Benvenuti su Pillole di Folklore e Scrittura, lo spazio dove parole, emozioni e creatività si incontrano per dare voce a storie autentiche e talenti emergenti.
Oggi abbiamo l’onore di ospitare una giovane autrice, brillante e poliedrica: Giulia Caputo. Studentessa di Medicina, artista e poetessa, Giulia ha recentemente pubblicato due raccolte poetiche intense e toccanti, Meravigliosa Grazia e Diva 33.
Attraverso le sue parole, ci condurrà in un viaggio tra lutto, rinascita, memoria e spiritualità. Scopriamo insieme cosa si cela dietro i suoi versi.
La sinossi di Meravigliosa Grazia:
“Vento, pace e silenzio, tra le dune di una spiaggia lontana, per ritrovare noi stessi, per risalire lungo la china che, dall’abisso, può riportarci in superficie, sperando in un lungo sospiro di felicità. All’interno della raccolta vi sono ben sessanta poesie, divise in tre gruppi in base alle emozioni che ognuno può provare, in più attimi della sua vita. Si può incappare in un forte dolore, inciampare nei ricordi, oppure si prova a vivere il presente, senza dimenticarsi, ogni tanto, di dare uno sguardo al futuro e a ciò che si chiama speranza. “Meravigliosa grazia” non è solo una raccolta di poesie, ma anche di pensieri, di dialoghi, di quelli più difficili, quelli tra una madre e una figlia, tra la vita e la morte, tra i ricordi di ieri e le preoccupazioni del domani.”
La sinossi di Diva 33:
“In questa raccolta l’autrice si ricollega alla rinascita interiore di chi crede di aver perso sé stesso a causa di un profondo dolore. Verso dopo verso, quel male svanisce, lasciando spazio a un insieme di anime rinate in cerca d’amore, essenze divine, redente, vicine a Dio a da Costui salvate. Da piccole “foglie morte” si va in scena, protagonisti indiscussi dello spettacolo della vita.”
Giulia, benvenuta! Iniziamo dall’inizio: cosa ti ha spinto a raccogliere i tuoi pensieri e trasformarli in poesia?
Intanto, grazie di cuore per avermi dato la possibilità di parlare dei miei scritti. In particolare, questa attività è nata in seguito a un periodo molto buio per me. Ho perso una persona cara, e la sofferenza ha fatto il suo corso. Scrivere è stata come una sorta di cura, che ha impegnato la mia mente a tal punto da distoglierla dall’apatia e dall’anedonia che provavo. In quei giorni tristi, mia madre mi ha mostrò un piccolo quaderno impolverato, dove era solita raccogliere poesie e pensieri. Mi ha chiesto lei stessa di dar forma a quei suoi scritti adolescenziali ai quali non era mai riuscita a dare vita. Ho scelto la poesia per tale motivo; per emergere insieme a lei da un abisso profondo che ci ha impedito, per tanto tempo, di esprimere ciò che avremmo voluto essere. La sofferenza e la sua condivisione, in tal caso, sono maestre di vita.
“Meravigliosa Grazia” affronta temi profondi come il lutto e il dialogo interiore. C’è un momento o un’immagine che senti rappresenti l’anima del libro?
Sì, direi di sì. Proprio durante la fase in cui ho attraversato il lutto, in tutta la sua interezza e spessore, ho cercato una comunicazione con la persona che ho perso. In molte poesie della raccolta mi rivolgo a lei, e lo faccio come se volessi interloquire con me stessa. Mi appello a una persona che non c’è più, certo, ma anche al sentimento che ho provato per lei è che, vivo più che mai, solca il cammino della mia vita ancora oggi. L’amore, si tratta di questo. Una presenza, un cenno, che continuo a ricercare nelle mie stanze vuote. Tutto ciò credo sia riassunto nella poesia dalla quale prende il nome questa silloge: Meravigliosa Grazia. Immagino mia nonna – Grazia, per l’appunto – come una radice strappata alla vita, alla mia stessa esistenza. La chiamo, mi rivolgo a lei, immaginando e sperando che si trovi davvero in un posto migliore di quello che ha lasciato così dolorosamente.
