Visitare la mostra di Edvard Munch a Piazza Venezia è stato come entrare in una dimensione parallela, dove l’arte non consola ma inquieta, non intrattiene ma scuote. Mi sono trovato immerso in un universo fatto di sguardi vuoti, urla silenziose e colori violenti che sembravano esplodere dalle tele per avvolgere tutto ciò che avevo intorno. È difficile restare indifferenti davanti alle opere di Munch: ti guardano, ti sfidano, ti costringono a confrontarti con la parte più fragile e oscura di te stesso. E proprio questo, forse, è ciò che più ho apprezzato della mostra: quella sensazione sottile di disagio che si insinua e ti accompagna anche dopo essere uscito.
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