Eccoci arrivati. Il caso finale della seconda serie, la fine di tutto e l’inizio di tutto (che pathos!).
Desiderio d’amore fu per me… estremamente impegnativo da scrivere. Sia perché si sente l’atmosfera “da finale” ancora più che ne L’ascesa dell’oscurità (il quinto caso della prima serie), sia perché il magnitudo e le ripercussioni di questo caso permeano tutto ciò che sarà le successive serie.
Anticipo qualche cosa:
- Parliamo di due investigazioni/processi che si ricongiungono in uno solo, una condotta da Wolf, una da Lilith in parallelo,
- Dopo questo caso, Wolf non sarà più il protagonista,
- Dopo questo caso, Wolf non sarà mai più lo stesso, ancor più che dopo la morte di Ayane.
A livello di scrittura, qui diedi il massimo di me stesso, e… ad oggi è il caso preferito di un po’ tutti quelli che hanno letto. Iniziamo.
Un colpo d’arma, un hotel e zero tempo per dormire
È il 6 agosto. Fa caldo, la giustizia è zoppa, e Wolf Lonnie, il nostro sempre più affaticato e pagato-a-buon-mercato avvocato, è alle prese con il suo peggior nemico: l’ennesimo caso. E no, non uno qualunque.
Questa volta si tratta del caso più difficile della sua vita, dice lui stesso. Il più contorto, il più emotivo, il più pericoloso. Quello che lo metterà a nudo. E non nel senso piacevole del termine.
Tutto ha inizio con un omicidio all’Hotel Killie Duskie, dove Raye Doom viene trovato ucciso in circostanze poco chiare. E già questo sconvolge Wolf, avendo scoperto, precedentemente, che Raye è il fratello di Ayane.
L’arma è un’arma comune, il movente è offuscato, e il sospettato principale è Vilks Fiercenger*, ex pubblico ministero con evidenti turbe emotive e un amore profondo per i biscotti (personaggio di altro autore).
Wolf viene chiamato a difendere Fiercenger e, in linea con il suo proverbiale tempismo, si ritrova invischiato in una rete di misteri. Da assistente fa (brevemente) Apollo Justice, della serie principale (un anno prima del suo debutto).
Nel pieno delle indagini, Wolf si trova a confrontarsi con la proprietaria dell’hotel Sheena Swordmaster, mamma di Blade, con la grazia di una granata e la dialettica di un cartone animato anni ’90.
Tra un “nanerottolo” e un dardo velenoso di Sheena, Wolf riesce comunque a ottenere l’accesso al registro degli ospiti, scoprendo che una misteriosa Isla Manemy alloggiava accanto alla stanza del delitto. La ragazza appare tranquilla, gentile, e ha un’aura celeste limpida. Ma qualcosa non quadra. Ha sentito rumori dopo lo sparo. Un tonfo. Forse… dal seminterrato?
Il peso del passato: il fantasma dell’AAT-5
Sotto l’hotel, guidati da una Sheena sempre più simile a Spider-Man versione cosplay, Wolf e Apollo trovano… un armadio.
E dentro? Una mitraglietta. Tranquillamente, in mezzo a bottiglie di vino, come fosse il più normale dei bar di Caracas.
È un dettaglio che sconvolgerebbe chiunque. Ma Wolf, con la sua solita lucidità da overworkato cronico, lo affronta con pragmatismo e una frase tipo: “Credo di aver capito un sacco di cose.”
Spoiler: non è vero. È solo l’inizio della valanga. E lui lo sa. Lo sente. Lo percepisce nella pelle, nei sogni, negli incubi. Qualcosa di oscuro lo sta avvolgendo, e non è solo l’umidità del seminterrato.
Mentre Wolf cerca di concentrarsi sul processo imminente, iniziano a riaffiorare ricordi frammentati di un caso del passato a lui ormai molto noto: AAT-5 (se non ricordate, rileggete questo articolo – caso 4 di WLAA). La sua famiglia massacrata da Thomas Lonnie. Un dubbio sul fatto che sua sorella sia ancora viva e il numero delle vittime. E una voce che lo tormenta nei sogni. E un messaggio ricorrente: “Occhio per dente, occhio perdente.”
In tribunale, Fiercenger non è d’aiuto. Si lamenta per aver schiacciato il suo pacco di biscotti durante la notte (dramma), e insulta Wolf per la sua ignoranza in matematica. Il tutto condito da una Salinne sche inizia finalmente a recuperare parte della memoria, compresa un’esplosione misteriosa. Quella, sì, dell’AAT-5.
Viene chiamata a deporre Isla… che inizialmente sembra la solita testimone facilmente screditabile, se non colpevole.
La scena esplode quando le contraddizioni sul “tonfo sentito all’una di notte” non reggono più. Isla entra in crisi teatrale, urlando, poi… convertendo l’urlo in una risata isterica.
E qui accade l’inevitabile: con uno scatto psicotico degno di un finale da thriller, Isla cambia completamente espressione. Occhi freddi, sorriso sadico, tono trionfante.
