Diario di viaggio in Barcellona

Barcellona è una meta molto discussa e conosciuta sia per il suo patrimonio culturale e artistico, sia, purtroppo, in fatto di scippi e furti.

Senz’altro un luogo di vacanze che un po’ tutti abbiamo visitato, quest’anno ho “recuperato” anch’io con la mia fidanzata e, a vacanza conclusa, ho voluto subito scrivere quest’articolo per mettere a caldo le mie impressioni.

Giorno 1 – L’arrivo, l’hotel e Castelldefels

Volendomi trattare bene, ho scelto (abbastanza a casaccio e frettolosamente) un hotel a circa 40 minuti di treno da Barcellona (approfondirò dopo).
L’albergo, a quattro stelle, si è subito presentato benissimo, con una splendida piscina all’aperto che sia io sia la mia ragazza abbiamo usato quasi tutti i giorni, una sauna e una camera spaziosa e accogliente.


La colazione non era inclusa, ma abbiamo presto capito come aggirare il problema.
Infatti, e sarà un argomento su cui tornerò più tardi parlando invece di Barcellona, i supermercati di Castelldefels (o almeno quelli che ho visitato) erano incredibilmente economici. Ad esempio, un cornetto costava a malapena un euro, una spesa completa quindici euro. Abbiamo ovviamente acquistato prodotti per le colazioni e le cene approfittando di questi prezzi.

Castelldefels in sé non è stata niente di troppo entusiasmante: a parte l’omonimo castello, comunque non sempre aperto al pubblico, non abbiamo trovato granché di degno di nota.

In ogni caso, per la prima giornata, non avevamo in programma niente di particolare e, infatti, ci siamo limitati a esplorare il castello e il giardino circostante.

La vera visita è cominciata il giorno dopo.

Giorno 2 – Prime impressioni e Sagrada Família

Come detto prima, il nostro hotel si trovava a 40 minuti di treno da Barcellona: tale treno, inizialmente frutto di tanti interrogativi e ansie da parte mia e della mia ragazza, si è poi rivelato parecchio comodo.

Passa infatti ogni 15 minuti circa e ci ha permesso di raggiungere molto comodamente i luoghi d’interesse di Barcellona. E non solo: l’abbonamento, al modico prezzo di 11 euro, era valido anche per gli autobus e le metro.

All’arrivo in città, abbiamo notato subito una differenza con Castelldefels: i prezzi sono schizzati alle stelle, in particolar modo per le attrazioni turistiche.
Non abbiamo infatti visitato l’interno della celebre casa Batlló di Gaudí, costando la bellezza di 80 (ottanta!!!) euro in due. Ci siamo limitati a vederla dall’esterno.

Le strade barcellonesi erano un po’ più sull’urbano classico e meno balneari/marittime di quanto credessi.

Un piccolo dettaglio, tra i vari di cui parlerò: l’acqua delle fontanelle fa, sarò diretto, veramente, ma veramente schifo e, in generale, le bottigliette vengono vendute a prezzi molto alti e per neanche un litro intero (dandomi l’impressione, ma lo dico senza aver fatto ricerche particolari, che l’acqua è un bene un po’ più prezioso rispetto a Roma).
Come premesso, avevo spesso sentito parlare di furti, rapine e scippi, e in effetti ci è capitato di assistere a un probabile episodio di borseggio ma, a parte quello, tutta quella grande criminalità di cui tanto si parla non l’ho proprio notata (anzi: i barcellonesi si sono rivelati molto gentili, cordiali e disponibili, sempre pronti a dare aiuti e indicazioni a turisti smarriti e confusi).
Altra nota: rispetto alle altre città estere che ho visitato, lo spagnolo medio non ha conoscenza dell’inglese (e nemmeno, a volte, nei ristoranti, come non ci si aspetterebbe), ma non è così difficile farsi capire se si ha una conoscenza scolastica dello spagnolo (come nel mio caso).

Dopo una lunga scarpinata, abbiamo potuto visitare la Sagrada Família, la celebre opera architettonica di Gaudí.
Dall’esterno, si tratta di un complesso gigantesco, imponente, pieno di dettagli e particolari al punto da lasciare senza fiato. Non avevo mai visto niente del genere in vita mia. Anzi, scoprire che, in realtà, la costruzione deve essere ancora terminata (per questo si notano delle gru) mi ha lasciato abbastanza di stucco.

Ma la vera sorpresa e meraviglia è all’interno: un gioco di luci e riflessi geniale. Quando entri, sei immediatamente colpito dall’altezza vertiginosa delle colonne e dalla sensazione di essere in una foresta di pietra, come se gli alberi si elevassero verso il cielo.

Ovunque si guardi, ci sono dettagli intricati e decorazioni che riflettono la devozione di Gaudí alla religione e alla natura. Dalle piccole sculture di animali e piante ai dettagli astratti che ricordano le forme naturali, ogni elemento sembra avere un significato profondo e una connessione con il mondo naturale e divino.

