I miei inizi di scrittura – Wolf Lonnie Ace Attorney caso 2: La morsa inoppugnabile

Se il primo caso della saga Wolf Lonnie: Ace Attorney era una spensierata gita in aula tra funghi e testimoni stonati, il secondo è stato tipo: “Ehi, e se uccidessi un personaggio importante così, senza motivo?”.
Così nacque La morsa inoppugnabile: il mio secondo caso, scritto di getto, senza piani, senza coerenza strutturale, e con più colpi di scena di quanti il mio io quindicenne potesse effettivamente gestire.

E sì, lo ammetto: non avevo minimamente idea di dove volessi andare a parare. Ho letteralmente fatto morire la madre di Ayane, la mia spalla narrativa principale, solo perché… boh, mi sembrava una cosa seria. Penso. Credo. Qualcuno la chiamerebbe “scelta drammatica”. Io direi “improvvisazione selvaggia”.

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I miei inizi di scrittura – Wolf Lonnie Ace Attorney caso 1: Ululato

Questo post sarà una serie di altri articoli dove vi racconterò, con riassunto + commento personale, della mia primissima serie di storie, e come mi hanno aiutato a crescere (una versione estesa di quest’altro articolo). Per chi lo volesse, allegherò un link al google drive dove ho caricato tutti i capitoli in “sacra memoria”, ma l’articolo (e gli articoli a venire) si concentrerà principalmente su un riassuntone + commento di tutto il mio esordio come scrittore di fanfiction. Quindi cominciamo dall’inizio. L’inizio di tutto.

Quando avevo 15 anni, tanta voglia di scrivere e zero pensieri su “stile” o “profondità narrativa”. Ero appena uscito dalla sbornia post-Phoenix Wright e Apollo Justice (Dual Destinies non era neanche lontanamente nei radar), e decisi di buttarmi in una saga Ace Attorney-like tutta mia: Wolf Lonnie: Ace Attorney. Il risultato iniziale? Un’esplosione (letterale) di cliché, colpi di scena improbabili, battute sceme e personaggi sopra le righe. E vi dirò: è stato magnifico.

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Rivali contraltari, non rivali idioti – il caso di Sonic e Shadow

C’è una piaga che affligge le storie di rivalità: si chiama “odio sterile”. Avete presente quei personaggi che si urlano addosso, si insultano con frasi prese da una telenovela degli anni ‘90 e sembrano più impegnati a farsi le pulci che a far avanzare la trama? Ecco. Oggi vogliamo parlare di come evitare quella trappola quando si scrivono rivali contraltari, prendendo a modello una delle coppie più iconiche (narrativamente parlando): Sonic e Shadow.

Perché sì, c’è una differenza abissale tra “essere rivali” e “odiarsi per sport”. E una buona rivalità, ben scritta, può elevare una storia da “meh” a “meravigliosa” (vedi scrittura di Shadow in Sonic Boom vs scrittura di Shadow in Sonic 06). Quindi parliamone.

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Quando ChatGPT diventa un revisore inaffidabile — Cronaca di un Beta Reader virtuale a processo

Immaginate di avere tra le mani una saga legale complessa, stratificata, ispirata a Ace Attorney, una fanfiction molto lunga (la mia prima storia) — ma con ancora più colpi di scena, omicidi, biochimica, segreti di famiglia e un protagonista che lotta a suon di obiezioni e bugie nascoste dalle persone a lui più vicine.
Immaginate di voler testare il vostro nuovo editor virtuale: ChatGPT, l’intelligenza artificiale di OpenAI (o detto meno romanzato: ho voluto rivivere vecchie storie che ho scritto una vita fa e sentire le sue opinioni a riguardo).
Un alleato infallibile per riletture? Una memoria enciclopedica? Ecco, no. Spoiler: a processo, ChatGPT perderebbe la causa per diffamazione contro sé stesso.

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Il protagonista che non dice tutto (anche a te): costruire un personaggio riservato – il (secondo) caso di Phoenix Wright

Beh, un’altra analisi per lo stesso personaggio, ma guarda un po’!

Phoenix Wright non è l’angelo di porcellana che molti si ostinano a dipingere. È un bugiardo selettivo, un ironico silenzioso che ti offre un sorriso educato mentre dentro di sé esprime giudizi su tutto e tutti. Eppure, proprio questa dicotomia è ciò che lo rende uno dei protagonisti più riusciti e longevi nel panorama videoludico e narrativo.

