Benvenuti in una nuova rubrica dedicata agli anime!
Anche questa volta si tratta di una specie di gioco in cui devo seguire delle regole che mi sono autoimposto. Nella fattispecie, ho deciso di partire dal 1980 e scegliere un anime a caso per ciascuna annata, del quale vedere tre episodi da commentare qui sul blog. Per la selezione mi sono affidato all’elenco delle serie uscite nel corso del tempo, presente su Wikipedia, e all’utilissimo Random.org.
Vediamo le regole più nello specifico:
1) Scegliere un anime a caso tra quelli usciti nel corso di un anno (dal 1980 in poi);
2) Accontentarsi di qualsiasi risultato ottenuto, a patto che gli episodi risultino reperibili (il che significa che potrebbe anche capitarmi qualche serie che ho già visto in passato);
3) Vedere almeno tre episodi.
Per il 1980 ho ottenuto come risultato Lalabel, una serie appartenente al sottogenere mahō shōjo (traducibile come “ragazza magica”) che mischia scene di vita quotidiana a elementi sovrannaturali.
L’anime, creato da Toei Animation, è composto da 49 episodi e in Italia è andato in ondato su Italia 1 a partire dal 1982 (con una sigla molto più bella di quella giapponese, tra l’altro). Finora non l’avevo mai visto, neanche di sfuggita.
La trama in breve
Lalabel è una giovane maga che vive nel mondo della magia, dove dedica ogni giornata allo studio di nuovi incantesimi. La sua vita subisce una svolta improvvisa quando sorprende Biscus, un altro mago, intento a rubare degli oggetti magici. Nel tentativo di fermarlo, precipita assieme a lui sulla Terra, dove scopre ben presto di non poter fare ritorno nel mondo della magia.

Dopo alcuni imprevisti, Lalabel inizia a vivere con Sakuzō e Ume Tachibana, due anziani che si sono da poco separati dalla nipotina, andata ad abitare con i genitori in una casa poco distante. Assieme a loro, la maghetta impara ad adeguarsi alle regole della società, senza però rinunciare a usare i suoi poteri nel momento del bisogno.
La mia opinione
Per quanto Lalabel sia senz’altro un anime lontano dagli standard odierni, sia in termini di resa visiva che di narrazione, devo ammettere che i tre episodi che ho visto non mi sono dispiaciuti. Una volta superato l’impatto iniziale, sono riuscito a scendere a patti con l’età della serie e a godermi quanto proposto senza troppe pretese. Anche se c’è un minimo di trama orizzontale, almeno all’inizio, le puntate sono perlopiù autoconclusive e contengono varie lezioni morali proposte in modo tale da risultare comprensibili con facilità anche per gli spettatori più giovani. In tal senso, è emblematico il fatto che ogni episodio si concluda con un proverbio annotato da Lalabel sul suo diario.

Un altro punto a favore della serie è la sua collocazione temporale. Per chi è abituato agli anime ambientati nel Giappone moderno può essere interessante scoprire come si presentavano le strade, le abitazioni e i negozi delle città nipponiche una quarantina di anni fa.
Passando ai lati negativi, mi ha fatto storcere un po’ il naso la velocità con la quale Lalabel ha accettato l’idea di non poter tornare nel mondo della magia. Capisco che il suo legame con i Tachibana le abbia dato una buona ragione per restare sulla Terra, ma avrei preferito vederla fare qualche tentativo in più prima di rassegnarsi, magari rimboccandosi le mani per trovare Biscus o inviare un qualche segnale visibile agli altri maghi.
Sebbene i primi tre episodi si siano lasciati guardare senza troppi problemi, temo a che lungo andare la natura schematica delle puntate potrebbe diventare ripetitiva e annoiare. Preferisco gli slice of life meno prevedibili e in cui la trama orizzontale ha un po’ più di spazio. Detto questo, sarei comunque disposto a vedere altri episodi in futuro.