La libertà della donna nel futuro: “Sorelle di Sangue” ft. Valeria Savatteri

Benvenuti a questa intervista speciale dedicata al romanzo “Sorelle di Sangue”.

Sono qui con l’autrice, Valeria Savatteri, per scoprire di più su questa storia. Grazie per essere con noi oggi! Inizia pure parlandoci liberamente del tuo romanzo.

Il mio ultimo romanzo, Sorelle di Sangue, è uscito lo scorso 13 maggio (in occasione del mio trentesimo compleanno), e ti lascio qui sotto la trama.

Nel 2082, in un’Europa martoriata dalla crisi climatica, l’umanità dovrà fare i conti con una minaccia inaspettata, che mette a rischio la sopravvivenza stessa della specie: nel giro di pochi anni, a gran parte delle donne si interrompe il ciclo mestruale, e le poche fortunate che sono ancora fertili vivono tra mille restrizioni, sotto la tutela dello Stato. Clara Simon, una giovane ricercatrice, sta lavorando a un medicinale che possa finalmente restituire la speranza a milioni di famiglie, ma nasconde un terribile segreto: è una tra le poche ad avere ancora il ciclo mestruale.

Clara rimane incinta per errore, ma prima che possa comunicare la notizia al suo fidanzato Elias scopre che questi, partito per una missione segreta sul Monte Bianco volta a indagare sulla qualità dell’acqua, rimane ucciso in un incidente. Prima di morire, le aveva inviato un campione di ghiaccio da analizzare nel suo laboratorio.

Costretta a uscire allo scoperto, Clara confessa la gravidanza a Hilda, nonna di Elias e guida di una famosa fondazione ambientalista, che la obbliga a continuare la gravidanza e a tagliare i ponti con la sua vita, per nascondersi un posto segreto fino alla fine della gravidanza. Viene così portata alla Sorellanza, una comunità montana dove vivono donne come lei, che hanno nascosto la propria fertilità e che hanno bisogno di un luogo sicuro. La ragazza trascorre in questo luogo i mesi di gravidanza, riscoprendo il rapporto con la natura e la stagionalità, che a Mittelstadt era compromessa per via dell’inquinamento e di uno stile di vita alienante. E saranno proprio le esperienze condivise con le Sorelle a farle mettere in discussione ogni cosa, e a farle finalmente aprire gli occhi sul mondo in cui vive.

Sorelle di Sangue è frutto di due anni e mezzo di lavoro: ho iniziato la stesura a settembre 2021, per poi arrivare, tra alti e bassi, a completarla solo a dicembre 2023 – un lasso di tempo molto lungo, considerando che ho completato la stesura del mio primo romanzo, A Distanza di Sicurezza, in soli 7 mesi.
A Distanza di Sicurezza è stato pubblicato a luglio 2022. Nonostante avessi firmato un contratto con una casa editrice indipendente l’estate prima, purtroppo mi sono dovuta scontrare con la dura realtà del mondo editoriale italiano: la casa editrice è fallita, lasciandomi con un testo parzialmente editato e un contratto scaduto.

Per cui ho ingaggiato un editor a mie spese, contattato una graphic designer per la copertina (Sara Cimpanelli, con cui mi sono trovata così bene da affidarle anche la copertina di Sorelle di Sangue) e ho pubblicato A Distanza di Sicurezza da autrice indipendente.

Temevo, editorialmente parlando, che sarebbe stato un suicidio: sono manager in una società di consulenza, vengo da una formazione scientifico-quantitativa, senza nessuna esperienza di marketing editoriale né contatti nel settore. Ma non mi sono data per vinta: una fiera dopo l’altra, un’intervista dopo l’altra, A Distanza di Sicurezza ha raggiunto un pubblico sempre più vasto, fino a venire selezionato per l’edizione 2023 del Salone del Libro di Torino. Sono estremamente grata del supporto dei miei lettori, che hanno portato il mio romanzo d’esordio nel tempio dell’editoria.

Cosa ti ha ispirato a scrivere di un tema così provocatorio come l’interruzione del ciclo mestruale nelle donne?

Nonostante se ne parli un po’ più liberamente rispetto a qualche anno fa, il ciclo mestruale è ancora un tabù. Spesso utilizziamo eufemismi per riferirci alle mestruazioni (“quei giorni”, “le mie cose”), manca una rappresentazione aperta e onesta del ciclo mestruale nei media, e in molti contesti scolastici l’educazione sessuale e mestruale è ancora inadeguata o assente. Oltre a generare situazioni di disagio e imbarazzo nelle donne, compromettendo la nostra salute mentale, spesso non siamo a nostro agio a parlarne nemmeno con i nostri medici, limitando l’accesso a cure adeguate e perpetuando le disuguaglianze di genere in campo medico.

