Benvenuti! In quest’intervista abbiamo un ospite molto particolare: Ambra è una HR specializzata in ambito IT con moltissimo seguito su LinkedIn.
Ambra ha un’esperienza impareggiabile in ambito colloqui, recruiting e per ciò che concerne il mondo del lavoro in generale, e, tra le varie cose, offre servizi di consulenza e orientamento professionale.
Inizialmente intimidito (per la sua fama), ma anche incuriosito, mi sono avvalso dei suoi servizi e, oltre ad avere ottenuto un cv di qualità notevolmente superiore a prima (nuovo vs vecchio per darvi un’idea) e preziosi consigli a livello di carriera, ho anche conosciuto una persona umile e molto simpatica.
Per cui Ambra ti ringrazio del tuo tempo, e vorrei chiederti subito, per conoscerti meglio: come sei “finita” a offrire consulenze professionali dall’ambito HR? Qual è stato il tuo percorso? E quali sono le tue motivazioni?
Ciao Gabriele, innanzitutto ti ringrazio per queste belle parole!
Arrivando a noi: il mio percorso è in realtà piuttosto particolare.
Il settore delle consulenze professionali è pieno di sòle, guru e squali fanno a gara per accaparrarsi il maggior numero di adepti utilizzando ogni possibile mezzo – talvolta esacerbando la realtà pur di creare un bisogno che possa garantire una loro entrata economica.
Mi avvicinai a questo mondo nel 2021, scegliendo dopo poco di uscirne per il timore che il mio profilo professionale potesse essere considerato alla stregua di qualcuno di cui non rispettavo l’etica lavorativa. Perché sono tornata sui miei passi?
Perché ho compreso di poter combattere una cultura sbagliata che rischia di creare più male che bene ad armi pari: tanti di questi professionisti improvvisati non hanno mai avuto esperienza diretta con il settore in cui vogliono sfondare e, se dalla loro hanno una notevole arte divinatoria, io ho la comprensione del mio lavoro.
Va da sé che alcuni dei miei colleghi sono straordinari e rappresentano una fonte di apprendimento per chiunque. Li ammiro molto per la competenza e l’empatia che trasmettono – e, guarda casa, nessuno di loro è improvvisamente diventato consulente senza una solida base professionale.
Ci spieghi, più precisamente, in che consistono i servizi di consulenza, e che beneficio possono garantire?
Assolutamente! Offro servizi di consulenza sia per aziende che per privati.
Concentrandomi su quest’ultimo aspetto, il processo è intenzionalmente semplice e lineare. Durante la consulenza, chiedo al mio interlocutore di raccontarmi di sé, di esporre i suoi obiettivi e ciò che sta cercando. Formulo domande precise e chiare, ma l’aspetto fondamentale rimane unico: ascoltare. Questo può sembrare scontato, ma in realtà è meno ovvio di quanto si possa pensare.
Il giorno successivo, il cliente riceve il curriculum in formato PDF accompagnato da un link senza scadenza, utile per apportare modifiche autonomamente.
Andando più nel dettaglio e delineando una breve lista, i servizi comprendono:
- Consulenza di carriera (i casi più frequenti per cui vengo contattata riguardano il cambio di azienda, settore o ruolo, la ricerca di occupazione e la comprensione degli obiettivi personali. Questo è un lavoro delicato, poiché non bisogna proiettare le proprie opinioni sul cliente, bensì ascoltarlo mantenendo una neutralità. In questo momento si agisce come specchio, non come amico. Spesso, le risposte già si conoscono; ciò che manca è la chiarezza necessaria per interpretarle);
- Analisi delle competenze;
- Redazione di curriculum (in italiano e in inglese);
- Stesura di lettere di presentazione (non ne sono una fan ma in alcune situazioni possono rivelarsi utili!);
- Miglioramento del profilo LinkedIn – anche se questo servizio è ancora in fase di implementazione al 100 e non posso permettermi di soddisfare più di una richiesta a settimana. Sono necessari più tempo e impegno, non solo da parte mia ma anche da parte del cliente che riceve il supporto.
Per quanto riguarda i colloqui:
- È importante evitare di sentirsi in posizione di svantaggio rispetto all’interlocutore. Il coltello è al centro del tavolo, non in mano a chi pone le domande.
- Evitare di mentire riguardo alle proprie capacità. Chi non lo ha mai fatto? Tuttavia, è inutile affermare di conoscere a memoria dieci libri se in realtà non se ne è mai letto nemmeno uno!
- E, sì, è importante vestirsi. Una videochiamata non preclude questa necessità sociale. Vestitevi, per favore.
