Risorse Umane: percorso di studi, fattore umano e sfide principali ft. Laura Iannello

Buongiorno Laura, grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda sul tuo lavoro nelle risorse umane. Potresti iniziare raccontandoci un po’ del tuo percorso professionale? In che modo ti sei avvicinata a questo campo, e che tipo di studi hai condotto?

Non c’è di che, è un piacere per me dare una testimonianza, specialmente se può aiutare chi è più giovane e desidera sapere come affrontare la realtà odierna. Anche io avrei voluto parlare con trentenni quando ero più piccola. A 18 anni, dopo il liceo classico, sentivo una grande pressione, come se la scelta dell’università avrebbe irrimediabilmente cambiato la mia vita. Anche se la società mi aveva dato la “maturità”, non mi sembrava di avere acquisito conoscenze particolari. Sentivo solo il bisogno di aprirmi ad altre culture e cercare qualcosa che potesse aiutare gli altri.

Inoltre, nonostante durante il liceo studiassi solo lingue “morte”, il mio unico passatempo era guardare film e anime rigorosamente con i sottotitoli in inglese, ed avevo quindi seppur inconsapevolmente acquisito un buon vocabolario. Decido quindi di iscrivermi a Lingue. Precisamente Lingue e Letterature Straniere a Messina, la mia città natale. Mi laureo con un anno di ritardo (anche a causa/grazie all’Erasmus) con 103.

Subito dopo comincia il secondo momento di indecisione: Continuo? E se continuo in che ambito? Nonostante avessi 23 anni continuavo a non sapere cosa fare, ero nello stesso punto di partenza dei 18.

 Mi ripetevano tutti che solo con una triennale non sarei andata da nessuna parte e che bisognava continuare a studiare.

Io però non avevo molte certezze, sapevo solo che volevo andare a Roma (da siciliana la vedevo come la NY italiana), piena di opportunità per chi ama le lingue straniere (altra risata). Decido di iniziare un Master in Traduzione Audiovisiva, all’Unint . Master interessantissimo, ma che non consiglio, perché purtroppo.. non c’è prospettiva lavorativa, nonostante quando mi iscrissi le voci sembravano dire l’opposto.

Come noti, fidarsi delle voci di corridoio è stato un file rouge di tutta la mia carriera accademica. Un file rouge assolutamente opinabile e il più delle volte falso.

Continuo quindi con la magistrale, alla fine era anche il volere dei miei genitori.. sembrava la cosa giusta. D’altronde sembrava che potesse darmi un futuro da interprete, futuro che per chi studia Lingue è assolutamente una delle massime aspirazioni.

Scoppia la pandemia e la mia prospettiva cambia radicalmente. Esercitarsi da remoto è estremamente difficile rispetto alla cabina. Inoltre comincio a capire che vi è lo stesso problema che avevo riscontrato con il Master di 1°livello in Traduzione Audiovisiva.. Solo pochi avrebbero potuto costruirsi una carriera facendo “solo” questo. E non mi sentivo di appartenere a quei pochi eletti.

 Comincio a interrogarmi allora molto più seriamente sul mio futuro e noto che tra le materie extracurriculari vi era oltre a materie che già conoscevo e mi piacevano già (sociologia, antropologia) c’era “Organizzazione delle risorse umane”, materia a me sconosciuta. Mi interesso un po’ a questa disciplina e mi sembra davvero una materia molto più utile e pratica di quelle studiate sinora, trovando addirittura una similitudine con ciò che avevo studiato sino a quel momento.

Se con le lingue, tramite la tua conoscenza, riesci a stabilire una connessione tra culture diverse, allo stesso tempo però anche il ruolo delle Risorse Umane ha il compito di fare da “tramite”: mettere a disposizione la tua figura per trovare i talent giusti per le aziende giuste.

