Anticipazione del romanzo “The Runaway”: una fuga o una condanna? ft. Ben Bandera

Original interview in English here

Il romanzo The Runaway, scritto da Ben Bandera, autore e YouTuber, non è solo un crime thriller avvincente, ma anche una riflessione profonda sugli effetti della tossicità, dell’abuso e dei cicli di violenza che si tramandano di generazione in generazione. Con questa intervista, vogliamo esplorare le intenzioni dell’autore, il processo creativo dietro la storia e il messaggio che spera di trasmettere ai lettori.

The Runaway è un crime thriller che va oltre l’intrattenimento, affrontando temi profondi come l’abuso e la tossicità delle relazioni. Cosa ti ha spinto a raccontare questa storia?

Beh, avendo viaggiato molto e visto persone in grande sofferenza, ho capito quanto male gli esseri umani possano farsi a vicenda – e anche, tragicamente, come alcuni finiscano per ferire gli altri a loro volta, perpetuando il ciclo. Magari lo fanno per vendicarsi del mondo o semplicemente perché hanno bisogno di uno sfogo… che si rivela essere un modo estremamente distruttivo. E penso che sia davvero necessario spezzare questo ciclo in cui gli abusatori creano altri abusatori.

Il protagonista sembra credere di essersi lasciato alle spalle il suo passato difficile, ma in realtà perpetua lo stesso ciclo di abuso e crudeltà. Come hai costruito la sua psicologia e quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Avendo conosciuto molte persone segnate dal dolore, che da vittime sono diventate carnefici, ho immaginato come sarebbe una di queste persone se diventasse molto potente – e finisse per creare inconsapevolmente nuovi abusatori. Magari non continuando il comportamento violento a livello fisico, ma perpetuandolo mentalmente, insegnando a qualcun altro – ad esempio un figlio – che è normale fare del male agli altri, perché il mondo è crudele e ostile. E quel bambino, a sua volta, potrebbe diventare un tormentatore. Forse solo a livello mentale, forse solo fisico. O forse entrambi.

Il romanzo vuole essere un monito su come il dolore e la violenza possano tramandarsi di generazione in generazione. Pensi che sia possibile spezzare questi cicli? Se sì, come?

Credo di sì, con una combinazione di compassione e fermezza. Compassione nel senso di comprendere ciò che una persona ha vissuto, ma allo stesso tempo, se inizia a comportarsi in modo tossico, dirle chiaramente che è sbagliato, che è immorale e che la trasformerà esattamente in ciò che afferma di odiare.

Il titolo The Runaway suggerisce un’idea di fuga, ma nel libro sembra che il protagonista non riesca mai davvero a liberarsi della sua eredità. Come hai scelto questo titolo e cosa rappresenta per te?

Per me, il titolo rappresenta una certa tragicità della condizione umana. Una persona può allontanarsi fisicamente da una situazione o da un luogo – scappare, prendere un volo, nascondersi altrove – ma spesso non se ne va davvero, perché porta con sé un bagaglio emotivo e delle ferite di cui non è pienamente consapevole, e finisce per scaricarle su qualcun altro.

Qual è il messaggio principale che vuoi lasciare ai lettori con The Runaway? C’è qualcosa che speri possa cambiare nelle persone dopo aver letto il tuo libro?

Una cosa che mi inquieta di questa generazione è la nostra fascinazione per i criminali e le figure trasgressive. Viviamo in un mondo dominato da persone malvagie e crudeli, dove siamo intrappolati in un lavoro opprimente o in qualche forma di sofferenza, e finiamo per sviluppare odio verso il mondo. Così, proviamo simpatia per i “bad boys” e gli anti-eroi – quelli che sovvertono le regole, che dicono “f*o il sistema”, che prendono ciò che vogliono quando vogliono – senza renderci conto che questo è solo l’estremo opposto. Opporsi al sistema e alla società non significa necessariamente voler distruggere tutto. E questi “bad boys” e “bad girls” possono essere affascinanti, carismatici, sofisticati e persino empatici a volte, ma alla fine della giornata, possono essere tanto brutali quanto le persone che affermano di odiare.

Attraverso The Runaway, l’autore ci invita a riflettere su tematiche difficili ma fondamentali, ponendo domande scomode e offrendo uno spunto di consapevolezza su quanto sia importante interrompere i cicli di abuso. Un libro che non lascia indifferenti e che sicuramente farà discutere.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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