Considerando anche la tua esperienza in ambito recruiting, quali pensi siano gli errori più comuni a livello dei vari candidati? Per esempio, cosa toppano spesso nei colloqui o nel cv?
Separo i due punti: errori nel curriculum e durante i colloqui!
Per quanto riguarda il curriculum:
- Evitare di utilizzare modelli troppo “chiassosi”, che pongono eccessiva enfasi sulla grafica a scapito del contenuto. A meno che non siate grafici, in questo caso potrebbe essere utile.
- Evitare di includere troppi dati personali. Non è assolutamente necessario fornire l’indirizzo completo (basta la città), la data di nascita, il peso, l’altezza, la nazionalità (a meno che non sia strettamente necessario per questioni di permesso di soggiorno), la religione, l’orientamento sessuale o il sesso, ecc.
- Meglio puntare su elenchi puntati anziché su wall of text!
Dal lato opposto della medaglia, quali pensi siano invece gli errori più comuni lato HR?
Dritta al punto:
- Essere troppo superficiali nelle selezioni;
- Mancare di empatia quando necessario;
- Proiettare i propri pregiudizi sul candidato e farsi influenzare da bias;
- Mancare di professionalità;
- Porre domande fuori tema o illegali (come ad esempio, “hai figli?” – “sei sposat*?” e via discorrendo).
Cosa ne pensi quindi della crisi del lavoro in Italia? Pensi che, con un’adeguata preparazione sia a livello di competenze che sul percorso di carriera, sia possibile farvi fronte e avere una vita professionale soddisfacente?
- Parlando con sincerità, non ho una visione univoca sulla “crisi del lavoro”. L’avere le mani in pasta nel campo mi impedisce di illudermi che ciò possa essere risolto con facilità. Anzi, date le attuali circostanze e le prospettive a breve termine, non solo vedo pochi miglioramenti all’orizzonte, ma ho anche difficoltà ad immaginare soluzioni alternative al concetto di “distruggere tutto e ricostruire”. In ogni caso, sarà necessario un notevole lasso di tempo e il susseguirsi di più governi per raggiungere un equilibrio sano.
Per rispondere alla seconda domanda: una delle poche certezze sta nel fatto che una formazione adeguata può effettivamente rilanciare la propria carriera. Pur non garantendo risultati immediati, aumenta sicuramente le probabilità di successo – dove per “successo” intendo il soddisfacimento personale, non per forza fama e ricchezza.
Pensi inoltre che la cosiddetta “gavetta” abbia un senso, e può aiutare a raggiungere i risultati che si desiderano?
- Sì… ma.
Non deve mai verificarsi un’associazione tra “gavetta” e mancanza di rispetto da parte di colleghi e superiori. In tal caso, si tratta di mobbing, che è un fenomeno completamente diverso. La “gavetta”, quando retribuita adeguatamente e permessa con tutti i crismi, può rappresentare una fase splendida nella propria vita professionale. In questo periodo, si ha l’opportunità di scoprire il mondo del lavoro e, grazie alla guida di professionisti seri, di imparare a gestirlo. Purtroppo questi sembrano concetti sconosciuti a tanti imprenditori.
Un’ultima domanda: se un panettiere si svegliasse un giorno che intende fare il programmatore perché guadagna male, cosa gli diresti? Come cercheresti di aiutarlo?
- Gli suggerirei di dedicarsi allo studio. Anche senza doversi iscrivere a uno dei tanti corsi alla “diventa developer in 3 mesi”. Quello IT è un mondo particolare: deve piacerti davvero per godertelo, non è un qualcosa che fai a tempo perso.
Nel caso di giovani in fase di apprendistato, suggerirei di sfruttare questa tipologia contrattuale. In alternativa, è possibile cercare un’azienda dove iniziare da zero. Magari, partendo da un ruolo di help desk. In Italia manca un punto di incontro che permetta alle persone over30 di beneficiare di strumenti seri in tal senso – a meno che non si vogliano considerare gli stage (e qui si potrebbe aprire un’altra enorme parentesi sul come vengono gestiti (male)).
Tante domande ma ho terminato, ti ringrazio ancora molto per il tuo tempo e per le tue risposte!
Grazie mille a te, spero di essere stata esaustiva e avervi un po’ incuriositi!
Se siete curiosi di seguire Ambra, o vi farebbe comodo una consulenza, vi lascio i suoi contatti :
Ambra Danesin | LinkedIn
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CRITICAL WORK – L’essere umano come fine, non più come mezzo. (critical-work.com)