Quindi, se anche tu vuoi creare un personaggio riservato che funzioni — non uno di quei figuranti piatti che “parla poco perché è misterioso” (à la Sasuke) ma di fatto non ha nulla da dire — allora mettiti comodo. Analizziamo insieme la lezione di scrittura dietro il buon Phoenix e vediamo come non farti sgamare dal lettore mentre tessi trame di segreti e allusioni.

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Chi eravamo prima del Tempo?

Vi capita mai, a volte, durante la notte di svegliarvi con un nodo in gola? A me? Beh, sì… un sogno, magari lo stesso di tante altre volte, mi scuote dall’interno come se volesse dirmi qualcosa. Resto lì, al buio, con il cuore che batte troppo forte e mi chiedo: chi sono veramente? Chi siamo veramente? Ed eccola di nuovo quella sensazione di aver vissuto qualcosa che non riesco a spiegarmi. Un nome sconosciuto che mi rimbomba in testa, un volto antico che si affaccia nei sogni, un dolore profondo senza ferita visibile. E se fossero ricordi non di questa vita ma di un’altra? Ricordi sepolti sotto strati di tempo che riemergono quando la luna è alta e il silenzio fa tremare l’anima.

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Il cattivo da film hollywoodiano funziona ancora? Sì – Il caso di Albert Wesker

C’è una regola non scritta nel mondo della narrativa: se il tuo cattivo somiglia troppo a un villain da filmaccio anni ‘80, forse è il caso di rivedere la sceneggiatura. Occhiali da sole al chiuso? Male. Monologhi su come sterminare l’umanità per “salvarla”? Peggio. Aspirazioni da divinità? Dai, su.

Eppure…

Albert Wesker, con il suo guardaroba total black, la voce da doppiatore teatrale e i piani da James Bond sotto steroidi, è uno dei cattivi più amati e riconoscibili della storia dei videogiochi. Sì, proprio lui, quello che in Resident Evil 5 ci regala perle immortali tipo:

“In less than five minutes, we will reach the optimal altitude for missile deployment. Uroboros will be released into the atmosphere, ensuring complete global saturation.”

Trovami un villain Marvel che abbia detto qualcosa di altrettanto extra.

La verità è che Albert Wesker non funziona nonostante sia una macchietta, ma proprio perché lo è. E da questo possiamo imparare molto.

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Versi in fuga – “Chiusi in una Scatola” ft. Nancy Savino

Benvenuti su Pillole di Folklore e Scrittura, lo spazio dove parole, emozioni e visioni si intrecciano. Oggi ci immergiamo nella potenza evocativa della poesia con Nancy Savino, autrice della raccolta Chiusi in una Scatola – sesto volume della serie I Capolavori in versi. Un’opera che raccoglie riflessioni profonde su amore, libertà, desiderio e connessione emotiva, scritte con lo sguardo delicato di un’osservatrice appassionata.

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Come resuscitare un personaggio dopo averlo distrutto – il caso di Shadow the Hedgehog

C’è una forma d’arte sottovalutata nell’universo narrativo: la resurrezione dignitosa. No, non stiamo parlando di zombie, reboot confusi o di quel momento in cui un personaggio torna dal nulla con più muscoli e meno cervello. Parliamo di far rinascere un personaggio a livello narrativo, riportandolo alla gloria dopo anni di scrittura pigra e svilente. E se c’è un personaggio che incarna perfettamente questo viaggio tra gloria, oblio e redenzione, è Shadow the Hedgehog (che, non smetterò mai di dirlo, è il mio personaggio preferito in qualsiasi media narrativo, quindi questo articolo è a lui dedicato con il cuore).

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Come scrivere un personaggio tragico senza sembrare inutilmente drammatici – il caso di Aki Izayoi

Parliamoci chiaro: creare un personaggio tragico che funzioni davvero è più difficile che far piangere un sasso. Oggi chiamiamo “tragico” chiunque abbia avuto un’infanzia meh e ora guarda nel vuoto mentre piove. Ma la tragedia non è tristezza gratuita o piagnistei. È un percorso, un declino, una discesa lenta e comprensibile verso l’abisso. E chi meglio di Aki Izayoi di Yu-Gi-Oh! 5D’s per dimostrarcelo?

Sì, quella con le rose e i poteri da “ho pensato troppo forte e ora ho distrutto la scuola”. Esatto. Proprio lei.

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