“Hai perso, Wolf Lonnie. Hai perso.”
Con queste parole, scompare la maschera: Isla Manemy è una facciata. Quella donna è Riza Bravesoul (che, data la lunghezza dei riassunti, spiego qui – appare in dei flashback con Lucious, mostrando che erano compagni di liceo)
Immediatamente, Riza rivela che le prove usate da Wolf sono state piantate da lei, che si tratta dunque di prove false, e rivela la vera identità di Salinne: Saria Lonnie, la sorella minore di Wolf, creduta morta nel caso AAT-5. Era proprio come Wolf sospettava.
Saria riottenne la memoria, ma, in quell’istante, ha un collasso dovuto allo shock.
Wolf, improvvisamente viene incastrato esattamente come accaduto con Wright, ma Apollo tenta di difenderlo come può. Inutilmente.
Wolf perde il controllo, scatta e aggredisce Riza in tribunale, prendendola per il collo. Il tutto è stato previsto e calcolato da Riza, il discorso delle prove false era una provocazione per fargli perdere pubblicamente il controllo.
Wolf viene bloccato dalla polizia, e arrestato, portato via, sotto le risate della donna, che gli rivela che, finalmente, è riuscita a vendicarsi sui Lonnie.
Nel frattempo: Lilith Light contro il Pentagono
Lilith Light si ritrova assegnata a un processo parallelo — ma non minore — che riguarda un omicidio nel Pentagono militare.
Il caso è uno di quelli che farebbero scappare anche il più stoico degli avvocati:
Un uomo è stato bruciato vivo all’interno del Pentagono.
A causa di questo, non si sa chi fosse.
Non si sa chi lo abbia ucciso.
Ma c’è un imputato, e va condannato.
L’imputato è il generale Shu Bombard, figura leggendaria quanto sfiancata, accusato di aver compiuto l’omicidio per puro atto di follia o per vendetta post-bellica. Ma tutto il processo ha il sapore di un gigantesco insabbiamento. La verità non interessa a nessuno. Solo trovare un colpevole da gettare nel fuoco. E, possibilmente, farlo in fretta.
Nel corso delle sue indagini, Lilith sospetta che il killer abbia potuto nascondersi dentro il carro armato Gabriel, usato nel contesto dell’omicidio. Tuttavia, le telecamere e i controlli di sicurezza le impediscono di agire liberamente, e si rende conto che un’infiltrazione senza permesso potrebbe costarle cara. Ma, nonostante tutto, riesce a farlo e a ricavare dei sospetti su due militari: Timothy Etagrad e Aden Raw.
Entrambi appaiono amichevoli, affabili… ma Lilith, forte delle sue capacità di letture delle persone, capisce subito che è una farsa, e che dovrà dare sfoggio delle sue tecniche psicologiche per rivelare la verità.
La farsa militare e la confessione di Aden
L’accusa è rappresentata dal procuratore Blade Swordmaster.
Senza troppe sorprese, Lilith riesce a gestirlo senza nessuna difficoltà, umiliandolo. Ma il vero problema è la testimonianza di Timothy contro il generale, che appare perfetta e inscalfibile.
Dopo un po’, facendo uso di psicologia, Lilith riesce a capire che Timothy altro non sta facendo che riportare una testimonianza altrui per coprire quest’altra persona: Aden. Facendo forte pressione psicologica, riesce quasi a far confessare Timothy. Ma proprio in quel momento, Aden arriva nella sala udienze, e spontaneamente confessa.
Aden ammette di aver orchestrato l’omicidio per evitare che la vittima, che afferma essere Raye Doom, scoprisse un furto informatico compiuto anni prima, usato per aiutare i compagni reduci dalla guerra in Borginia.
Ma ciò che rende la sua confessione unica non è l’atto criminale in sé, bensì la motivazione dietro di esso:
- Il ruolo di Lilith: è proprio la lucidità e la fermezza di Lilith, nel condurre il processo e nel mettere a nudo le contraddizioni, in più il colpevolizzarlo per star tradendo sia il generale che il suo compagno Timothy, che porta Aden alla confessione.
- Disillusione post-bellica: Aden racconta della guerra in Borginia, dove ha perso amici, visto compagni impazzire, mutilati, dimenticati. Civili uccisi senza pietà davanti ai suoi occhi.
- Il tradimento del comando: secondo Aden, Bombard non ha fatto nulla per risarcire moralmente o economicamente i reduci.
- Il senso di giustizia distorto: sentendosi tradito, decide di prendere ciò che serviva e coprire il crimine. Ma il peso della colpa lo schiaccia lentamente.
Lilith riesce a vincere il processo. Ma si aprono due problemi enormi:
- Viene a sapere che Wolf è stato arrestato,
- Raye è anche la vittima del caso di Wolf.
Immediatamente, si precipita con Blade ad aiutare Wolf.
E così, le loro storie tornano a intrecciarsi.
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