Quando il protagonista diventa il boss finale: un ribaltamento epico nella narrazione

Nei videogiochi, negli anime e nelle serie TV, le boss fight sono tra i momenti più intensi ed emozionanti, un momento che, se ben scritto, è superfigo e ti tiene incollato allo schermo con il fiato sospeso. Ma cosa succede quando il boss finale non è un nemico qualsiasi, ma proprio il protagonista che hai seguito e amato per tutta la storia? Questo colpo di scena cambia completamente le carte in tavola, creando una tensione incredibile e mettendo alla prova sia i personaggi che le emozioni di chi sta giocando o guardando.

Un esempione nel mondo dei videogiochi è Sonic Adventure 2: Battle, dove Sonic diventa il boss che devi affrontare nei panni del suo eterno rivale, Shadow. Questo cambio di prospettiva non solo mette in risalto il contrasto tra i due personaggi, ma obbliga anche il giocatore a sfidare direttamente il proprio eroe. Ritrovarsi a combattere contro chi hai sempre considerato il “buono” della storia è un’esperienza straniante e coinvolgente, che rende il tutto ancora più memorabile. In questi casi, trasformare il protagonista in antagonista per un momento non è solo un espediente narrativo efficace, ma un modo per far vivere al pubblico uno scontro emotivo oltre che spettacolare. Un colpo di scena inaspettato!

Questa tecnica non è limitata ai videogiochi: nel mondo degli anime, Attack on Titan porta questo concetto all’estremo con Eren Yeager, che da eroe si trasforma progressivamente in una minaccia esistenziale per l’umanità. Lo spettatore si trova quindi a chiedersi se il protagonista sia ancora dalla parte del giusto, generando un conflitto emotivo intenso. Anche in Code Geass, Lelouch diventa il nemico da abbattere nel climax finale, dove l’eroe assume il ruolo di tiranno con l’obiettivo ultimo di portare la pace. Il pubblico è costretto a rivedere la propria posizione rispetto al personaggio, che da paladino diventa sacrificio necessario.

A livello di scrittura creativa, l’uso del protagonista come boss non deve mai essere gratuito. Deve essere il culmine di un percorso narrativo ben costruito, che porti il pubblico a comprendere perché questo ribaltamento sia inevitabile. Un caso emblematico è quello di Red in Pokémon Oro e Argento: l’eroe del primo gioco diventa il boss finale del secondo, rappresentando l’apice della sfida per il giocatore, un simbolo dell’esperienza accumulata lungo il viaggio. Questo funziona perché Red non è stato semplicemente trasformato in un boss arbitrario, ma incarna il massimo obiettivo da raggiungere, rafforzando il valore della crescita e della competizione.

Perché questa scelta funziona così bene? Il primo motivo è l’hype generato: il pubblico è coinvolto emotivamente con il protagonista e trovarsi contro di lui è un momento di tensione massima. Se ben eseguita, questa tecnica può creare alcuni degli scontri più memorabili, proprio perché si basa sulla familiarità e sul legame emotivo del pubblico con il personaggio. Se mal gestita, rischia di risultare forzata, con un impatto narrativo meno efficace.

Un altro fattore chiave è il significato simbolico dello scontro. Quando un protagonista diventa boss, lo scontro assume spesso un valore più profondo del semplice duello fisico: rappresenta la fine di un viaggio, una resa dei conti interiore o una prova definitiva. Vergil in Devil May Cry 3 è un perfetto esempio: il combattimento finale contro il fratello di Dante non è solo una lotta spettacolare, ma la chiusura emotiva di una rivalità costruita per tutto il gioco. L’incontro non è solo spettacolare, ma inevitabile, e proprio per questo ha un impatto maggiore.

In definitiva, l’uso del protagonista come boss è un’arma potentissima nelle mani degli sceneggiatori. Se ben realizzato, può creare momenti indimenticabili e carichi di pathos. Ma deve essere sempre giustificato, radicato in una narrazione solida e capace di sfruttare al meglio il legame che il pubblico ha con il personaggio.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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