Si parla di plot armor quando il protagonista o uno dei personaggi principali di un racconto esce illeso, a livello fisico o psicologico, da una situazione in cui, a rigor di logica, dovrebbe subire una sconfitta. Un esempio classico è l’eroe che sopravvive a una ferita mortale senza alcuna spiegazione plausibile o che si salva in ogni situazione difficile per pura fortuna. Se nella trama sono presenti troppe situazioni di questo genere, si corre il rischio di mettere a dura prova la sospensione dell’incredulità del lettore, che potrebbe arrivare a pensare “A X va sempre tutto bene solo perché svolge un ruolo importante nella storia!”.
Ricorrere ogni tanto ai colpi di fortuna o a un deus ex machina non è per forza sbagliato, ma bisogna stare attenti a non lasciarsi prendere la mano e cercare di dare il giusto spazio alla logica. Se il vostro protagonista è alle prime armi con la boxe e, per qualche strana ragione, si ritrova coinvolto in una scazzottata col campione dei pesi massimi, pensateci cento volte prima di farlo vincere in modo netto. Mettetevi sempre nei panni del lettore e fatevi questa domanda: “Mi sento preso in giro da questa scena?”. Se la risposta è sì, cambiatela subito, senza se e senza ma.
Per evitare fraintendimenti, ci tengo a specificare che far uscire vittoriosi i propri personaggi dalle avversità non è sbagliato, anzi. Tuttavia è importante dosare e contestualizzare le vittorie, altrimenti si corre il rischio di dare vita a dei protagonisti invincibili o, ancora peggio, a delle Mary Sue. Le sconfitte, se ben gestite, sono perfette per far crescere i personaggi e aiutano a rendere molto più dolce e atteso il momento del trionfo. La chiave del successo, come sempre, sta nel trovare il giusto equilibrio. Non create un eroe infallibile o un eterno perdente, ma un personaggio “umano”, col giusto mix di pregi e difetti, abilità e lacune.