li ha registrati. Sono prove che… non esistono.
I testimoni e perfino il giudice Bennett* (che ha la reattività emotiva di un cartellone pubblicitario) iniziano ad avere dubbi. Ma Salinne no: lei ha fiutato sangue e non molla la presa. Keith Forrest, sei complice. O sei pazzo. O entrambe le cose.
Salinne vs. la realtà
Per un istante – uno solo – Salinne ha il barlume che qualcosa non quadra. Che forse Forrest è stato manipolato. Ma la sua reputazione viene prima di tutto. Ha appena ottenuto il rispetto della procura e dei media, mica può buttarlo nel cesso per difendere uno con gli occhi di fuori e il sudore ai gomiti. Anche perché, effettivamente, il tabulato dimostra che anche Keith è intervenuto.
E allora avanti con gli arresti. Forrest: complice. Todds: omicida. Ellie? Una dolce ragazzina. O forse… qualcosa di molto, molto peggio.
Keith Forrest: dalla Germania con amnesia
Mentre lo portano via in manette, Keith esplode. In senso quasi letterale. Ruggisce, aggredisce Salinne come una bestia, e viene fermato solo grazie al manico della pistola del detective Hayes*. La corte è sconvolta. Salinne è spaventata. E noi, da spettatori, abbiamo appena assistito a un uomo spezzarsi.
Ah già, dimenticavo. Quel comportamento animalesco non è solo una crisi isterica. È l’effetto di un impianto a elettroshock installato da Carl Richmond, lo scacchista delle ombre.
Perché sì, sorpresa: la vera Ellie Todds è morta da tempo. Quella attuale è un’agente sotto copertura, ex-soldato sperimentale della Fashion, infiltrata per recuperare un’arma sonica nascosta tra i videogiochi.
Arnold? Un burattino. Keith? Una marionetta lobotomizzata. Salinne? Una che farebbe di tutto per la propria immagine come procuratrice bellissima e letale.
Elvis Allgood e Carl Richmond: gli spettatori sadici
Intanto, da dietro le quinte, due figure si leccano i baffi:
Elvis Allgood, opinionista televisivo super carismatico, pronto a stritolare la reputazione di chiunque con i suoi monologhi. Elvis da tempo sta mandando in onda le vicende di Wolf, di Salinne, di Lucious, colorandole delle sfumature che lui vede e di cui lui vuole che gli altri si convincano, e le sta usando per costruirsi un audience e, soprattutto, a livello mediatico, l’era oscura della legge.
Apro parentesi: come sempre, ricordo che questi casi sono stati scritti prima di Phoenix Wright: Dual Destinies. Inizialmente il termine che avevo usato era “tempi oscuri legali” (rifacendomi a qualche frase e tematica introdotta da Apollo Justice), ma poi l’ho riadattato per necessità di cose – quindi, nel Lonnieverse, Elvis ha generato e coniugato il termine “dark age of law” tanto sbandierato in Dual Destinies.
L’altra figura:
Carl Richmond, il burattinaio supremo, già colpevole del primo caso di Wolf Lonnie, che adesso orchestra traffici di armi, omicidi, esperimenti mentali e tutta una gamma di attività moralmente riprovevoli ma dannatamente affascinanti.
Conclusione? Ah! Per modo di dire…
Salinne ottiene ciò che voleva: due arresti, un’aula dominata, un caso risolto, i media dalla sua parte che la descrivono come una dea… sulla carta. Ma sa perfettamente che qualcosa non torna. Che Ellie Todds è un buco nero camuffato da adolescente. Che Forrest è stato solo usato.
E lo spettro del dubbio – il peggior nemico di chi si nutre di certezze – si insinua nel suo cervello affilato come un bisturi. Anche se lo accantona perché, al momento, quello che le importa di più è la sua immagine.
Brava Salinne. Hai vinto la battaglia.
Hai perso tutto il resto.

