La traduzione medica ft. Lorenza Oprandi

Buongiorno a tutti, proseguiamo il nostro percorso di interviste in ambito traduttivo, stavolta affrontando un tema molto delicato: la traduzione medica.

La professionista di oggi, Lorenza, è un’esperta in tale ambito: avendo lavorato in diagnostica e ricerca ancor prima di diventare traduttrice, è senz’altro il connubio perfetto tra “conoscenza della materia” e “conoscenza del mondo della traduzione”.

Lorenza, ti ringrazio del tuo tempo, ti pongo subito la mia prima domanda.

Qual è stato il tuo percorso di studi? Come ti sei avvicinata alla traduzione e, in particolar modo, la traduzione medica? Che percorso hai fatto per specializzarti in tale ambito?

Anzitutto, ti ringrazio dell’opportunità. È un piacere e un onore essere qui.

Il mio percorso di traduttrice medica è iniziato direttamente sul terreno: dopo la maturità linguistica, all’inizio degli anni ‘90, ho conseguito un diploma superiore di Tecnica in Analisi Biomediche (TAB SSS) nella Svizzera italiana, mestiere che ho in seguito esercitato per 13 anni nella parte germanofona del paese: dapprima in diagnostica, poi in ricerca. In parallelo, mi sono formata come docente e mi sono dedicata all’insegnamento di alcune materie biomediche specialistiche (in tedesco e in italiano) nelle scuole professionali nonché ai medici neolaureati che svolgevano il loro praticantato nei laboratori in cui lavoravo.

Dopo una parentesi di 8 anni, durante la quale ho acquisito e praticato delle competenze in ambito psicosociale (arte-terapia e psicoterapia non verbale) nella Svizzera tedesca, ho deciso di rientrare nel settore medico e di ampliare nel contempo le mie conoscenze. Nel 2012, mi sono quindi trasferita nella mia seconda regione “del cuore”, la Svizzera francese (sono bilingue IT-FR), dove mi sono formata come coordinatrice di ricerca clinica (CRC). Ho svolto questa attività a tempo parziale ridotto dal 2014 al 2019, lavorando nel settore dell’epatite C in due ospedali universitari.

Sono diventata traduttrice per passione e per vocazione, seguendo un percorso intenso e atipico. Mi sono formata parallelamente all’esercizio delle professioni menzionate in precedenza e ho iniziato perché al lavoro avevo spesso a che fare con documenti mal tradotti. Amante delle lingue e desiderosa di dare il mio contributo anche in questo settore, ho quindi deciso di intraprendere un percorso formativo in ambito linguistico, continuando ad esercitare la mia attività di TAB. Siamo nel 1999.

Per riuscire a conciliare studio e lavoro, ho scelto di comporre un percorso formativo su misura, combinando alcuni moduli scolastici para-universitari, uno studio da autodidatta, dei corsi privati e un mentoring intensivo da parte di traduttrici di formazione universitaria molto competenti e ispiranti.

Alcuni anni fa, ho scelto di riprendere le mia attività passate di insegnante e di (psico-)terapeuta nonché la mia passione per la scrittura, integrandole al mio mestiere: dopo essermi messa in proprio, ho quindi creato un progetto professionale che comprende, da un lato, la scrittura a carattere terapeutico e, dall’altro lato, la traduzione medica e l’insegnamento dei fondamenti di (bio-) medicina ai traduttori e alle traduttrici – attività che sto attualmente espandendo.

Sempre in ambito di traduzione medica, quali sono stati i tuoi primi lavori, e quali sono state alcune delle sfide più impegnative che hai dovuto affrontare?

Ho iniziato a tradurre negli anni ‘90 al lavoro, quando esercitavo la professione di TAB, ma solo a livello amatoriale: traducevo i documenti interni dal tedesco e dall’inglese all’italiano e al francese. I miei primi mandati di traduzione medica professionistica sono arrivati più tardi, durante la fase di studi in linguistica (all’inizio degli anni 2000).

Le mie sfide più impegnative sono state due: la prima, era una traduzione inglese-francese di una serie di documenti per un congresso medico nell’ambito dell’epatite C e delle malattie sessualmente trasmissibili. Il progetto era lungo e i tempi erano stretti – e soprattutto in quel periodo lavoravo come coordinatrice di studi clinici a una percentuale elevata. È stato stressante, ma molto valorizzante.

