Il mondo della modellazione 3D ft. Martina D’Aprile

Ciao e benvenuti! In quest’intervista, abbiamo come ospite Martina, 3D artist e visual designer (oltre che consulente SAP!). Approfondiremo la sua storia, il suo processo di apprendimento e qualcuna delle tecniche che ha imparato lungo il suo percorso.

Martina, grazie del tuo tempo e della tua partecipazione! Dicci prima di tutto, come è nata la tua passione per l’arte digitale e soprattutto, che cosa ti appassiona di essa?

Ciao Gabriele, grazie per avermi invitata nel tuo blog, sono veramente felice di potervi partecipare. Rispondere alla tua domanda significa per me fare un tuffo nel passato, per cui inizierò la mia storia dal momento preciso in cui tutto è iniziato, la mia infanzia.

Inizierò dicendo che, fin da piccola, ho sempre avuto la passione per il disegno. Non disegnavo solo a casa, ma anche a scuola, durante la ricreazione. Adoravo i draghi, in particolar modo. Mi affascinava il loro aspetto, la loro forza, e di fatto erano uno dei miei soggetti preferiti. Non a caso, in alcuni dei miei lavori ci sono riferimenti a queste creature, seppur in maniera astratta.

Un giorno, mentre scorrevo tra i post di Instagram, trovai per caso quello che a prima vista sembrava un disegno. Il “disegno”, o meglio, quello che i miei occhi percepivano come tale, era in realtà una scultura, e non una scultura classica, come la intendiamo noi, fatta di pietra o di marmo, ma una scultura digitale.

La “scultura” rappresentava una bellissima conchiglia, una sorta di ciprea. Mi piacque tantissimo. Da lì, iniziai a fare ricerche sull’arte digitale e questa nuova scoperta accese la mia curiosità. Mi accorsi che, come per il disegno, non c’erano limiti all’immaginazione. Chiunque poteva creare quello che voleva, con il solo ausilio di un computer e di una pennetta grafica. Quello che attirava maggiormente la mia attenzione erano opere fuori dal normale, astratte: elfi, gioielli, forme strane e complesse, materiali che non esistevano.

Ed è proprio qui che nacque il mio interesse per l’arte digitale.

Che programmi utilizzi per le tue sculture tridimensionali? E quanto è stato difficile apprenderli? Puoi parlarcene più nel dettaglio?

Volentieri. Dunque, fondamentalmente sono partita da zero.

Non avevo conoscenze pregresse in materia, ma la mia passione per l’informatica e la mia grande curiosità hanno giocato un ruolo fondamentale in questa fase.

Parlando dei programmi che utilizzo, sono diversi. Innanzitutto, ogni programma è specializzato in qualcosa. Partiamo dal primo che ho imparato ad utilizzare, Blender. Blender è il programma per antonomasia quando si parla di 3d, e può fare letteralmente di tutto: modellazione, scultura, texturing, rigging e animazione. È gratuito e open source.

La base per creare cose in 3d (oggetti, personaggi ecc…) sono i poligoni. Mettendo insieme questi poligoni, un blocchetto alla volta, come nei Lego, possiamo arrivare a creare cose anche molto complesse.

Naturalmente, serve tanta pazienza, pratica e tempo.

Uno scultore, per scolpire la sua opera, avrà bisogno del suo scalpello. Nel caso del 3d funziona esattamente alla stessa maniera. Immaginate di avere sullo schermo della creta: usando degli appositi strumenti di scultura e una pennetta grafica, è possibile dare alla palletta di creta qualsiasi forma, e a forza di allungarla, schiacciarla e quant’altro, si può arrivare a creare qualcosa di straordinario. Naturalmente, la modellazione poligonale e la scultura possono essere entrambe combinate, e non necessariamente una esclude l’altra.

Se parliamo di scultura digitale, il software per antonomasia è sicuramente Zbrush. Questo programma è superlativo, e, al contrario di Blender, è in grado di reggere tantissimi poligoni (anche 60 milioni!), contro i tre milioni appena di Blender. Naturalmente, questa è semplicemente una stima, poiché tutto dipende dalla scheda grafica e dalla potenza del processore di cui si dispone. Con Zbrush è possibile arrivare a un altissimo livello di dettaglio: qui si possono creare persino i pori della pelle umana! Quando si tratta di scultura, Zbrush è il mio “way to go”. L’interfaccia di questo programma non è molto intuitiva, ma dopo un po’ di pratica, sarete in grado di creare cose straordinarie.

L’interfaccia di Zbrush

Parlando degli altri programmi che uso, una menzione speciale va a Daz Studio, che mi permette di creare delle mesh di base che posso modificare a mio piacimento impostando dei parametri. Una “base mesh” non è altro che un oggetto 3d di partenza, che aiuta tremendamente a velocizzare il lavoro.

Quando si parla di texturing, non posso che menzionare Substance Painter. La texturizzazione è quel processo mediante il quale è possibile assegnare alle sculture digitali e agli oggetti 3d dei materiali: possono essere materiali metallici, legnosi, plasticosi, trasparenti e così via. Si può persino ricreare la pelle umana.

Esempio di texturing di un personaggio con Substance Painter

Infine, per quanto riguarda la resa dell’immagine 3d, mi affido a Photoshop. Software di manipolazione grafica per eccellenza, permette di aggiungere effetti sorprendenti ai rendering 3d e portarli a un livello decisamente superiore.

Con il tempo, quali sono alcune delle tecniche più avanzate che hai dovuto imparare? E ancora, quali sono i dettagli a cui hai capito di dover fare più attenzione, in generale?

