Tatuaggi che raccontano ft. Elisa Melis

Benvenuti su Pillole di Folklore e Scrittura, lo spazio in cui l’arte prende forma nelle sue sfaccettature più inaspettate. Oggi parliamo di un’arte antica e sempre viva: quella del tatuaggio. E lo facciamo con Elisa Melis, tatuatrice dal tratto unico e dalla visione profonda, capace di trasformare la pelle in un vero e proprio racconto visivo.

Tra linee, ombre e simboli, Elisa non si limita a decorare: lei narra. Ogni tatuaggio è una microstoria, un’emozione impressa con ago e inchiostro, un gesto di identità. Scopriamo insieme il suo percorso, il suo stile, e cosa significa davvero incidere qualcosa sulla pelle… e nel cuore.

I tuoi tatuaggi hanno uno stile molto riconoscibile. Come si è evoluta la tua cifra artistica nel tempo?

Sono sempre stata appassionata al mondo dell’arte, non c’è un momento della mia vita che io ricordi nel quale non tenessi una matita tra le mani, amavo sperimentare e provare tecniche differenti dagli acquarelli, alle tempere, ai pennarelli ad alcool alle matite cerose della Giotto; Ma una cosa che mi contraddistingue è che non mi sono mai accontentata, tutt’ora magari anche se un lavoro mi piace penso costantemente di poterlo rendere meglio, è una lama a doppio taglio molto spesso, ma sono una persona ambiziosa e so che è difficile migliorare ma non impossibile, con la giusta costanza, l’ambizione e la passione si possono raggiungere molti traguardi, è una mia forte convinzione.

Che ruolo ha la narrazione nei tuoi disegni? Parti da storie personali dei clienti o lasci che l’immaginazione guidi la mano?

Dipende, alle volte mi faccio ispirare dalla storia del cliente, raccontando un pezzo della sua vita o personalità tramite il disegno, ma non deve essere per forza sempre così, alle volte ci sentiamo raffigurati da un opera che semplicemente ci piace ma anche quello racconta di noi, tutto ciò che ci piace alla fine racconta una storia perché piace a noi ed è questa la cosa che più amo del tatuaggio, imprimere per sempre sulla pelle qualcosa che ci è piaciuto, abbiamo amato e alla fine la ameremo per sempre.

Il tatuaggio è un’arte fatta di tecnica ma anche di empatia. Come vivi il rapporto con le persone che si affidano a te?

È molto importante rispettare e appoggiare il cliente durante tutto il percorso, dalla progettazione alla fine della cura della pelle e mai abbandonarlo nella balia del ignoto, se decido di cambiare un particolare nel progetto cerco sempre di spiegarlo nella maniera più semplice e chiara possibile perché il tatuaggio non va mai visto come un semplice disegno, ha delle regole di progettazione e la realizzazione che sono molto importanti da rispettare per evitare di rovinare la pelle come è giusto dare il giusto supporto durante la seduta che durante il trattamento a casa, tendo a prestare molta attenzione a chi sceglie di lavorare con me perché sono sempre onorata che qualcuno si affidi alle mie mani per imprimere sulla sua pelle qualcosa di speciale e unico ed è giusto portargli il gusto rispetto e prendersene cura.

Qual è il tatuaggio più significativo che hai realizzato finora e perché?

Probabilmente un piccolissimo tatuaggio che ho fatto recentemente a una delle mie più care amiche, una sorella praticamente, lei ha sempre avuto una fobia per gli aghi ma nonostante questo ha voluto farsi un piccolo tatuaggio con me per avermi sempre con lei raffigurando una piccola conchiglia simbolo di un cartone che guardavamo sempre insieme da piccoline, a livello personale è sicuramente uno dei più importanti nonostante la sua semplicità.

Sei anche una disegnatrice oltre che tatuatrice? Se sì, quanto i due mondi si influenzano a vicenda? 

Nasco come grafica pubblicitaria che si spostata sul ramo dell’illustrazione, feci anche un fumetto per U.N.U.C.I. ( Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia ) per poi alla fine convincermi del tutto che quello che volevo davvero fare era tatuare, tutt’oggi faccio illustrazioni ma per lo più personali, anche se accetto commissioni. Molto spesso si pensa che parlando di disegno siano due mondi simili ma non credo proprio e vanno visti come due modi differenti di fare arte e raccontare qualcosa anche se ovviamente si influenzano a vicenda ma non credo che uno possa sconfinare nel mondo dell’altro.

C’è una figura mitologica o simbolica che ami tatuare più delle altre? Da cosa nasce questa fascinazione?

Amo le tematiche cupe con sfumature grattate e magari solo qualche dettaglio colorato in maniera piatta come se fosse una sporcata di vernice, e un soggetto che sto aspettando con tutta me stessa di tatuare e raffigurare è un Medico della Peste, che è una figura affascinante e contorta, legata al destino e al fato, misteriosa e fatale.

Grazie a Elisa per aver condiviso con noi il suo sguardo intimo e artistico sul tatuaggio. Un’arte che parla, che resta, e che – come ogni buona storia – lascia un segno.

La sua pagina personale: https://www.instagram.com/riza_tattoo/

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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