Come altri fiori potenzialmente velenosi, anche l’elleboro, nelle dosi giuste, può essere usato in medicina per guarire alcuni stati alterati.
Nella mitologia greca, un guaritore di nome Melampo riuscì a curare dalla follia le figlie di Preto, il re di Tirinto, mescolando l’elleboro all’acqua della fonte dalla quale si abbeveravano. Nel corso dei secoli, anche grazie a questa leggenda, la pianta divenne famosa come rimedio per le malattie mentali.
L’efficacia dell’elleboro nel trattamento della follia dipende dall’elleborina, un glucoside contenuto nel suo rizoma, dotato di proprietà narcotiche. Nelle dosi giuste serve a calmare chi è in preda a delle crisi, ma in quantità eccessive può causare vomito e sonnolenza e portare al collasso o persino alla morte. A causa di questi effetti nocivi, l’uso del fiore nella medicina moderna è vietato.
Una curiosità: in passato alcune persone ritenevano che l’azione irritante, narcotica e anestetica delle radici dell’elleboro potesse rendere invisibili le persone.
L’elleboro, inoltre, è un simbolo del cambiamento, della liberazione dalle sofferenze e della rinascita dopo un periodo difficile.