Strategie, creatività e successi nel Marketing Management ft. Veronica Grillo

Benvenuti a Pillole di Folklore e Scrittura, lo spazio dedicato alle storie che ispirano, alle esperienze che arricchiscono e alle idee che trasformano. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Veronica Grillo, Marketing & Communication Manager con oltre cinque anni di esperienza in settori dinamici come aerospace, automotive, moda e turismo. Veronica è una professionista che trasforma idee innovative in strategie vincenti, sempre con una tazza di caffè al suo fianco.

Veronica, raccontaci il tuo percorso nel marketing: come hai iniziato e quali sono state le tappe più significative della tua carriera?

Se dovessi dire che il mio ingresso nel marketing è stato frutto di un piano studiato nei minimi dettagli, mentirei spudoratamente. In realtà, ci sono finita dentro per caso, con un mix di colpi di fortuna e una discreta dose di incoscienza. Ma si sa, le opportunità non sempre si presentano con un cartellino ben etichettato: a volte le crei, a volte ti ci scontri.

Vengo da studi in beni culturali e archeologia, con una specializzazione in archeologia orientale. Avrei potuto passare la vita a scavare nel deserto in cerca di antiche civiltà guidata dal forte senso di nerd di essere come Lara Croft o Indiana Jones, e invece ho finito per scavare tra dati, strategie digitali e brand positioning. Il bello? Alla fine, non è così diverso: anche nel marketing cerchi tracce, ricostruisci storie, provi a dare senso al caos.

Il mio salto ufficiale nel settore è arrivato durante il Covid, quando ho iniziato a lavorare con aziende americane che, nel bel mezzo della rivoluzione digitale forzata, cercavano disperatamente di capire come restare rilevanti in un mondo che cambiava ogni 24 ore. È stato un crash course accelerato su come si gestisce una comunicazione efficace sotto pressione.

Da lì, ho continuato a sperimentare, a studiare, lavorando in settori che sembrano non avere nulla in comune tra loro: aerospace, moda, headhunting, turismo, e altri.

Eppure, ho scoperto che il marketing è sempre una questione di persone. Puoi vendere un jet privato o una collezione di streetwear, ma alla fine quello che conta è capire cosa fa scattare una reazione nel pubblico. Se sai fare quello, sai fare marketing ovunque.

Come affronti la sfida di costruire una strategia di comunicazione efficace in settori così diversi tra loro come la moda, l’automotive e il turismo?

Il segreto? Non trattare il pubblico come un’unica massa indistinta di utenti con l’attenzione di un pesce rosso. Ogni settore ha le sue regole, il suo linguaggio e soprattutto le sue paranoie.

Quando lavori con l’aerospace, per esempio, devi avere un approccio serio, tecnico, ingegneristico. Non puoi vendere un sistema di avionica con una caption del tipo “questo farà volare il tuo business!”.

Nel fashion, invece, se non crei emozione, non esisti. Lì si tratta di desiderio, estetica, community. Il turismo? Ancora un’altra partita: vendi esperienze, sogni, ma anche logistica e affidabilità.

Ma alla fine, il principio è sempre lo stesso: ascoltare, decodificare e tradurre il messaggio nel linguaggio giusto. Adattarsi senza snaturarsi. E soprattutto, non usare le stesse strategie per tutto sperando che funzioni. Il marketing copia-incolla è il modo più veloce per diventare irrilevanti.

Il tuo lavoro si basa molto sul raccontare storie autentiche. Come riesci a trasformare un progetto in una narrazione coinvolgente che connetta il brand con il pubblico?

Partiamo da un principio base: il pubblico non è stupido e se sente odore di marketing fasullo, scappa a gambe levate.

Per costruire una narrazione che funzioni, servono tre cose: verità, identità e impatto. Se cerchi di vendere una storia che non sta in piedi, le persone lo capiscono. Le storie devono essere radicate nella realtà del brand, non in un ufficio marketing che cerca di indovinare cosa può piacere alla gente.

Ogni brand ha un tono di voce, un carattere. Se suoni come tutti gli altri, diventi rumore di fondo. Se la storia non lascia nulla dietro di sé, non funziona. Deve creare connessione, emozione, riflessione.

