Il personaggio di Naruto continua il suo sviluppo umano e personale e viene a conoscenza di nuovi importanti aspetti del suo passato; rispetto all’inizio della storia ha avuto dei cambiamenti marcati che ora più che in passato ne giustificano l’innalzamento a punto di riferimento per la comunità.
Apparentemente sempre positivo e combattivo, nasconde un lato oscuro che è in grado di abbracciare e neutralizzare per imparare a controllare il kyubi. Conosciamo la storia dei precedenti jinchuriki della volpe a nove code attraverso il racconto di Kushina, la straniera portata alla Foglia per sostituire la vecchia Mito. Il passaggio di consegne tra le due è pesante: con calma, Mito spiega a Kushina ciò che l’attende, cercando di tranquillizzarla sebbene il passaggio di consegne per lei voglia dire morire.
Sasuke, d’altro canto, naviga a vista tra cambiamenti repentini e imprevedibilità. Nel Team 7 si era costruito una nuova famiglia in cui il genio era lui, adorato da Sakura, ammirato da Kakashi e con un Naruto goffo al quale paragonarsi uscendone sempre vincitore. Migliorato Naruto, fugge, ma ci riprova col Team Taka, faticando anche stavolta a rimanere fermo nelle sue risoluzioni.
Tobi prende il controllo totale dell’Organizzazione Alba ormai decimata. La morte di Konan, che si ricongiunge con i compagni, è molto poetica e allo stesso tempo atroce: Akatsuki era un’idea di Madara, che diede l’occhio all’ignaro Nagato; lo spettatore apprende con Konan che il trio della Pioggia non ha vissuto la vita che ha scelto, ma che tutto ciò che ha fatto è frutto di una grande macchinazione di cui i tre non erano altro che marionette.
Personalmente non ho apprezzato la scelta di richiamare in vita i morti: l’ho trovato un espediente poco riuscito per allungare la storia. Dare la possibilità ai personaggi di risolvere in questo modo le questioni in sospeso è favolistico; inoltre, l’allungamento inverosimile della trama toglie intensità alle parti importanti, alle quali si arriva stanchi e senza molte spiegazioni, mentre concetti visti e rivisti vengono ripetuti fin troppo: un peccato.
Comunque alcuni cerchi si chiudono: Itachi, che dichiarava di aver sterminato il clan per misurare le sue capacità, ora ammette di essersi sopravvalutato; Gaara si confronta col padre e così via. La tecnica della resurrezione è anche un modo per scavare nel passato di Kabuto.
Il nemico Madara, che con l’aiuto di Obito e di esseri umani artificiali riesce a trasmettere pensieri e volontà, è fantascientifico, ma mai come l’arrivo di Kaguya che dal mio punto di vista viene sconfitta fin troppo facilmente. Obito impiega molto tempo a morire perché possa ravvedersi.
Il finale è sbrigativo, come se l’autore si fosse accorto improvvisamente di essersi dilungato troppo. Orochimaru cambia idea e aiuta il Villaggio della Foglia, Naruto e Hinata si sposano ma l’improvviso innamoramento di lui non convince, ma soprattutto Sasuke torna sui suoi passi senza avere tirato fuori argomentazioni molto diverse da quelle già emerse in passato, quindi senza che ci sia alcuna garanzia sulla sua affidabilità.
Camilla