Smantellare il tabù mestruale richiede un impegno a livello educativo, sociale e politico, ma anche a livello culturale. Dall’alba dei tempi, noi umani ci nutriamo di storie, e non dobbiamo sottovalutare il potere della letteratura e della narrativa e di trasmettere concetti ed educare allo spirito critico. È necessario promuovere una maggiore comprensione scientifica del ciclo mestruale, sfidare lo stigma e incoraggiare un dialogo aperto e onesto su questo argomento fondamentale per la salute e il benessere delle donne.

La protagonista, Clara Simon, è una giovane ricercatrice che si trova al centro di questa crisi. Quali sfide deve affrontare nel corso del romanzo e come si evolve il suo personaggio?

Clara è una delle poche donne rimaste a essere ancora fertile e ad avere ancora le mestruazioni, e la sua quotidianità ruota intorno al doversi nascondere agli organismi di controllo volti a favorire l’aumento delle nascite. Ha un compito molto importante, sviluppare un farmaco che possa restituire la speranza a milioni di famiglie, ma si ritrova alle prese con una gravidanza indesiderata.

Per evitare il carcere, proverà a chiedere aiuto a persone molto potenti, che la rapiranno per approfittare della sua condizione: scopre infatti la presenza di un mercato nero, sotterraneo, in cui famiglie abbienti sono disposte a sborsare milioni per un neonato.
Senza rivelare troppo, Clara si rifugia alla Sorellanza, una comunità montana dove vivono donne come lei, che hanno nascosto la propria fertilità alle forze dell’ordine.

La ragazza trascorre in questo luogo i mesi di gravidanza, riscoprendo il rapporto con la natura e la stagionalità. E saranno proprio le esperienze condivise con le Sorelle a farle mettere in discussione ogni cosa, e a farle finalmente aprire gli occhi sul mondo in cui vive.

Il romanzo affronta temi complessi come la libertà, la lotta e i diritti riproduttivi. Qual è il messaggio principale che speravi di trasmettere ai lettori attraverso la storia di Clara e le altre donne nel libro?

Il messaggio  principale è che bisogna continuare a lottare per i diritti riproduttivi delle donne, paradossalmente anche per quelli che abbiamo già ottenuto. Basta accendere un telegiornale per renderci conto che sono estremamente precari, e che basta un niente (una crisi economica, una pandemia, una contrazione delle nascite) per metterli in pericolo.

La maternità rimane innanzitutto una scelta che deve essere rispettata ad ogni costo – è molto più dannoso mettere al mondo un figlio non desiderato, rispetto a decidere consapevolmente di non averne.

Dovrebbe essere naturale chiedere “perché vuoi un figlio?“, e non solamente “perché non lo vuoi?”. Presa più alla larga, ognuno di noi, compatibilmente con i suoi mezzi, ha in sé la capacità di fare qualcosa per rendere il mondo un posto migliore, anche solo di un pochino.

Qual è stato il processo di ricerca per affrontare temi scientifici e sociali così complessi come la crisi climatica e i diritti riproduttivi delle donne nel contesto del tuo romanzo?

Sono da sempre molto vicina alle tematiche femministe, a partire dall’educazione ricevuta in famiglia e specialmente dall’esempio di mia madre, che vent’anni fa si è reinventata imprenditrice e ha fondato una società completamente al femminile.

Negli anni dell’università, ho avuto l’opportunità di viaggiare molto ed osservare contesti sociali – e climatici – molto diversi dal nostro: ricordo benissimo l’angoscia e la sensazione di straniamento quando, dal grattacielo più alto di Shanghai, non si riusciva a vedere niente perché tutta la città era interamente coperta da una coltre di inquinamento. Nonostante a noi esseri umani piaccia pensarci “altro”, o “oltre” rispetto alla natura, ne siamo profondamente immersi, e influisce su tutto, anche sulla nostra biologia e sulla nostra fertilità, maschile e femminile. Per questo, non possiamo considerare i diritti riproduttivi come un concetto a parte rispetto alla crisi climatica.

Mi piace pensare che ogni conversazione, ogni intervento a cui ho assistito, ogni episodio del mio podcast Femminismo Basico, ogni saggio letto sia un mattoncino che, negli anni, ha portato a costruire le fondamenta di Sorelle di Sangue.

Senza rivelare troppo, possiamo aspettarci qualche colpo di scena nel corso del romanzo? Quali sorprese hai riservato ai lettori?