Non avendo mai studiato graphic design, ho dovuto imparare praticamente tutto da zero. Le cose più ardue da imparare, almeno per quanto mi riguardano, sono state: la modellazione poligonale, il rigging e l’animazione.

La modellazione poligonale o “hard surface”, a differenza della scultura digitale, è un tipo di modellazione che permette di produrre superfici perfette. Pensiamo alle auto: ogni pezzo viene sapientemente modellato e piegato in una maniera precisa e prestabilita. Chi lavora in fabbrica sa già come uscirà quel pezzo. Stessa cosa in 3d: con questo tipo di modellazione, si avrà lo stesso identico controllo millimetrico sull’oggetto.

Il rigging è una delle parti più toste del 3d. Se si è interessati a fare animazioni complesse dei propri personaggi, è qualcosa che certamente si dovrà imparare (almeno le basi). In pratica, per muoversi nel mondo 3d, i personaggi avranno bisogno di uno “scheletro” e di “ossa”, come nel mondo reale. Ovviamente, non si tratta di ossa vere, ma di forme poligonali che ci assomigliano vagamente…vedi esempio sotto.

Il rigging di un arto su Blender

Queste sono ossa in 3d: collocate in determinati punti del corpo del personaggio, ad esempio le falangi della mano, permettono di muoverne quella precisa parte. Stessa cosa per il resto del corpo. Per governare queste ossa 3d serve spesso un complesso sistema di controlli, ovvero ossa che governano altre ossa, che ne governano altre ancora.

Parliamo ora di animazione.

L’animazione di un personaggio su Blender

La foto qui sopra mostra il processo dell’animazione. I movimenti del personaggio sono rappresentati attraverso dei grafici. Controllando questi grafici, è possibile controllare l’andamento dell’animazione. Naturalmente non si tratta solo di saper governare i grafici, ma anche di mettere dei “keyframe”, ovvero degli stop ai movimenti degli arti dei tuoi personaggi, o dei tuoi oggetti, al momento giusto. L’animazione è soprattutto una questione di timing.

Quali sono gli sbocchi lavorativi che l’arte digitale può offrire?

Credo fortemente nel potere dell’arte digitale come mezzo comunicativo.

Nel mondo del 3d esistono moltissime figure professionali, e dunque, diversi modi per poter guadagnare. Una di queste strade potrebbe essere la “product visualization”. Parecchie aziende sono disposte a pagare per dei rendering di prodotto di qualità. Questo perché costa molto meno assumere un 3d artist che si occupi di tutto il processo creativo, piuttosto che un fotografo, un set per girare, un videomaker e così via.

Esempio di product visualization in 3d

Per quanto riguarda il settore della moda, grazie all’avvento del 3d, numerosi designer puntano alla creazione di vestiti (o “garments”) digitali, attraverso software come Clo3d o Marvelous Designer. Questo ha diversi vantaggi: permette alle aziende di abbigliamento di risparmiare tempo e denaro, e di inquinare meno. Le sfilate di moda possono svolgersi in mondi virtuali, come il Metaverso, dove i modelli digitali indossano le creazioni dei fashion designer.

Garments digitali con Clo3d/Marvelous Designer

Un ulteriore sbocco lavorativo può essere rappresentato dal settore grafico e artistico. Anche qui, i vantaggi dell’arte digitale sono molteplici. Le creazioni tridimensionali possono essere rappresentate su moltissimi supporti digitali. Inoltre, l’arte digitale, al contrario di quella tradizionale, non è soggetta allo scorrere del tempo, non può deteriorarsi, ed è visivamente coinvolgente per lo spettatore. Le creazioni digitali possono inoltre prendere vita grazie all’animazione, e non ci sono limiti all’immaginazione.

Qui sotto, un’opera dell’artista russo Laliett, uno dei miei artisti preferiti.

Opera digitale dell’artista russo Laliett

Quali sono le tue ispirazioni nella creazione di opere digitali 3d? Quali sensazioni provi nel crearle?

L’arte 3d mi fa stare bene, ed è il mezzo che utilizzo per rappresentare quello che provo.

Nella creazione di un lavoro digitale, la mia ispirazione spesso viene dagli esseri viventi, dalle forme e dai pattern naturali, ma al tempo stesso dalla tecnologia e dalle forme metalliche cromate.

Spesso, prima di creare forme digitali leggo, sfoglio atlanti, enciclopedie, immagini su Pinterest. Cerco di buttare giù degli sketch della mia idea di partenza, di conferirgli un “mood” preciso. Quando ho l’idea di base, a quel punto inizia la mia fase creativa. Si tratta soprattutto di sperimentare forme e texture, senza mai dimenticare l’aspetto tecnico dei software.

Quello che mi piace rappresentare di più sono forme astratte. Faccio diverse prove di colorazione, sistemo l’angolazione della camera su Blender, aggiungo effetti su Photoshop.

Qui sotto, una delle mie opere digitali.

Opera digitale dell’artista _xeeve

Per i nuovi, aspiranti artisti 3D, che consigli daresti?

Un consiglio fondamentale che mi sento di dare è il seguente: credete in voi, e non sottostimate mai il vostro valore.

Imparate sempre e solo da chi ne sa più di voi e da artisti che stimate. Ma soprattutto, create, e date vita a belle cose, perché il mondo ne ha bisogno.

Marti, grazie ancora del tuo tempo!

Per chi volesse contattarti per approfondire o fare richieste, ecco qui i suoi contatti:

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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