“Perché lo fai?” – L’importanza della chiarezza nelle motivazioni dei personaggi

Nel grande circo della narrativa, i personaggi si muovono spinti da motivazioni che vanno dal cristallino al “ma che diamine ti passa per la testa?”. Alcuni vogliono vendetta, altri cercano l’amore, altri ancora vogliono solo un panino e un po’ di pace (e francamente, posso relazionarmi di più con quest’ultimi). Ma quando una motivazione funziona? Quando, invece, ci troviamo a sbuffare per il continuo tira e molla emotivo di un protagonista? Scendiamo in questo abisso narrativo con qualche esempio degno di nota.

Motivazioni semplici, chiare e inequivocabili

Prendiamo Shadow the Hedgehog. È un personaggio enigmatico, tormentato… ma sapete cosa gli piace? La sua moto. E gli piace parecchio. E non c’è bisogno di fargli dire monologhi esistenziali sulla velocità e la libertà: lui è infinitamente più veloce di una moto. Ma semplicemente, gli piace quella moto e andare in moto. Non c’è altro da aggiungere.

Poi c’è Goku. La sua motivazione è così pura e cristallina che potrebbe essere usata come esempio nei libri di scuola: a lui piace combattere. Non c’è bisogno di tragedie, traumi o introspezione esagerata. Se c’è uno scontro, soprattutto con un nemico forte, lui c’è. Fine. Ed è per questo che funziona così bene.

Katniss Everdeen, invece, ha una motivazione leggermente più emotiva ma altrettanto chiara: vuole proteggere sua sorella Prim. Ogni decisione che prende, anche quando è costretta a cose discutibili, torna sempre lì. Nessuno si chiede mai “ma perché Katniss fa questo?”. La risposta è sempre lampante.

Quando il groviglio è intenzionale (e funziona)

Ora, ci sono casi in cui una motivazione contorta non solo è voluta, ma aggiunge profondità alla storia. Un esempio perfetto è Godot in Phoenix Wright: Trials and Tribulations. Il suo piano per uccidere Misty Fey mentre evocava Dahlia Hawthorne è talmente intricato che sembra partorito da un pazzoide nevrotico (d’altra parte beve litri di caffè al giorno…).

Tuttavia, una volta che si srotola il filo della sua logica, ha tutto senso. È una vendetta che si trascina nel tempo, spinta dal dolore, dall’ossessione e dal senso di colpa. Non è immediata da capire, ma quando la si comprende, è perfettamente coerente con il personaggio.

Godot è tormentato e sconfitto dalla morte di Mia, cerca qualcuno a cui dare la colpa, qualcuno su cui vendicarsi, perché non può accettare la realtà. Non è semplice da spiegare, ma a modo suo è chiaro.

Quando il groviglio è eccessivamente confuso

E poi c’è Sasuke Uchiha. Se ci fosse un campionato mondiale per “personaggi che cambiano idea ogni tre episodi”, lui sarebbe il campione indiscusso. Prima vuole vendicarsi del fratello, poi scopre la verità su di lui e decide che ora vuole distruggere Konoha. Ma aspetta, no, ora vuole diventare Hokage. Ma aspetta, no, ora… boh, dipende da come si sveglia la mattina (che è umano a modo suo, ma non è intenzione dell’autore).

Certo, il dolore e il trauma giustificano molto di ciò che fa, ma arriva un punto in cui il pubblico si ritrova a pensare “ok, ma DECIDITI!”.

Quando le motivazioni sono un mistero e ti lasciano con un punto interrogativo gigante

Infine, ci sono i personaggi come Yuki Nagato de La malinconia di Haruhi Suzumiya. Lei è volutamente enigmatica, ma il problema con certi personaggi “criptici” è che a volte la loro motivazione è così nascosta sotto strati di ambiguità che diventa difficile empatizzare con loro. Perché fa quello che fa? Perché sta lì impalata a osservare il mondo senza battere ciglio? Qual è il suo vero obiettivo? Boh. Alla fine, alcune storie riescono a far funzionare questa vaghezza, altre lasciano il lettore frustrato e con più domande che risposte.

E così, nel grande panorama narrativo, troviamo personaggi mossi da motivazioni semplici e universali, altri con obiettivi contorti ma affascinanti, e poi ci sono quelli che sembrano decidere il loro destino lanciando i dadi ogni mattina. Che dire? In fondo, è proprio questa varietà a rendere le storie così dannatamente interessanti.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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