La seconda sfida è recente: si tratta del progetto più voluminoso che abbia mai ricevuto – una traduzione di schede di corso e di esame per i medici nell’ambito della medicina di laboratorio, la mia “prima passione”. Stavolta, i tempi di consegna erano lunghissimi – la sfida è stata più che altro a livello dei contenuti: trattandosi di un settore a me particolarmente caro, ho dato “anima e corpo” per questo progetto. È stato faticoso e molto appagante.

La traduzione medica richiede estrema precisione con i termini, nonché, per i neologismi, riuscire a cogliere la traduzione più diffusa (pensiamo ad esempio al covid). In che modo ti mantieni “al passo” con i neologismi o le novità in ambito medico? Quali sono i dizionari che più trovi utili in tal senso?

Oggigiorno, la disponibilità di risorse online è enorme e ciò può essere un vantaggio, purché si stia attenti a non farsi fuorviare dalle fonti poco attendibili. Avendo avuto la fortuna di “crescere” nel mondo medico e scientifico, ho imparato a sviluppare un senso critico e la cultura del dubbio, che aiutano a districarsi nella giungla delle informazioni virtuali.

A volte, rispolvero e rispulcio alcuni vecchi manuali di medicina e biomedicina del passato, sempre utili.

Oltre a ciò, un paio di volte all’anno partecipo a webinar inerenti agli ambiti medici e scientifici che evolvono particolarmente in fretta, come ad esempio la biologia molecolare, l’oncologia o la genetica.

Quali sono invece altre tecniche o strategie che di solito adotti durante una traduzione medica?

Potrà sembrare un po’ antiquato, ma… a volte, per alcune frasi un po’ lunghe e ingarbugliate, mi ritrovo a scomporre i vari concetti su…carta, esponendoli in modo spaziale e illustrando il legame logico tra le varie parti della frase (ad es.) tramite freccine.

Avviene di rado, ma avviene – e mi è di grande aiuto.

Illustraci alcune espressioni o termini che hai tradotto, nel corso della tua esperienza, di cui vai più fiera.

Ce ne sarebbero molte, perché molti sono i testi che mi hanno dato modo di mettermi alla prova.

In generale, le frasi o espressioni che il cliente ha apprezzato maggiormente (e di cui vado fiera) sono quelle in cui sono riuscita ad andare oltre l’evidenza di quanto formulato nella frase sorgente, pur rimanendo fedele al significato originale. Un po’ come avviene per una transcreazione.

Ecco due esempi:

1) Testo di origine in inglese. Contesto: HCV. Domanda: “Quali sono le persone maggiormente a rischio di contrarre l’HCV?”

Una delle opzioni di risposta era:“people who have ever been incarcerated”

> L’ho tradotto con: “detenuti o ex-detenuti”

2)

Versione originale in tedesco: “Alle Teilnehmer erhalten viermal pro Jahr ein Paket mit allen bestellten Proben. Je nach Analyse und Abo können Teilnehmer, die es möchten, auch mehr Pakete erhalten.”

> L’ho tradotto e adattato in: “Quattro volte all’anno, i partecipanti ricevono per posta un pacchetto contenente i campioni ordinati. A seconda dell’analisi e dell’abbonamento sottoscritto, i partecipanti che ne hanno fatto richiesta esplicita possono ricevere più confezioni.”

Un altro tipo di traduzione “riuscita” che vorrei menzionare riguarda il fatto di correggere gli errori di contenuto che rilevo nel testo sorgente.

Esempi:

– “Cytochrom 450” > Citocromo p450

– Un testo parlava di risposta immunitaria primaria facendo riferimento alle IgG > l’ho corretto con IgM (le IgG vengono prodotte nella risposta immunitaria secondaria)

Infine, agli aspiranti traduttori di ambito medico, come consiglieresti di prepararsi e muoversi, per imbarcarsi in tale ambito? 

Anzitutto, vorrei congratularmi con chi decide di intraprendere un percorso accademico in traduzione ai tempi nostri. Muoversi in un mondo in così rapida evoluzione, infatti, non è per nulla scontato – penso in primo luogo all’avvento in pompa magna dell’IA nel mondo della traduzione e della redazione.

Detto questo, agli aspiranti traduttori medici consiglio principalmente di farsi spalleggiare da colleghi più anziani ed esperti, che lavorano idealmente verso la stessa lingua di arrivo. Raccomando loro inoltre di specializzarsi, di aggiornarsi di continuo e di fare magari le prime esperienze lavorative con un’agenzia: ciò consente di “entrare nel giro” e di conoscere l’ambiente.

Consiglio ovviamente anche di fare networking e semplicemente di…lanciarsi.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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