Le mie opinioni su “C05m0 Pr1m0” del Collettivo Supernova

La copertina di C05m0 Pr1m0

Dieci storie fantascientifiche, dieci autori, dieci visioni del futuro diverse: è questa l’essenza di C05m0 Pr1m0, raccolta di racconti curata dal Collettivo Supernova. Si passa da riflessioni sulla tecnologia simili a quelle presenti negli episodi migliori di Black Mirror a situazioni che riempirebbero d’orgoglio Asimov, senza neppure rinunciare a una capatina nello spazio. Chi apprezza la fantascienza a 360 gradi può trovare pane per i suoi denti.

Non è presente un vero e proprio filo conduttore e ogni racconto si differenzia dagli altri non solo per i temi trattati, ma anche per il “tone of voice” usato dall’autore, l’atmosfera più o meno tetra e altro ancora. In realtà le prime storie mi avevano fatto ipotizzare che potesse esiste almeno un elemento ricorrente in tutta la raccolta, ossia una critica ad alcuni comportamenti piuttosto diffusi all’interno del genere maschile, ma la teoria è sfumata nel corso della lettura.

Passo ora a scrivere le mie impressioni su ognuno dei racconti.

Gli autori che fanno parte del Collettivo Supernova

“Spettro Grafia” di Author Montresor

Di questa storia ho apprezzato le implicazioni inquietanti, che riportano alla mente gli avvertimenti di Lovecraft sui rischi insiti nella sete di conoscenza dell’uomo. Ammetto però che avrei preferito assistere alle sinistre scoperte di Lucia attraverso i suoi occhi: la scelta di fargliele raccontare e basta non mi ha convinto appieno, anche se è mi è piaciuta l’idea di mostrare gli effetti di quanto appreso sulla sua psiche e sul suo stile di vita. Ho sofferto davvero poco il protagonista e le sue riflessioni tossiche.

“Immortalità” di LordMax

LordMax propone una delle visioni del futuro più verosimili e inquietanti tra quelle presenti nella raccolta. È facile entrare in sintonia con Carlos, il protagonista, e la vita alienante che conduce, fatta di soldi che non bastano mai e promozioni che tardano ad arrivare. L’intelligenza artificiale lo aiuta organizzare la propria vita, ma è difficile avere un rapporto sano con una tecnologia che minaccia di costargli il posto di lavoro e che, in generale, sta rendendo gli esseri umani sempre meno necessari. Il finale amaro solleva dei dubbi su quanto sia effettivamente libera la circolazione delle informazioni nella società in cui è ambientato il racconto e ribalta in modo interessante alcune delle convinzioni del protagonista (e, probabilmente, anche del lettore).

“Il filo dei ricordi” di C.D. Guthrie

Questo racconto mi ha colpito parecchio. È tanto struggente quanto verosimile e propone delle tecnologie che in futuro potrebbero effettivamente diventare realtà, anche se in modo diverso da quello narrato. Mi è piaciuta anche la riflessione portata avanti su una forma di violenza meno plateale delle altre, fatta di microaggressioni, mancanza di attenzioni e brutte abitudini così radicate da diventare quasi impossibili da cambiare. Penso che chiunque leggendo il racconto si ritroverà a pensare ad almeno una coppia (magari un po’ avanti con gli anni) che vive o ha vissuto delle dinamiche simili a quelle proposte.

“Rendezvous at sol” di M

In questo racconto si respirano delle atmosfere da space opera. L’incontro tra le due astronavi è ben gestito, anche grazie alla scelta di proporre un linguaggio universale convincente e plausibile, soprattutto nella sua limitatezza. Ci sono un paio di colpi di scena capaci di sorprendere il lettore, che rappresentano un punto di arrivo logico della riflessione sulla razza umana portata avanti nelle pagine precedenti.

“Manzo al sangue” di 42

Se in alcuni racconti precedenti erano presenti un paio di uomini dalla dubbia moralità, qui è la protagonista femminile a essere guidata da delle motivazioni abbastanza materiali (almeno in apparenza).

Con il passare delle pagine mi è però diventata un po’ più simpatica, anche per merito delle scelte compiute nel corso della storia. L’aspetto del racconto che mi ha colpito di più è stata l’ambientazione, che inserirei nel macro gruppo dei “futuri plausibili”. Apprezzabili anche i risvolti inquietanti della trama e i personaggi secondari.

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“Protocollo cinque giorni” di Matilde Guidi

Si torna nello spazio, nello specifico su un pianeta disabitato nel quale solo finiti degli sventurati dopo un atterraggio tutt’altro che riuscito. Grazie al protocollo che dà il nome alla storia, i sopravvissuti allo schianto hanno cinque giorni di vita garantiti, ma le probabilità di ricevere aiuto appaiono comunque esigue. La protagonista, alla guida della missione, è tormentata dal senso di colpa per aver messo la propria squadra in una situazione simile e continua a mettere in dubbio la propria capacità di svolgere il ruolo che le è stato assegnato. È stato proprio questo focus sull’introspezione psicologica l’aspetto del racconto che ho apprezzato di più, seguito dal finale ambiguo.

“Vertega” di Soraia Patrizi

Immaginate di avere un dispositivo simile a un Echo Dot (quelli con Alexa integrata) e di poterlo usare solo perché siete un essere umano. Come reagireste se un androide del tutto simile a voi per aspetto e personalità si dimostrasse in grado di attivarlo? Forse iniziereste a mettere in dubbio la vostra umanità o la natura di creatura artificiale del vostro amico. È da premesse simili che parte “Vertega”, il racconto di C05m0 Pr1m0 che ho apprezzato di più, soprattutto per l’atmosfera alla Asimov. I temi sui quali l’autrice ha scelto di riflettere mi sono piaciuti tantissimo, così come le dinamiche che hanno portato al finale.

“Gea” di Laura Ciutto

Anche qui la premessa è molto interessante: vale la pena sacrificare un essere vivente per terraformare un pianeta e permettere a un popolo intero di viverci?

È una questione tutt’altro che banale e il racconto la affronta con efficacia, anche per merito di alcune scene evocative che restano impresse fino all’ultima riga (e anche oltre). Ho ravvisato anche dei parallelismi riusciti con alcuni problemi di attualità che sono sotto gli occhi di tutti.

“L’occhio del ciclone” di Miskal

Per quanto l’idea di una società basata sull’energia eolica mi sia piaciuta, ho trovato vari aspetti del racconto un po’ approssimativi e, nonostante la lunghezza ridotta della storia, la mia attenzione ha rischiato di vacillare in un paio di punti. Anche la parte finale non mi ha lasciato grandi spunti di riflessione, sebbene abbia apprezzato l’ironia insita in alcune considerazioni del protagonista.

“Al peggio non c’è mai fine” di J.R. Kanda

Senza dubbio il racconto più divertente della raccolta. La “strana coppia” formata dai due protagonisti ha un’ottima alchimia e regala dei siparietti comici dall’inizio alla fine. Anche alcune esagerazioni e l’atmosfera caotica tipica di un certo filone dei film di spionaggio/furto (o persino di alcune puntate di Rick & Morty) mi hanno intrattenuto per bene. Le citazioni alla politica mi hanno fatto sorridere, così come il finale e le sue possibili implicazioni.

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Autore: Alessandro Bolzani

Mi chiamo Alessandro e sono l'autore del romanzo urban fantasy "I Guardiani dei Parchi". Nella vita faccio il giornalista, ma qui su Wordpress gestisco il blog "Pillole di Folklore e Scrittura", dove parlo di libri, mitologia, credenze popolari e, in generale, di tutto ciò che mi appassiona.

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