Le proprietà sedative del papavero hanno ispirato alcuni dei suoi significati più comuni. Il fiore, infatti, rappresenta la pigrizia, la misantropia e gli atteggiamenti indolenti. Dal Papaver somniferum si ricava l’oppio, mentre il Papaver rhoeas (noto ai più come papavero rosso e presente nei campi italiani nella tarda primavera) ha delle limitate proprietà sedative e antispasmodiche. Dire a qualcuno “sei un papavero!” equivale a definirlo una persona noiosa.
Tuttavia il fiore simboleggia anche l’orgoglio sopito. Nell’antica Grecia, Hýpnos, il dio del sonno, era rappresentato con dei papaveri in mano e lo stesso valeva per Thánatos, la morte, e Nyx, la notte. Associazioni legate senza ombra di dubbio alle proprietà del papavero e alla sua definizione di “fiore dell’oblio”.
Durante il medioevo i cristiani iniziarono a considerare il papavero rosso un simbolo del Cristo Redentore, perché il suo colore ricordò loro quello del sangue versato dal Messia sulla croce. Forse fu questa associazione a spingere San Girolamo a chiamare Gesù “il Fiore” nella sua corrispondenza: «Il nostro Fiore ha fatto morire la Morte; e questo Fiore è morto al fine di distruggere la morte con la sua.»
Talvolta le persone potenti sono chiamate “papaveri”. L’associazione con il fiore affonda le sue radici in una leggenda riguardante il re di Roma Tarquinio il Superbo, che, per illustrare al figlio il modo più efficiente e sicuro per ottenere il controllo della città di Gabi, fece abbattere con un bastone i papaveri più alti del suo giardino. Il sovrano associò i fiori alle persone più influenti del centro abitato, che dovevano essere eliminate per prime al fine di facilitare le operazioni di conquista.