Power creep e altri crimini narrativi: perché i personaggi meritano di più

Nel mondo della narrativa seriale, c’è una malattia silenziosa che colpisce anche le migliori saghe: si chiama power creep. È subdola, è letale, e ha fatto più vittime di Freezer al raduno annuale dei Namecciani. Non parliamo solo di personaggi: parliamo di rilevanza narrativa, di equilibri distrutti e di protagonisti che diventano semidei mentre i loro amici… beh, restano a casa a guardare.

Chiariamolo subito: il power creep è quel fenomeno per cui i personaggi devono diventare sempre più forti per restare interessanti. Ma a che prezzo? A quello di lasciare indietro personaggi adorati, relegati al ruolo di cheerleader con le braccia incrociate. Krillin, Yamcha, Tien, Sakura… se state leggendo questo, vi vediamo e vi vogliamo bene.

Power creep 101: cos’è e perché è un problema

Il power creep nasce da una buona intenzione: alzare la posta. Il protagonista batte un nemico? Ok, il prossimo sarà più forte. E poi ancora più forte. E poi un dio. E poi il dio dei dei. E poi… il multiverso che respira.
Il problema? Se alzi troppo la scala di potere, i personaggi che non possono seguirla diventano inutili, anche se erano fondamentali prima. Questo rende la storia prevedibile: solo Goku risolve le cose, gli altri servono solo a perdere tempo, essere salvati o “dare supporto emotivo”.

Yamcha, un tempo il bandito del deserto temuto, oggi è lo zimbello dei meme. Krillin, campione umano e marito modello, viene trattato come un NPC con la voce rotta. Tien? Maestro di tecniche assurde (una volta il suo Kikoho fermava Cell!), oggi combatte solo la noia.

E Sakura? Ah, Sakura. In un mondo dove tutti hanno poteri da dèi shintoisti con gli occhi, la ragazza con la superforza e il pugno curativo viene lasciata nel dimenticatoio, nonostante potesse essere la medica ninja più forte della storia.

Perché il power creep uccide la tensione

Una storia funziona quando il conflitto è credibile. Ma se il protagonista è sempre infinitamente più forte, dove sta il rischio? Lo spettatore smette di preoccuparsi. Se Goku ha 18 trasformazioni e può resuscitare dieci volte, chi se ne frega se prende un pugno?

Inoltre, c’è un danno emotivo. Gli affetti, i legami, l’amicizia – tutti valori che dovrebbero contare – finiscono sotto un autobus narrativo. Perché dovrei ascoltare i consigli di Krillin, se tanto il destino dell’universo lo decide solo chi può fare le onde energetiche gigagalattiche?

Come si può evitare il power creep

Non serve depotenziare i protagonisti. Basta… essere creativi.

  • Dai ruoli alternativi: Krillin può essere un genio tattico, Tien un maestro di arti marziali spirituali.
  • Fai che l’intelligenza conti quanto la forza (ciao, Shikamaru).
  • Introduci sfide che non si risolvono a cazzotti.
  • Oppure… limita le trasformazioni. Non servono 12 versioni di Super Saiyan.

Anche i superpoteri possono essere interessanti se contestualizzati, ma la chiave è il bilanciamento narrativo. Ogni personaggio deve avere uno spazio, una competenza, un modo per contribuire che non sia “alzare le mani per la Genkidama”.

Il power creep non è solo un problema di scala di potere, è un problema di pigrizia narrativa. Ogni volta che ignoriamo un personaggio “perché non è abbastanza forte”, stiamo dicendo che la storia non sa più cosa farne.

Ma non dev’essere così. Le storie migliori sono quelle corali, dove ognuno – anche il più umano degli umani – ha un valore. Anche se non può distruggere la luna con un dito.

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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