Cosa significa per me scrivere un romanzo: aprire porte e sfondare portoni

Scrivere un romanzo, per me, non è mai stato qualcosa di costante. Non sono uno di quegli autori disciplinati che si svegliano ogni mattina con l’idea chiara di dover riempire dieci pagine, a prescindere dall’umore o dall’ispirazione. No. Scrivere, per me, è un hobby discontinuo, capriccioso, che si nutre di scintille. Per cominciare, mi servono almeno tre ingredienti fondamentali: ispirazione, idee e voglia. E non sempre li trovo pronti a tavola, anzi. A volte spariscono per mesi interi, come se avessero deciso di concedersi una lunga vacanza senza avvisarmi.

Ma quando quei tre tornano a bussare, quando finalmente si siedono al mio fianco, inizia qualcosa di potente. Ed è lì che apro porte. E anche, sfondo portoni. La sensazione è proprio quella: trovarsi davanti a qualcosa di apparentemente inaccessibile, enorme, perfino minaccioso… e abbatterlo con un colpo solo, per poi scoprire cosa c’è dall’altra parte.

Scrivere un romanzo, quando succede davvero, quando prendo fuoco, è come affacciarsi su un altro mondo. Uno spazio che prima non esisteva, ma che si costruisce davanti a me riga dopo riga, come se fosse sempre stato lì, nascosto in una piega del mio pensiero. È una sfida continua, quasi arrogante, contro tutto: contro le convenzioni, contro la noia, contro la prevedibilità, ma soprattutto contro me stesso. Mi metto alla prova senza sconti, cercando di superare non solo i limiti della mia creatività, ma anche le opere che ho scritto prima, quelle che ormai considero passato. Non posso permettermi di ripetermi. Non voglio accontentarmi. Devo andare oltre.

E la cosa incredibile è che basta pochissimo per sentirmi vivo in questo processo. Una semplice trovata, un dettaglio che funziona, una battuta di dialogo che mi sorprende mentre la scrivo… tutte queste piccole intuizioni diventano dosi improvvise di felicità pura. Mi riempiono di energie che nemmeno sapevo di avere. Non esiste stanchezza, non esistono orari, non esiste altro che quel mondo che sto creando e che, per il tempo in cui ci vivo dentro, diventa più reale del reale.

E oggi quel mondo ha un nome preciso: Descend-ent.
È il romanzo che sto scrivendo in questo momento, un thriller sovrannaturale che affonda le mani nei temi che più mi affascinano: l’insoddisfazione umana, il bisogno disperato di cambiare, il prezzo da pagare quando si vuole davvero stravolgere tutto.

La storia si muove in una realtà apparentemente perfetta e sicura, dove il protagonista, Will Hansen, ha tutto ciò che molti sognano: una vita stabile, priva di scosse, ben confezionata. Eppure, dentro di lui, cresce un vuoto che divora tutto. Nulla basta. Nulla soddisfa. È come se, dietro quella perfezione, mancasse l’unico ingrediente capace di farlo sentire davvero vivo. E proprio quando il suo malessere sembra arrivare al culmine, compare l’Angelo. Ma non è l’Angelo che ci si potrebbe aspettare. Non è luce, non è salvezza. È una figura mostruosa, enigmatica, che irrompe nel mondo portando caos, distruzione e… possibilità.

Da quel momento, alcune persone cominciano a sviluppare poteri sovrannaturali. E Will, spinto da una sete di emozioni forti e dal desiderio irrefrenabile di trasformare la sua esistenza, si ritrova immerso in una spirale di scelte morali difficili, tradimenti e sacrifici. Più cerca di avvicinarsi a qualcosa che somigli alla redenzione, più perde pezzi di sé e delle persone che ama.

Scrivere Descend-ent è diventato, per me, molto più che lavorare a una trama o sviluppare personaggi. È come camminare su un filo sospeso tra quello che sono e quello che potrei essere. È una riflessione continua sul cambiamento, sull’autosabotaggio, su quella vocina interiore che ci chiede se davvero vogliamo essere felici… e a quale costo.

In questo periodo della mia vita, ogni idea che mi viene per questa storia è come una pennellata su una tela che non sapevo nemmeno di voler dipingere. Ogni svolta, ogni dettaglio nuovo, ogni evoluzione inattesa mi fa sentire diverso. Migliore, forse. Più completo. Come se il romanzo stesso stesse riscrivendo anche una parte di me.

E so già che, quando arriverò all’ultima pagina, sarà come svegliarsi da un sogno bellissimo. Di quelli che ti lasciano felice e malinconico allo stesso tempo. Perché, sì, averlo vissuto è stato straordinario. Ma sapere che è finito… sarà un altro portone da sfondare.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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