La discesa nell’abisso morale – “Descend-ent” ft. Gabriele Glinni

Intervista a Gabriele

Buongiorno a tutti!

Oggi Gabriele Glinni, autore di millemila interviste su questo blog, si ritroverà dall’altra parte della barricata e risponderà alle mie domande sul suo nuovo libro, che uscirà nei prossimi mesi. L’opera di chiama “Descend-ent”, nome che potrebbe far suonare un campanello d’allarme per chi conosce la produzione dell’autore. Sarà mica un seguito di “Ascend-ent”?! Andiamo a scoprirlo.

Ciao Gabriele e…

Che c’è? Vuoi farmi delle domande? No, oggi sei tu che devi rispondere! So che è dura togliersi l’abitudine, ma prova a fare uno sforzo, ok? Bene, iniziamo!

So che le idee alla base di Descend-ent ti ronzano in testa ormai da qualche anno. Cosa ti ha spinto a mettere finalmente la storia nero su bianco?

Grazie anzitutto per il tuo tempo! Domanda divertente. Mi spiego: sono una persona un po’ particolare, nel senso che tendo ad annoiarmi facilmente se non ho stimoli, o addirittura deprimermi se mi sento bloccato nello stesso punto della mia vita. Avevo già in mente da anni questo nome, “Descend-ent”, che doveva essere il contrario di Ascend-ent. Probabilmente già qualche mese dopo Ascend-ent avevo queste idee in testa e perfino l’Angelo, ma non avevo ancora la “scintilla”, o la madre ispirazione.
Più di tutto mi ha spinto, probabilmente, quella paura irrazionale costante di “essere arrivato” e di non potere più vedere chissà che altro nella mia vita (falso, ma ripeto è una paura irrazionale).
Quest’ansia si è fatta un po’ più forte negli ultimi anni. In Ascend-ent stavo ancora lavorando sul sistemare la mia vita (forma fisica, lavoro, ecc.), nel periodo di Descend-ent sono a un punto della mia vita dove fortunatamente sono riuscito a sistemare tutto… e tante volte “temo” che ho già visto tutto, che non avrò più sorprese e solo incombenze della vita adulta.

Quali temi hai voluto esplorare in questo nuovo romanzo?

Come detto su, il tema della paura di “essere arrivati”, ancor peggio di essere insoddisfatti nonostante si abbia tutto (le due tematiche sono piuttosto vicine). È facile nella vita odierna credere di diventare felici seguendo il modello tradizionale lavoro stabile-relazione stabile-casa-amici, in realtà è un “framework” per così chiamarlo datato e obsoleto, e la verità è che si è felici facendo ciò che più ci interessa e ci piace (chiaramente abbiamo bisogno di un tetto sopra la testa e di qualche dindino per poterlo fare, but still).
Altre tematiche sono l’abbandono all’oscurità personale: a volte lati di me hanno tentato di suggerirmi di prendere la strada negativa per i motivi più validi e comprensibili, ma, una volta che si ha la capacità di vedere il bosco anziché l’albero (o meglio, a lungo termine anziché nell’immediato, per dirla in modo meno romanzato), ci si rende conto che una volta che ci si imbarca sulla strada del non ritorno, non si torna più indietro e si commetteranno solamente azioni sempre peggiori, in una spirale di oscurità senza fine. Non ci sarà più nessuna possibilità di redenzione.
Descend-ent tenta appunto di rappresentare questa spirale di oscurità, partendo da un gesto orribile ma comprensibile, e culminando in un climax ben peggiore.

Ci sono alcuni punti in comune con il tuo libro precedente (Ascend-ent) o l’unico aspetto che li lega è il gioco di parole nel titolo?