“Diva 33” è invece un cammino di rinascita: quanto c’è di autobiografico in questo percorso verso la luce?
In ogni cosa che scrivo, da piccoli pensieri a interi scritti, c’è sempre un pizzico di autobiografico, a volte più evidente, altre meno. Di certo, quando scrivo, parto sempre da qualcosa di intenso che ho vissuto o provato, e da lì le parole scorrono veloci, non sempre seguendo un ordine preciso. Per quanto riguarda Diva 33, ho voluto compiere un passo in avanti, molto importante, avvicinandomi a una luce alla quale in realtà non ho mai creduto realmente. Sono numerosi, nella raccolta, termini quali “dea, divino, Dio, diva”, etc. Ho voluto timidamente avvicinarmi a un mondo che non mi appartiene ma che spero che esista. Si tratta di un viaggio di rinascita per risalire dal profondo abisso in cui mi sono ritrovata dopo la perdita della mia cara nonna. Posso quindi dire che in questa seconda raccolta, la componente autobiografica è presente in modo importante.
Le due raccolte sembrano complementari, quasi in dialogo. Le hai pensate come due tappe dello stesso viaggio emotivo?
Esatto. Volendo unire le due raccolte in una sola, si evincerebbe un singolo percorso ininterrotto. Un percorso che dal dolore, porta all’accettazione e al superamento dello stesso, indirizzando chiunque verso un ulteriore cammino di rinascita. In tal caso la sofferenza si mostra protagonista in senso positivo, poiché rappresenta un insegnamento e un’occasione per trasformare in utile ciò che di buono siamo in grado di scovare in tutte le sfaccettature del dolore. In una di quelle, forse, potrebbe esserci una luce, e io l’ho trovata.
Oltre alla poesia, sei attiva anche nel teatro, nella musica e nello studio della Medicina. Come convivono questi mondi nella tua scrittura?
Ammetto che conciliare tutte queste attività non è semplice. Mi ritrovo ogni giorno con mille idee in testa e non riesco a organizzarle come vorrei. Mi piacciono più cose, molte, e spesso non riesco a farle combaciare. Di certo, tutte contribuiscono al mio benessere fisico, psicologico e sociale. Specie la musica e il teatro hanno rappresentato – e lo fanno ancora – quel desiderio di rinascita di cui parlo nei miei testi. Salire su di un palcoscenico, ha reso tutto questo possibile. Dico sempre che i protagonisti di Diva 33 sono anime che hanno perduto l’amore e che poi lo ritrovano lungo il loro cammino, ritornando finalmente a essere protagonisti del palcoscenico della loro vita.
Hai pubblicato queste raccolte nel 2024: cosa hai imparato da questa prima esperienza editoriale e cosa bolle in pentola per il futuro?
Ho imparato che scrivere ha potuto liberarmi da insicurezze e paure tenute nascoste per troppo tempo. Il tutto mi ha reso più coraggiosa, come se questa attività fosse per me – e può esserlo per chiunque – una sorta di analisi curativa e di viaggio introspettivo dentro me stessa. Il risultato è stato di certo positivo. L’emozione poi, di aver pubblicato un libro e sapere che almeno una persona riuscirà a immedesimarsi in ciò che ho scritto, è unica e continua a vivere dentro me. Per tale motivo, per quest’anno bolle qualcosa in pentola: una raccolta di racconti che non vedo l’ora di pubblicare. Per ora, non voglio dire di più, sperando di suscitare un po’ di sana curiosità in chi vorrà leggermi.
Grazie di cuore a Giulia Caputo per aver condiviso con noi il suo mondo interiore fatto di parole, silenzi e rinascita. Le sue poesie ci ricordano che anche nelle pieghe più oscure dell’esistenza può sbocciare una nuova luce.
Continuate a seguirci su Pillole di Folklore e Scrittura per altre storie, voci e ispirazioni dal cuore della creatività. Alla prossima intervista!
Link all’acquisto 👉