Un esempio perfetto? FunyLifestyle per la Mental Health Awareness. Invece di fare la solita campagna “parliamo di salute mentale” con stock photo di persone che fissano il vuoto, abbiamo creato una community che parlava davvero. Abbiamo usato i social per aprire conversazioni reali, per
portare avanti un messaggio che non era solo marketing, ma qualcosa in cui le persone si riconoscevano davvero.

Risultato? Un engagement altissimo e un brand che non era solo un marchio, ma un punto di riferimento per chi cercava uno spazio di espressione autentico.

Ci puoi parlare di un progetto di cui sei particolarmente orgogliosa e che rappresenta al meglio il tuo approccio creativo e strategico?

FunyLifestyle per la Mental Health Awareness, senza dubbio.

Non era solo un progetto di marketing, era una sfida su più livelli. Parlare di salute mentale significa muoversi su un terreno delicato, con il rischio costante di cadere nella banalizzazione o nella retorica da slogan motivazionali.

In più, lavoravo con un team dall’altra parte dell’oceano, in un contesto
completamente diverso dal nostro, dove la percezione della salute mentale e il modo di comunicarla non sempre coincidono con quelli europei.

Uno degli aspetti più complessi è stato proprio trovare il giusto equilibrio tra sensibilità e autenticità, senza scadere né nel pietismo né nel distacco eccessivo. Abbiamo deciso di dare spazio alle storie vere, con interviste a persone che avevano vissuto sulla propria pelle queste esperienze.

Ma anche qui, c’era un’altra difficoltà: intervistare qualcuno sulla sua vulnerabilità, a distanza, senza una connessione umana diretta, è tutto fuorché semplice.

Non si trattava solo di preparare domande e raccogliere risposte. Si trattava di creare fiducia, far sentire le persone al sicuro, dare loro il controllo della loro narrazione. E questo significava adattare il modo in cui comunicavamo, renderlo meno invasivo, più empatico, più ascolto che storytelling imposto.

Alla fine, quello che ne è venuto fuori è stato qualcosa di più grande di una semplice campagna: una community vera, un dialogo aperto, un impatto reale.

Abbiamo trasformato un brand in un punto di riferimento per un tema che spesso viene trattato con superficialità. E per me, questo è il tipo di
marketing che vale davvero la pena fare

Guardando al futuro, quali competenze pensi saranno fondamentali per chi vuole intraprendere una carriera nel marketing management?

Il marketing sta cambiando a una velocità assurda. Oggi funziona una cosa, domani sarà già vecchia. Ma ci sono alcune competenze che resteranno sempre fondamentali. Il pensiero strategico. Non puoi più improvvisare. Devi sapere dove vuoi andare e come ci arrivi, altrimenti sei solo rumore di fondo.

Le capacità analitiche. I dati sono tutto. Ma non basta saperli leggere: devi saperli interpretare e trasformare in azioni concrete.

Lo storytelling vero, non da manuale. La gente è sommersa da contenuti. Se non sai raccontare qualcosa che abbia impatto, sparisci.

La capacità di lavorare con l’AI (senza farti sostituire dall’AI). L’AI può fare molto, ma non può ancora capire davvero le persone. Chi saprà combinare tecnologia e intuizione umana avrà un vantaggio competitivo enorme.

L’empatia e comprensione del pubblico. Il marketing non è solo vendere, è capire cosa muove le persone. E questo non cambierà mai.

Il futuro del marketing? Sarà una combinazione di dati, intuizione, tecnologia e coraggio di fare qualcosa di diverso. Chi pensa di cavarsela solo con tool e trend si sta preparando a essere dimenticato molto in fretta.

Grazie, Veronica, per aver condiviso con noi la tua esperienza e la tua visione del marketing. Per chi volesse approfondire i suoi progetti e scoprire di più sul suo lavoro, vi invitiamo a consultare il suo portfolio completo al seguente link: Portfolio Veronica Grillo.

Alla prossima puntata di Pillole di Folklore e Scrittura! 🌟

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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