Pensavamo fosse finita. Goku aveva raggiunto il Super Saiyan di livello 3, sconfitto Majin Buu, riportato la pace nell’universo e, tutto sommato, anche imparato a fare il padre. I fan erano sazi (forse), i villain sconfitti, e Akira Toriyama pareva pronto a ritirare penna e pennello. Poi, dal nulla cosmico, arriva lui: un gatto viola con la pancia gonfia, l’umore instabile e il potere di vaporizzare pianeti con uno starnuto.
Beerus.
Sì, proprio Beerus: il Dio della Distruzione, introdotto decenni dopo che l’universo di Dragon Ball sembrava avere esaurito ogni carta. Eppure, anziché sentirsi come un’aggiunta forzata o fuori luogo, Beerus riesce a inserirsi perfettamente nella mitologia della saga, spalancando porte che nemmeno sapevamo esistessero. Come ha fatto Toriyama a compiere questa magia narrativa? Scopriamolo.
Il trucco del “personaggio portale”
Quando un universo narrativo è già ampiamente consolidato, ogni nuova aggiunta rischia di suonare stonata. Ma Toriyama adotta una tecnica sottile: introduce Beerus non come un eroe, né come un villain classico, ma come un personaggio portale.
Beerus non è lì per prendere il posto di Freezer, Cell o Majin Buu. Non è nemmeno lì per cambiare le regole del gioco… è lì per rivelare che le regole del gioco erano molto più grandi di quanto pensassimo.
In altre parole, non è il centro della storia, ma è colui che ne espande i confini. Attraverso Beerus scopriamo:
- Che esistono dei paralleli con poteri incomprensibili;
- Che Goku non ha ancora raggiunto il vero potenziale Saiyan (ciao Super Saiyan God);
- Che ci sono 12 universi, ognuno con i propri guerrieri, dei e storie;
- Che il multiverso era già lì, ma non ce ne eravamo accorti.
La neutralità come arma narrativa
Uno dei colpi di genio di Toriyama è la neutralità morale di Beerus. Non è malvagio. Non è buono. È… affamato. È capriccioso. È interessato, sì, ma solo se lo intrattieni.
Questa neutralità fa due cose fondamentali:
- Elimina il bisogno di un conflitto frontale costante. Beerus può essere un alleato o un nemico, a seconda dell’umore e del contesto. Questo lo rende imprevedibile e narrativamente versatile.
- Permette l’equilibrio tra minaccia e comicità. Un dio della distruzione che si addormenta mentre parla, si arrabbia per un budino mancante e balla con Whis crea un contrasto comico irresistibile. Ma allo stesso tempo, può spazzare via il pianeta con un gesto. Questo dualismo lo rende memorabile.
Espandere senza contraddire
Uno degli errori comuni quando si introduce qualcosa di nuovo in una serie consolidata è la retcon aggressiva: cambiare il passato per far funzionare il presente. Toriyama, con Beerus, fa qualcosa di diverso.
Beerus non cancella nulla di quanto accaduto prima. Anzi, lo incornicia in un contesto più ampio. Ci dice: “Quello che avete visto era solo una parte della realtà”. È come se l’universo di Dragon Ball fosse sempre stato un iceberg, e con Beerus iniziamo a vedere cosa c’era sotto la superficie.
Il catalizzatore silenzioso: quando un gatto viola riscrive le regole
Un’altra raffinatezza narrativa è che Beerus non è quasi mai al centro degli eventi, ma è spesso il catalizzatore. Senza di lui:
- Goku non avrebbe mai cercato il potere del Super Saiyan God.
- Non avremmo mai incontrato Whis, gli angeli, il Gran Sacerdote o Zeno-sama.
- Niente Torneo del Potere.
- Niente Zamasu o Goku Black.
- Niente Broly versione canon.
Beerus è l’effetto farfalla divino: muove le ali e interi archi narrativi prendono vita.
L’introduzione di Beerus è un esempio da manuale di come reintrodurre freschezza in un franchise apparentemente concluso, senza tradirne lo spirito. Toriyama non forza la mano. Non resetta nulla. Non impone nuove regole: le rivela.
E lo fa attraverso un personaggio irresistibile, divertente, minaccioso, mai banale, e soprattutto narrativamente utile. Non è lì solo per far ridere o menare le mani: è il ponte tra la vecchia Dragon Ball e la nuova. Il simbolo che il viaggio, in fondo, era appena cominciato.
E tutto grazie a un gatto spaziale con problemi di gestione della rabbia e una passione per i dessert.


