Lavorare in consulenza vs lavorare dal cliente: pro e contro nel mondo IT

Se lavori in ambito informatico o stai pensando di entrarci, ti sarà probabilmente capitato di chiederti: meglio lavorare in consulenza o direttamente presso un’azienda cliente? Entrambe le opzioni hanno i loro pro e contro, e la scelta dipende molto dalle tue priorità personali e professionali. Dopo aver fatto esperienza in entrambi i contesti, voglio condividere il mio punto di vista per aiutarti a fare chiarezza.

Lavorare in consulenza: dinamicità e adattabilità

Lavorare in consulenza è come salire su un treno ad alta velocità: ogni fermata è un nuovo progetto, un nuovo cliente, e una nuova sfida. Questo ambiente è perfetto per chi ama la varietà e vuole imparare tanto in poco tempo. Ogni progetto rappresenta un’opportunità di crescita, ma anche un investimento mentale notevole: ti ritrovi a studiare le specifiche di un sistema, impararle fino in fondo, e poi spesso a dimenticarle per far spazio alle nuove conoscenze richieste dal progetto successivo.

Questo non sempre è positivo. Talvolta mi è capitato di lavorare non solo su SAP, ma anche su sistemi integrati che avevano poco a che fare con esso. Impararli era dunque inutile ai fini della mia formazione “globale” (e non relativa al progetto stesso).

D’altro canto, tutto ciò che potevo “arraffare” su SAP base, la mia tecnologia focus, era sempre un punto in più.

Un aspetto cruciale della consulenza è, inoltre, la flessibilità lavorativa. Molte aziende di consulenza ti permettono di lavorare da remoto, ma niente illusioni: le trasferte sono spesso parte del pacchetto, specialmente durante i periodi di go live. Immagina di dover volare in un’altra città, o magari in un altro Paese, per gestire situazioni critiche e risolvere problemi in tempo reale. Questo ritmo può essere entusiasmante, ma anche estenuante, specie con una famiglia.

Uno dei grandi vantaggi è che ogni progetto ti mette in contatto con nuove tecnologie e nuovi approcci al lavoro. Tuttavia, c’è anche il rischio di ritrovarti a fare cose diverse da quelle promesse inizialmente. Magari avevi firmato per lavorare su un determinato stack tecnologico e, qualche mese dopo, ti ritrovi a fare tutt’altro. Questa flessibilità richiede un’enorme capacità di adattamento e talvolta ti lascia con la sensazione di essere un mercenario: lavori per più aziende senza, magari, sentirti parte di nessuna.

Un altro punto critico sono i periodi di inattività. Sì, ci sono momenti in cui i progetti scarseggiano, e potresti ritrovarti a passare giornate senza un incarico specifico. Per alcune persone, questo tempo è un’opportunità per ricaricarsi o migliorare le proprie competenze; per altre, è una fonte di ansia (per il fatto di sprecare tempo in cui avrebbero potuto migliorare le proprie abilità).

Infine, c’è la pressione. Se il cliente ha un’emergenza, tutto il team deve correre per risolverla, anche a costo di fare ore extra.

Lavorare dal cliente: stabilità e appartenenza

Lavorare direttamente per un’azienda cliente è un’esperienza completamente diversa. Qui, il ritmo è più costante. Il lavoro si concentra spesso su progetti interni, mirati a migliorare l’infrastruttura o i processi dell’azienda. Questo significa che tutto il know-how del cliente resta nel cliente, quindi tutto ciò che si impara ha valore, se si intende rimanere dal cliente.

Uno dei grandi vantaggi è la stabilità: hai un ruolo preciso, con responsabilità solitamente definite. Non devi continuamente cambiare team o imparare nuovi processi scartando i vecchi, e puoi costruire relazioni e amicizie con i tuoi colleghi senza poi ritrovarteli altrove.

C’è anche una maggiore richiesta di lavoro in presenza. Se da un lato questo significa più contatto umano e interazioni dirette, dall’altro può essere un limite per chi apprezza la flessibilità del lavoro da remoto. O banalmente non vuole giustificare tutte le volte che va in bagno (sono ironico e serio allo stesso tempo).

Un altro punto positivo è la retribuzione. Generalmente, chi lavora per un’azienda cliente ha una RAL più alta rispetto ai consulenti (perché i consulenti lavorano per un’azienda intermediaria, mentre chi lavora per il cliente no), e anche i benefit (come mensa, premi aziendali o opportunità di formazione) tendono a essere migliori. Sottolineo: tendono. Varia molto da azienda a azienda, e anche le ral della consulenza, specie a livelli senior, sono competitive e talvolta più alte del cliente.

D’altra parte, lavorare sempre sulla stessa tecnologia o nello stesso ruolo può diventare monotono. Se sei una persona che ama le sfide o vuole ampliare il proprio bagaglio di conoscenze, questa staticità potrebbe farti sentire intrappolato. Inoltre, alcune aziende possono essere lente nel recepire innovazioni, il che è frustrante per chi è abituato alla dinamicità della consulenza. I ritmi per una minuscola, nuova implementazione possono essere giurassici.

Infine, dal cliente le competenze si appiattiscono, si smette di imparare rapidamente e “furiosamente” quanto in consulenza, conseguentemente si rischia di andare fuori mercato facilmente, che è la nota più grave e degna di nota.

Significa che se non si sta bene dal cliente per qualsiasi motivo, ritornare sul mercato non sarà facilissimo.

Qual è la scelta giusta per te?

Non c’è una risposta univoca. La scelta tra consulenza e lavoro dal cliente dipende da cosa cerchi nella tua carriera.

  • Se ami la varietà e vuoi crescere velocemente, la consulenza è probabilmente la strada giusta. Ti metterà alla prova e ti permetterà di sviluppare competenze trasversali che saranno utili in qualsiasi contesto lavorativo.
  • Se preferisci la stabilità e vuoi sentirti parte di una squadra, lavorare direttamente per un’azienda cliente potrebbe essere la soluzione migliore. Ti darà più sicurezza, sia economica che emotiva.

In entrambi i casi, è importante valutare anche l’azienda specifica. Non tutte le consulenze sono uguali: alcune sono attente al benessere dei dipendenti e offrono progetti interessanti, mentre altre vedono i propri consulenti come polli dal rivendere al macellaio. È un terno all’otto, senza molte garanzie, se non la parola dell’HR e del manager durante il colloquio.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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