Quando le parole danzano con la musica – “Ti canto una storia. Racconti e canzoni” ft. Annamaria Esposito

Benvenuti a Pillole di Folklore e Scrittura, lo spazio dove storie, emozioni e creatività si intrecciano. Oggi siamo felici di accogliere Annamaria Esposito, autrice di un’opera originale e intensa: Ti canto una storia. Un libro che è molto più di una raccolta di racconti — è un viaggio narrativo-musicale, dove le canzoni non accompagnano semplicemente le parole, ma diventano parte integrante del racconto. Prepariamoci a scoprire come suoni, emozioni e storie possano fondersi in un’unica esperienza coinvolgente e profonda.

La sinossi:

“È possibile dare immagine a suoni e parole? Alcune storie vengono narrate, altre filmate, e altre ancora vengono cantate. “Ti canto una storia” è un viaggio all’interno di sette diverse narrazioni. Ogni racconto viene narrato in relazione alla musica: le canzoni saranno da sfondo alle vicende dei personaggi. La musica completa il racconto e viceversa, non sono due realtà separate, bensì un’unica dimensione perfettamente incastrata. I sette racconti sono dunque frutto di una rielaborazione di idee e di immagini che si ispirano ad una canzone. Nessuna storia ha un collegamento logico e narrativo con le altre, eccetto una trilogia: le vicende di un nipote e di un nonno -Jame e James Junior, che soffrono dello stesso malessere esistenziale. Gli altri racconti trattano i temi più cari delle canzoni: fantasia, amore, nostalgia, rabbia e rancore.”

Com’è nata l’idea di unire racconti e canzoni in un unico progetto narrativo?

L’idea di unire racconti e canzoni in un unico progetto narrativo è nata da una sensazione. Bastava iniziare ad “abbozzare” la storia e la musica mi suggeriva il seguito. Così sono nati sette racconti ispirati a sette canzoni. Ho voluto rendere omaggio alla forma d’arte più autentica.

Nel libro parli di un’unica dimensione tra musica e racconto. Puoi spiegarci come riesci a costruire questo equilibrio nei tuoi testi?

Un racconto si impegna a concentrare tutta una serie di informazioni in una narrazione ridotta rispetto a un libro contenente un’unica storia. Nel mio libro i racconti sono sette. Le storie che vengono raccontate non hanno un inizio e non hanno una fine: non spiego come il protagonista sia arrivato fino al punto in cui inizia la narrazione, non accenno a cosa il protagonista andrà incontro dopo la fine della narrazione. Sono storie sospese che devono essere completate dal lettore… e dalla musica. La musica entra bruscamente nella narrazione drammatizzando, romanzando, enfatizzando la vita dei personaggi. Le canzoni, alle quali sono ispirati i racconti, si configurano quasi come ulteriori personaggi nella storia che cercano di ricostruire tutte le dinamiche e possibili prospettive della storia. Immagino il lettore approcciarsi alle storie: “ora è chiaro, è la canzone che parla”.  Insomma, una chiave interpretativa. Il racconto è musica e la musica è racconto. Un equilibrio perfetto.

La trilogia con James e James Junior è l’unica parte con un filo narrativo continuo. Che cosa ti ha ispirato nel creare questa connessione tra le due generazioni?

Il dramma e la dinamica familiare sono sempre presenti nei libri, nelle storie e nelle canzoni che mi appassionano e dai quali traggo ispirazione. Si tratta di un tema delicato e ben articolato. Mi sono ispirata a Pink, personaggio semi-autobiografico a sua volta ispirato a Roges Waters. James Senior e James Junior sono personaggi esistenzialmente complessi, quel tipo di personaggi che hanno più di una storia da raccontare che vale la pena sentire.

I temi affrontati – nostalgia, amore, rabbia, fantasia – sono molto profondi. Come scegli la canzone giusta per ispirare ciascun racconto?

Ho assecondato una sensazione, difficile da spiegare. Ho passato tanti anni con le canzoni in testa. “Ti canto una storia” è il risultato di tutti questi anni.

Alcuni racconti sono anche “cantabili”. C’è un intento performativo dietro l’opera? Hai immaginato letture accompagnate da musica dal vivo?

Alcuni pensieri dei protagonisti (il libro predilige il monologo interiore) sono stati pensati per diventare il testo di una canzone, ma poi ho cambiato idea. Non c’è un intento performativo, mi sono divertita a seguire quella solita sensazione.

Cosa speri che resti al lettore una volta chiusa l’ultima pagina (o ascoltata l’ultima nota) di Ti canto una storia?

Spero che resti un po’ di angoscia! Sì, lo spero. Perché una storia non può ritenersi riuscita se non lascia un po’ di angoscia.

Grazie di cuore ad Annamaria Esposito per averci accompagnati in questo viaggio emozionante tra parole e melodie. Ti canto una storia ci ricorda che la scrittura può assumere tante forme, e che la musica può essere più di una colonna sonora: può essere parte del racconto stesso. Continuate a seguirci su Pillole di Folklore e Scrittura per nuove storie, nuove voci e nuove emozioni. Alla prossima puntata!

Avatar di Sconosciuto

Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

Lascia un commento