Rispetto ad altri film dello stesso autore, questo è meno complesso e più facile da seguire, godibile per un pomeriggio di relax. L’ambientazione è realistica, il tocco magico è dato unicamente dalla presenza, considerata rara ma normale, di streghe come la protagonista Kiki.
La trama è piuttosto semplice: la giovanissima Kiki deve trascorrere un anno di apprendistato fuori casa. La sua unica capacità è volare. Viene subito specificato che le streghe della passata generazione possiedono anche altre abilità e scopriremo poi che neppure i corvi sono più loro aiutanti. Questi fattori danno un tocco di amarezza alla storia e la sensazione che il rituale al quale si sta per sottoporre la protagonista sia ormai svuotato e depotenziato. La madre di Kiki crede che, cambiati i tempi, l’apprendistato a tredici anni sia prematuro: insiste per far partire la figlia con la sua scopa- più sicura e affidabile di quella appena costruita dalla ragazzina, e la guarda mentre prende il volo con difficoltà.
La fondata preoccupazione della madre della protagonista apre uno squarcio sulla condizione del giovane in generale: un soggetto sempre sguarnito di risorse se paragonato ai suoi antenati, facile ad abbattersi quando si confronta con i propri coetanei, contrastato da una società poco accogliente nella quale sono tuttavia ben nascoste delle brave persone. Osono e, senza parole, suo marito, comprendono che Kiki ha bisogno di essere incoraggiata nel suo percorso di crescita e la aiutano a mettere su la sua piccola attività di consegne a domicilio.
E’ suggerita più volte la formazione di un nuovo nucleo familiare: nel modo in cui la ragazzina viene spinta verso Tombo, nel parallelismo con la storia di sua madre- che nella città in cui fece l’apprendista mise anche su famiglia, nei pensieri della stessa protagonista. E’ importante anche l’incontro con Ursula, una giovane artista che vive sola nei boschi dipingendo corvi. Questo personaggio bendisposto ed eccentrico, scambiato pure per un maschio, ha scelto di dedicare la propria vita a ciò che ama sfuggendo a ogni schema e sarà una figura guida per Kiki.
E’ facile identificarsi con la protagonista, che affronta i problemi di chiunque per la prima volta si sia dovuto trasferire da solo in un posto nuovo e sconosciuto: trovarsi una sistemazione e renderla congeniale alle proprie necessità, instradarsi a fatica nel mondo del lavoro, farsi bastare i soldi per la spesa rinunciando alle frivolezze. Kiki si sente anche limitata dalla divisa da strega che è tenuta a indossare e alla quale cerca di dare una nota di colore dove possibile, in un’età in cui desidera apparire graziosa e un po’ più simile ai suoi coetanei; il fatto è che per la sua straordinarietà deve percorrere una strada tutta sua, non senza difficoltà: la magia che ha sempre dato per scontata è qualcosa senza la quale non può che mettere in discussione tutta la sua persona.
Nel complesso il film è leggero, ma vengono toccate anche tematiche serie: durante il viaggio alla ricerca di una sistemazione, Kiki sorvola una città fortemente inquinata; la giovane strega incontra anche delle donne anziane lasciate a se stesse, buone e generose, i cui regali vengono disprezzati, e ne rimane profondamente colpita; infine, la solitudine che Kiki placa con la radiolina portatile- che si rivela via via sempre più insufficiente, come a indicare che non si può sfuggire al proprio disagio, è a tratti soffocante. La canzone trasmessa durante l’andata, Rouge no Dengon, parla sì di una storia di tradimenti, ma anche di un viaggio in solitaria e della ritrosia a tornare indietro: per Kiki è necessario partire proprio quella notte, al di là del meteo, perché si è fatta coraggio per affrontare l’inevitabile distacco dalla sua casa.
La solitudine di Kiki è placata anche dal gatto Jiji, suo aiutante, ma una volta che i due accettano, rispettivamente, l’amicizia di Tombo e l’interesse di una gattina, perdono la capacità di interloquire: Kiki non ha più bisogno di un saggio interlocutore immaginario.
Camilla
bel film, non la mia Ghibli preferita ma cmq un bel film
la cosa del viaggio di formazione non l’avevo recepita così bene, ma solo a me è sembrato che il problema del volo sia stato risolto un po’ troppo in fretta?
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No, in effetti quell’abilità viene persa e recuperata piuttosto bruscamente senza dare molte spiegazioni!
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