L’arte del “weirdo”: come Simon Blackquill insegna a creare personaggi bizzarri memorabili

Nel mondo della narrativa, i personaggi “weirdo” sono quelli che sfidano le aspettative, confondono e affascinano. Sono figure fuori dagli schemi, capaci di lasciare un’impressione duratura proprio per la loro stranezza. Tuttavia, creare un “weirdo” efficace non significa gettare a caso elementi eccentrici e sperare che funzionino. Richiede coerenza interna, una “colla” capace di legare insieme i vari aspetti bizzarri del personaggio in un tutto credibile e significativo. Simon Blackquill di Phoenix Wright: Ace Attorney – Dual Destinies incarna alla perfezione questo principio.

Il caos ordinato di Simon Blackquill

Simon Blackquill è un esempio perfetto di personaggio “weirdo” ben costruito. È un procuratore che, nonostante sia detenuto per omicidio, ha il permesso di esercitare in tribunale. Il suo aspetto è altrettanto singolare: capelli disordinati di un colore indefinibile, occhi taglienti e un abbigliamento che richiama l’estetica dei samurai. Come se non bastasse, ha un falco da compagnia, Taka, che lo accompagna ovunque, rendendolo una presenza ancora più enigmatica.

A prima vista, Blackquill sembra un mosaico di elementi scollegati: la sua ossessione per i samurai, l’interesse per la psicologia, i comportamenti provocatori e persino violenti. Eppure, tutto si amalgama in un personaggio coeso e a modo suo credibile. La chiave di questa riuscita sta nella “colla” che tiene insieme ogni pezzo del puzzle: il suo senso incrollabile di lealtà e giustizia.

La colla della coerenza tematica

Il motivo per cui gli elementi bizzarri di Blackquill non risultano forzati è che ognuno di essi serve a rafforzare la sua personalità e il suo arco narrativo. La sua ossessione per i samurai, ad esempio, non è un semplice vezzo estetico, ma un riflesso del suo codice morale: l’onore, la disciplina e il sacrificio sono valori che definiscono le sue azioni. Questo tratto caratteriale è coerente con la sua profonda lealtà verso il suo mentore, un elemento che giustifica molte delle sue scelte e della sua rigidità morale.

Anche il suo interesse per la psicologia non è un’aggiunta casuale. Come procuratore, Simon utilizza la comprensione della psiche altrui per mettere sotto pressione gli avversari. Le sue tattiche intimidatorie, comprese le animazioni esagerate e i comportamenti aggressivi come afferrare e scuotere il protagonista, sono manifestazioni estreme di questa capacità. Non si tratta di stranezze fini a se stesse, ma di modi per destabilizzare gli altri e ottenere la verità, mantenendo al contempo il suo ruolo teatrale e intimidatorio in tribunale.

Memorabilità attraverso l’eccesso controllato

Un altro aspetto fondamentale che rende Simon memorabile è l’uso dell’eccesso. Le sue animazioni sono volutamente esagerate: si gira di spalle al banco dell’accusa, ride come un ubriacone, e ha un rapporto quasi simbiotico con il suo falco. Tutti questi dettagli creano una presenza scenica inconfondibile. Ma l’eccesso, per funzionare, deve essere calibrato. In Simon, l’eccentricità è sempre funzionale a esprimere la sua personalità o a rafforzare il tono drammatico della scena.

Inoltre, l’eccesso si equilibra con la serietà del suo ruolo e dei suoi principi. Simon non è un buffone, ma una figura che incute timore e rispetto. Questo contrasto tra la teatralità e l’intensità emotiva è ciò che lo rende indimenticabile. Laddove un personaggio eccessivo rischia di diventare una caricatura, Simon rimane ancorato a una psicologia coerente e a un background solido.

L’importanza di una visione unificata

Ciò che emerge analizzando Simon Blackquill è che la creazione di un personaggio “weirdo” efficace richiede una visione unificata. Ogni elemento deve dialogare con gli altri e contribuire a definire il nucleo identitario del personaggio. Non è sufficiente accumulare stranezze: queste devono avere un significato, essere giustificate dalla storia e dalla personalità.

La lealtà di Simon, il suo codice samurai, il suo uso della psicologia e persino il suo falco non sono dettagli arbitrari. Tutto serve a raccontare chi è e cosa lo guida. Questo è ciò che rende la sua “weirdness” non solo accettabile, ma essenziale per la sua caratterizzazione. La stranezza è il veicolo attraverso cui il pubblico esplora la sua complessità interiore, e proprio per questo diventa memorabile.

Un modello per la scrittura creativa

Simon Blackquill dimostra che la chiave per scrivere un buon personaggio “weirdo” è la coerenza tematica e la profondità emotiva. La “colla” che tiene insieme le stranezze è una visione chiara di chi il personaggio è e cosa lo muove. Ogni eccentricità deve avere un significato e contribuire alla narrazione complessiva.

Quando un personaggio eccentrico riesce a risultare credibile e coerente, non solo cattura l’attenzione del pubblico, ma lascia un’impressione indelebile. Simon Blackquill non sarebbe lo stesso senza il suo mix di samurai, psicologia, teatralità e lealtà. Ma è proprio il modo in cui questi elementi si intrecciano che lo rende indimenticabile, offrendo una lezione preziosa per chiunque voglia creare personaggi tanto strani quanto affascinanti.

E posso dire, io mi rispecchio molto in Simon: ho i miei hobby strani (intervistare gente a caso sui social), mi alzo quasi sempre alle 5:00 al mattino per bruciare calorie con un giubbotto zavorrato da 20kg, sono ossessionato dal personaggio di Shadow the Hedgehog, devo sempre spaccare il minuto altrimenti non sono contento, e via ad aggiungere. Forse quel che più mi piace di lui è proprio questo: che lui è esattamente chi vorrebbe essere, e la scrittura del suo personaggio la trasmette.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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