A livello di worldbuilding, non sono legati da nessun aspetto e questo è intenzionale: Ascend-ent doveva finire con un’unica opera, e lo stesso vale per Descend-ent. Non amo molto sparare duecento sequel/prequel/midquel e costringere la gente a leggerli, preferisco produrre un’unica esperienza da godere in un colpo solo, e via.
Ci sono però delle somiglianze ovviamente per quanto riguarda il titolo, come hai giustamente detto, per quanto riguarda le tematiche (Ascend-ent: ragazzo che non ha nulla che cerca di costruire la propria vita, Descend-ent: uomo che ha tutto, che è insoddisfatto e vuole stravolgere la propria vita), e inoltre anche l’intro e le parole finali sono speculari nei due romanzi, a voler rappresentare due facce della stessa medaglia.
Anche i nomi dei protagonisti seguono la stessa nomenclatura (partendo da Wolf della mia primissima fanfiction, c’è stato Wade in Ascend-ent, e Will in Descend-ent: sempre un nome che inizia per W composto di 4 caratteri).
Anticipo subito però che non c’è nessun riferimento, nemmeno alla lontana, a Wade & company In Descend-ent (e ovviamente la cosa non vale retroattivamente in Ascend-ent). I due mondi non si toccano in nessun modo!

Sei stato influenzato da qualche opera durante la stesura di Descend-ent?

Certo! Qualche film horror con mostri che sono presenti più a livello di terrore psicologico che di mera presenza fisica (come Bird Box), i Geass di Code Geass… e mi sono anche “autoinfluenzato” nel senso che Lisa, uno dei personaggi principali, è molto simile alla vecchia, cara Lilith della mia serie Wolf Lonnie: Ace Attorney, fanfiction scritta negli anni di gioventù (sono entrambe poliziotte molto risolute, capacissime nel combattimento, fragili a livello emotivo e molto attaccate ai propri affetti).
C’è anche un po’ di ispirazione proveniente da Resident Evil 4 e da Detroit: Become Human per quanto riguarda delle location, ma non faccio spoiler. Mi ha anche ispirato la canzone Enemy dei Blue Stahli.

Ritieni che il tuo approccio alla scrittura creativa sia cambiato nel corso degli anni?

Cambia continuamente e in un certo senso mi dispiace. Mi sono reso conto che, per dirla in modo sommario, le mie prime storie (Wolf Lonnie e compari) erano scritte con pochi pensieri a la come veniva, per il puro piacere di scrivere. Per insicurezza personale inserivo tante citazioni a tante opere, e mi scostavo poco dalle opere originali, all’inizio per me non era facile avere fiducia nei miei lavori e cercavo sempre l’approvazione altrui.
In Ascend-ent ho cercato di mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato nel corso degli anni e di essere più sottile possibile, ma questo inizialmente non ha funzionato. In Ascend-ent volevo produrre un’opera particolare con idee strambe (il protagonista controlla degli scontrini come superpotere), che potesse anche piacere al lettore, e che contesse tanti simbolismi, ma questo fascino per i simbolismi non ha giocato a mio favore, e nell’editing sono dovuto tornare molto sui miei passi.
In Descend-ent ho usato un altro approccio, molto descrittivo, ma soprattutto matematico e funzionale (forte del fatto che lavoro in ambito informatico, quindi anche il mio modo di pensare è cambiato, rispetto al passato) dove ogni elemento ha un suo motivo preciso ed esatto di esistere.
Questo approccio matematico si è però mescolato con l’intenzione di divertirmi, far divertire e produrre una storia memorabile, fuori dagli schemi e che potesse rimanere impressa nel lettore.
Ogni sequenza e ogni sviluppo sono stati pensati come una diretta conseguenza di qualcosa, e doveva essere tutto facilmente comprensibile, come, ripeto, un’equazione matematica.
Allo stesso tempo non volevo pormi limiti di sorta, volevo evitare i soliti stereotipi e produrre un protagonista che contemporaneamente non facesse le “solite scelte eroiche”, ma si potesse anche empatizzare un po’ con lui. Un po’ come Walter White e Light Yagami, per intenderci.
Ho voluto anche evitare flashback e cambi di pov in toto: tutto Descend-ent è raccontato dal punto di vista di Will, ma non è stato facile perché volevo che anche gli altri due personaggi principali (Lisa e Tyrone) fossero chiari e comprensibili.