Rispetto al mio romanzo d’esordio, A Distanza di Sicurezza, Sorelle di Sangue è un romanzo plot-driven, in cui la narrazione si concentra sul conflitto esterno, sull’azione, e non sull’interiorità dei personaggi. Senza rovinare la sorpresa, i colpi di scena ci sono eccome. Rispetto alla maggior parte dei romanzi distopici, che si basano su una chiara distinzione tra bene e male, in Sorelle di Sangue abbiamo invece anche dei personaggi moralmente grigi, che all’inizio possono sembrare delle figure positive, ma con il proseguire della storia scopriremo che hanno anche un lato oscuro, o che hanno fatto delle scelte sbagliate per dei motivi che forse alcuni lettori condivideranno. La scrittura di questi personaggi non è stata per niente semplice, ha fatto impazzire non solo me, ma anche le mie editor, e spero che il risultato vi piaccia!

Come hai creato l’ambientazione del tuo romanzo nel contesto del 2082? Cosa ti ha ispirato nel creare questo scenario futuristico?

Questa è stata una delle sfide più difficili! Sorelle di Sangue è la prima opera che scrivo con un’ambientazione futura, e confesso che il fatto di non potermi appoggiare su ricerche per il worldbuilding all’inizio mi ha destabilizzata. Ho immaginato una città sorta nel bel mezzo dell’Europa a partire da un polo logistico, e nella vita di tutti i giorni ho integrato una versione molto più evoluta delle tecnologie che ritrovo ogni giorno nel mio lavoro di consulente di strategia aziendale: intelligenza artificiale, modelli previsionali, dispositivi medici connessi, metaverso… Confesso che spesso mi sono ritrovata con 40 finestre del browser aperte per inseguire ogni scampolo di informazione anche solo lontanamente interessante, e impelagata in conversazioni fino a tarda notte con il mio fidanzato, appassionato di motori e Formula 1, sul funzionamento delle auto volanti. Con le mie editor abbiamo lavorato per molti mesi per costruire un worldbuilding strutturato e coerente, e devo dire che i risultati si vedono!

Qual è stato il tuo approccio alla scrittura dei momenti emotivamente intensi nel romanzo, come la perdita e il rapimento di Clara?

Come molti scrittori, ho un lavoro impegnativo che occupa la gran parte delle mie giornate. Per forza di cose, i momenti che dedico alla scrittura sono confinati alla tarda sera, o ai fine settimana. L’organizzazione è un requisito necessario: prima di iniziare la stesura, è fondamentale avere una scaletta dettagliata delle vicende, la disposizione temporale degli eventi, le schede dei personaggi e l’ambientazione ben chiara in testa.

Tutta la prima stesura del romanzo è stato un momento emotivamente impegnativo, all’interno del quale ci sono scene più complesse che devono essere scritte in diversi passaggi, se non addirittura riscritte da capo più volte. Spesso mi sono scontrata con l’immaginario comune dello scrittore che si siede e, in preda all’ispirazione, scrive capitoli su capitoli al primo colpo. Per me non è così: la mia è una scrittura riflessiva, che si costruisce uno strato alla volta.

Qual è stata la parte più gratificante di scrivere questo romanzo per te? C’è un momento o un tema che hai trovato particolarmente significativo durante il processo di scrittura?

Durante la stesura, il momento più gratificante è stato ricevere i messaggi della mia prima beta reader, Martina Peroni. Ero in un momento molto complicato, a causa del lavoro dovevo passare diverse settimane fuori casa, e avevo tanti dubbi riguardo a Sorelle di Sangue: mi sembrava “troppo” (troppo impegnativo, troppo provocatorio, troppo divisivo), e temevo non sarebbe piaciuto al pubblico.

Gli incoraggiamenti di Martina sono stati fondamentali per mantenere alta la motivazione, e di questo non la ringrazierò mai abbastanza.
Qualche giorno fa, tuttavia, ho ricevuto un messaggio di mio papà, da sempre avaro di complimenti: aveva letto i primi capitoli, e diceva che “non era male, forse anche meglio del primo”. C’è sempre, per ogni scrittore, quel momento in cui la tua famiglia legge la tua opera finita, e anche se è un’opera di fantasia ambientata nel futuro sai che cercheranno comunque di leggerci dentro le tue esperienze e l’idea che si sono fatti di te. E per quanto insista spesso sul separare l’autore dall’opera, confesso che quel “non male” mi ha fatto molto piacere.

Grazie per il tempo dedicato a esporre il tuo nuovo romanzo! Per chi fosse curioso e volesse contattare Valeria, ecco la sua pagina:

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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