Ogni tanto arriva un film che ti fa pensare di aver già capito tutto nei primi dieci minuti e poi ti prende a schiaffi con la sua evoluzione. Anora di Sean Baker è esattamente quel tipo di film. Parte con l’idea (apparentemente ovvia) della sex worker che si innamora del cliente ricco e sfortunato, ma poi la storia si infila in strade molto più interessanti, ironiche e, a tratti, anche dolcemente assurde.
I pro
Prima di tutto, finalmente un film che mostra la vita di una sex worker senza moralismi o caricature. Anora è una persona vera, con desideri, ambizioni e sentimenti. La sua relazione con il giovane miliardario russo sembra all’inizio la classica favoletta dell’amore improbabile, ma ecco la svolta: lui non è il principe incompreso, ma un mollaccione viziato senza un briciolo di spina dorsale. Bello vedere questo ribaltamento di ruoli, perché troppo spesso il riccone triste viene dipinto come una vittima della sua famiglia oppressiva, mentre qui è solo un parassita privo di carattere.
E poi i minion: sono uno spasso. Non sono i soliti gorilla senza cervello, ma individui caratterizzati alla perfezione, pieni di tic, con la pazienza di santi e la missione impossibile di riportare il povero riccastro sulla retta via. La loro gestione delle situazioni diventa comica in modo quasi slapstick: multe, carro attrezzi, figuracce epiche pur di compiacere i loro boss. Scelte registiche azzeccatissime che danno respiro a una trama altrimenti soffocante.
Ma il vero cuore del film è un altro. Anora, nel mezzo di questo caos, trova affetto e complicità in uno di questi uomini di famiglia. Un amore che nasce non dalla salvezza, non dal bisogno, ma dalla comprensione reciproca. Lui la vede per ciò che è, la sostiene mentre tutto intorno cerca di annullarla, e qui Baker colpisce nel segno: il vero amore non è una questione di status, ma di chi rimane al tuo fianco quando tutto va a rotoli.
I contro
Se proprio devo lamentarmi, le urla. Tantissime urla. Per carità, a volte funzionano, ma in certi momenti avrei voluto meno decibel e più tensione costruita in modo meno chiassoso. Inoltre, il ritmo iniziale zoppica un po’. Serve pazienza per entrare nel mondo del film, ma una volta dentro, ne vale la pena.
In definitiva, Anora è un gioiellino: divertente, cinico, romantico senza sdolcinatezze e con una protagonista straordinaria. Sean Baker continua a raccontare mondi ai margini con un tocco che riesce sempre a essere fresco e imprevedibile.
non il mio preferito di questa annata degli oscar, ma sicuramente non si fa dimenticare 🙂
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Grazie del commento Austin, sempre un piacere risentirti 😊
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