Conclusa la visita, abbiamo soddisfatto il mio palato con una ricca paella di mare e una deliziosa crema catalana.

Rispetto alle imitazioni italiane, la paella ha un sapore più preciso e il riso non è incrostato alla padella. Detto più terra terra, non è un riso e sugo con qualche vongola messa lì tanto per.

La crema catalana non è una crema bruciacchiata in superficie, ma ha, invece, una crosta croccante e caramellata, dall’aspetto simile al vetro, davvero deliziosa.

Giorno 3 – In fondo al mar!

La terza giornata era quella che più mi intrigava: la visita all’acquario di Barcellona.

Un piccolo appunto (in positivo) tanto per iniziare: i barcellonesi non sono particolarmente fiscali sugli orari. Anzi, i miei biglietti (sia Sagrada Família che acquario) erano alle 11, ma abbiamo potuto entrare tranquillamente prima.

L’acquario era ciò che mi aspettavo e perfino di più. All’inizio si presenta come un normalissimo acquario con vasche di pesci di vari tipi, ma si evolve, a circa metà visita, in uno spettacolo a dir poco mozzafiato.

Un nastro trasportatore ci ha portati lungo un tunnel circondato da vasche zeppe di squali, mante e pesci di ogni tipo.
Ovunque guardassimo, i pesci, incuriositi, ci passavano vicino, a pochi metri (percepiti). Erano emozioni che mai avevo vissuto, e che l’acquario di Barcellona mi ha regalato.
Sembrava di essere in fondo all’oceano.

Mi sarei aspettato che la visita terminasse lì, con quel climax spettacolare, e invece, con mia piacevolissima sorpresa, è proseguita con vasche di pinguini, altri pesci e perfino uno stagno artificiale dove era possibile dare da mangiare alle carpe (che emergevano in superficie apposta per prendere il cibo dalle mani – un po’ inquietante ma divertente).

Vale decisamente la pena visitare l’acquario se si è in vacanza a Barcellona. La sua fama è ampliamente meritata.

Subito dopo, abbiamo visitato lo zoo di Barcellona, sito all’interno del parco della Cittadella, ma venendo da Roma, e avendo ovviamente visitato il Bioparco, posso dire che purtroppo lo zoo barcellonese non reggeva del tutto il confronto.

In ogni caso, vi propongo qualche mio scatto per darvi un’idea di cosa potreste trovare.

Giorno 4 – Parc Güell e scalinate distruggipiedi

L’ultimo giorno è stato dedicato a Parc Güell, un parco pubblico famoso poiché progettato da Gaudí.

Parc Güell si trova in una zona abbastanza dislocata a Barcellona, motivo per cui abbiamo cambiato metro un paio di volte, ma niente di drammatico.
Il vero dramma è arrivato quando ci siamo resi conto che il parco si trovava in cima a una interminabile salita, a cui sono abbastanza riconoscente per le centinaia di calorie che certamente mi avrà fatto bruciare. Mi è stato in seguito detto che esistono scale mobili che portano direttamente al parco, ma non ci ho fatto caso.

Il parco in sé è molto affascinante, sia per la presentazione del percorso, con vialetti tortuosi, pergolati in pietra e vari elementi decorativi ispirati alla natura, come piante esotiche, palme e fiori colorati, sia per, ovviamente, il genio architettonico di Gaudí.

Quando entri nel Parc Güell, una delle prime cose che cattura l’attenzione è la grande scalinata che conduce alla famosa “salamandra” o “dragone”, una scultura ricoperta di mosaici colorati, simbolo del parco.

Ancor prima della scalinata, la terrazza che si affaccia su Barcellona sembra essere uscita da una fiaba per la sua vivacità di colori.

Successivamente ci si imbatte nelle case progettate da Gaudí, molto particolari nella forma e nell’aspetto, ma, devo dire, abbastanza deludenti una volta che si riesce ad entrare all’interno (sono vuote eccezioni fatta di cortometraggi mandati in onda).

Nel complesso comunque una mattinata piacevole, culminata in una paella di carne apice dell’esperienza culinaria barcellonese (piccola nota: ho trovato la paella di carne parecchio più saporita di quella di mare).

Conclusioni

Preparatevi a forti emozioni e a spendere molti soldi perché, come giustamente fatto notare da una mia amica, si vede (e si sente sul portafogli) che Barcellona vive parecchio di turismo.

Ma è senz’altro una meta che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita, un po’ per l’atmosfera, un po’ per l’architettura, un po’ per il cibo e un po’ per vivere e capire parte della bellezza della Spagna.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

3 pensieri riguardo “Diario di viaggio in Barcellona”

    1. Te ne consiglio due in particolare:

      – La Pedreta, ho preso paella di mare e crema catalana, quest’ultima assolutamente deliziosa,
      – Taverna El Glop, qui invece ho provato paella di carne e l’ho preferita parecchio rispetto alla prima, veramente ben condita.

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