Il mio ruolo di “ponte” si sarebbe solo leggermente modificato, ma avrei comunque mantenuto lo spirito che mi aveva fatto intraprendere lingue, solo che stavolta avrei avuto più praticità  per il mondo del lavoro.

Laureata quindi nel 2022 alla magistrale di Traduzione e Interpretariato (Sempre Unint), faccio qualche esperienza qui e lì, cercando di capire se davvero potevo intraprendere una carriera come questa.

Avevo paura comunque di fare un ulteriore passo sbagliato, sapendo che comunque il mondo HR è una branca di Psicologia, ho avuto timore di non “centrarci”.

Comincio a fare diversi colloqui (per posizioni brevi) e vedo che la mia idea si rafforza.

Inizio difatti a parlare con tanti professionisti del settore in Hr, e adesso lo posso confessare, spulcio i loro profili Linkedin. Scopro che tutti, perlomeno tutti quelli con cui mi ero interfacciata io, non provenivano da una carriera psicologica o economica, bensì umanistica/linguistica, esattamente come me.

Questo mi da coraggio e mi spinge a iscrivermi al Master di Risorse Umane della Rome Business School.

Il resto.. è storia (che sto ancora scrivendo)!

Quali sono, secondo te, le qualità più importanti che un professionista delle risorse umane deve possedere?

Una sola che ne riassume tante: PAZIENZA. Pazienza nell’ascoltare le esigenze dei candidati, nel leggere attentamente i cv, nel cercare di trovare il compromesso tra la direzione e i dipendenti, pazienza nel gestire a volte ritmi serrati e soprattutto nell’interfacciarsi con i candidati/clienti.

Sicuramente però anche parecchia apertura mentale e capacità di interpretare i caratteri altrui.

Non guasta anche una bella parlantina (anzi ben ricercata) e una buona dose organizzativa.

Come vedi il futuro delle risorse umane, soprattutto in un’era di digitalizzazione e cambiamenti rapidi?

Le risorse umane a mio avviso continueranno a servire, a “braccetto” però con l’Intelligenza Artificiale. Si dice che parecchie APL (agenzie per il lavoro) vorrebbero usarla e/o hanno cominciato ad approcciarsi, e anche diverse multinazionali. Perché? Principalmente per fare gli screening dei curricula, pratica che in effetti richiede parecchio tempo al singolo individuo. A mio avviso però si deve ancora perfezionare..  Spesso i cv sono fatti con Canva e l’AI non riesce a leggerli bene.

Sono sicura però che verrà perfezionata, ma a mio avviso non dobbiamo troppo avere paura del cambiamento, deve solo essere visto in una chiave di supporto. Per fare il lavoro delle Risorse Umane, come ci suggerisce la stessa parola, bisogna essere “molto umani” e l’AI non può sostituirci in questo!

Sono anche sicura che il remoto, quindi la presenza online e digitalizzata, possa solo essere un ulteriore aiuto per qualsiasi realtà aziendale, specie per quelle straniere.

Hai qualche consiglio per chi desidera intraprendere una carriera nelle risorse umane?

L’ho già detto Pazienza? (risata)

Consiglio di scegliere con cura gli stage in cui formarvi e di non lasciarvi cambiare negativamente dall’ambiente lavorativo in cui potreste capitare. Nelle risorse umane, soprattutto a causa dei frequenti turnover, c’è un alto rischio di diventare insensibili. Invece, allenate sempre l’empatia e l’ascolto. Il compito delle nuove generazioni è portare miglioramento, e in questo ruolo è fondamentale.

Cerchiamo di portare il cambiamento, o almeno, questo è quello che mi propongo io!

Grazie mille, Laura, per il tuo tempo e per aver condiviso con noi la tua esperienza e i tuoi preziosi consigli!

Autore: Gabriele Glinni

Dottore in Mediazione Linguistica con riguardo verso la traduzione specialistica. Amante della scrittura creativa, della tecnologia e autore del romanzo Ascend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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