A chi consiglieresti la lettura del libro?

Non a un pubblico facilmente impressionabile o che si offende con facilità. Lo dico subito: Descend-ent è un’opera che, soprattutto verso la fine, ridicolizza tanti stereotipi e luoghi comuni non solo della società, ma anche della scrittura.
Perché questo? Perché Will è un uomo che, oltre a essere insoddisfatto, è anche annoiato e cinico nei confronti delle imposizioni della società, che possano essere luoghi comuni, trend o definizioni.
C’è stata una lotta per far accettare questi luoghi comuni di cui parlo, ma il discorso di Descend-ent è che c’è un controllo eccessivo da parte della società e dei media su cosa dobbiamo accettare, su cosa deve piacerci, su cosa è accettabile, che il concetto stesso di “felicità” e di come reagire alle notizie è oramai condizionato e filtrato.
Descend-ent è orientato per un pubblico non facilmente impressionabile, con una certa maturità e in grado di essere open-minded. Se vi offendete facilmente, ve lo dico subito, ignoratelo pure. Anticipo che non troverete scene di violenza sessuale o esagerazioni simili, ma solo molta, molta critica a cosa ci viene imposto dalla società.

Ci sono aspetti della tua scrittura che vorresti migliorare? E quali sono, invece, i punti di forza dei quali sei orgoglioso?

Non si smette mai di migliorare. Nonostante tutto, non ho ancora un senso preciso di quando riesco a comunicare correttamente un tema o un personaggio, ho sempre un po’ di ansia di non aver detto abbastanza, di aver detto troppo, di aver detto troppo nel momento sbagliato e così via. Forse quel che definirei “timing espositivo”.
Sono invece molto orgoglioso del fatto che non ho paura di rompere schemi e stereotipi tradizionali se così mi dice la testa, e di lanciarmi in idee anche apparentemente bislacche che, in testa a me, suonano divertenti.
In questo caso in Descend-ent la sfida è stata ignorare del tutto qualsiasi forma di eroismo da parte del protagonista e concentrarmi più sul rappresentare un egoista che diventa sempre più malvagio senza scadere nella macchietta o negli stereotipi, in modo realistico e senza renderlo in nessun, lontano modo eroico per mascherarne tale cattiveria.
Penso che, ad oggi, quel che mi riesce meglio è soprattutto la caratterizzazione di questi personaggi grigi, ambigui e che si evolvono molto nel corso della storia (si pensi a Lea di Ascend-ent).
Me la cavo anche abbastanza bene a gestire i villain, che siano mostri terrificanti o gente malvagia – in ogni caso mi diverto sempre.
Grazie di cuore per le domande! 😀

Grazie a te per il tempo che mi hai dedicato!

Descendent non è ancora disponibile, ma come vi ho anticipato all’inizio dovrebbe uscire nei prossimi mesi. Vi invito a continuare a seguirci per restare aggiornati sul futuro del nuovo romanzo di Gabriele! Esiste anche una pagina Instagram interamente dedicata al libro: https://www.instagram.com/descendent_book/

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Autore: Alessandro Bolzani

Mi chiamo Alessandro e, oltre a essere un giornalista, sono l’autore del libro urban fantasy Cronache dei Mondi Connessi – I difensori del parco, edito da PAV Edizioni. Nel 2023 ho vinto il concorso Sogni di Fantasy 2 con il racconto Sylenelle, ladra di sogni. Collaboro anche con la rivista Weirdbreed, per la quale ho realizzato il racconto La carne più buona del mondo, alcuni articoli e delle interviste. Nel mio blog, Pillole di Folklore e Scrittura, parlo di libri, scrittura creativa, mitologia, credenze popolari e, in generale, di tutto ciò che mi appassiona.

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