Parliamoci chiaro: creare un personaggio tragico che funzioni davvero è più difficile che far piangere un sasso. Oggi chiamiamo “tragico” chiunque abbia avuto un’infanzia meh e ora guarda nel vuoto mentre piove. Ma la tragedia non è tristezza gratuita o piagnistei. È un percorso, un declino, una discesa lenta e comprensibile verso l’abisso. E chi meglio di Aki Izayoi di Yu-Gi-Oh! 5D’s per dimostrarcelo?
Sì, quella con le rose e i poteri da “ho pensato troppo forte e ora ho distrutto la scuola”. Esatto. Proprio lei.
Superpoteri e trauma? Un’accoppiata vincente (per gli scrittori)
Aki nasce con un potere potentissimo: materializzare i mostri delle carte da duello. Bello, no? Peccato che si attivi quando è emotivamente instabile. Quindi ogni volta che si arrabbia, si sente ferita, triste o frustrata… scoppia il finimondo. Edifici che esplodono, amici in coma, genitori in terapia. Questo potere, invece di renderla speciale, la isola. E più le persone la evitano, più lei soffre. E più soffre, più perde il controllo. Un circolo vizioso da manuale.
Nota per chi scrive: questo è l’ABC del personaggio tragico ben fatto. Dai al tuo personaggio qualcosa che dovrebbe essere un dono, ma diventa una maledizione. Rendi le sue reazioni comprensibili, persino inevitabili. La chiave non è far piangere il lettore, è farlo dire: “Oddio, povera Aki, ma certo che ha reagito così”.
Maschere, finti sadismi e reali paranoie
Quando la incontriamo, Aki indossa una maschera da dominatrice sadica, sia metaforicamente che letteralmente. Si fa chiamare “La Strega Nera”. Una ragazza di 16 anni con il branding da villain. Già qui bisognerebbe dare un premio agli sceneggiatori.
Ma questa maschera è il suo modo per proteggersi. Se tutti la vedono come un mostro, allora non potranno ferirla più. Un classico meccanismo di difesa: “Mi rifiuto di essere vulnerabile, quindi mi trasformo nella mia peggior versione e ci ricavo pure un logo”.
Ecco un altro trucco per chi scrive: il personaggio tragico non deve essere simpatico. Non subito. Deve sembrare irrecuperabile. Perché solo così, quando mostra una crepa, quella piccola frattura diventa gigantesca. Lo spettatore non aspetta altro che vedere se e come si salverà.
Divine, o come peggiorare una situazione già pessima
E quando sei una ragazzina con problemi di controllo, zero supporto emotivo e una reputazione distrutta… indovina chi bussa alla porta? Divine, uno che più che un mentore sembra un guru di LinkedIn. Le offre un posto, un senso di appartenenza, una giustificazione per la sua rabbia.
Un personaggio tragico ben costruito viene spesso spinto verso il basso da figure che lo “aiutano” per manipolarlo. Divine è la benzina sull’incendio emotivo di Aki. Non la salva, la arma. E lei ci casca, ovviamente. Perché quando sei disperato, anche un aiuto storto sembra giusto.
Annotazione utile per gli scrittori: non date al vostro personaggio solo nemici. Dategli falsi amici, alleati tossici, gente che lo sostiene per motivi sbagliati. Sono quelli che lo rendono umano e ci fanno dire: “Ma perché stai ancora ascoltando quello scemo?! Ah già, perché hai bisogno d’affetto”.
La redenzione lenta (come deve essere)
Aki non guarisce con un discorsetto, né con un duello ben piazzato. La sua trasformazione avviene con lentezza, grazie a Yusei, che ha la pazienza di un monaco zen e la testardaggine di uno che deve assolutamente salvare tutti. Non la salva con la forza, la salva con l’empatia.
Ed ecco il colpo di genio: Yusei non cambia Aki. Le mostra che può cambiare da sola. Questo è oro per la scrittura. Il personaggio tragico non ha bisogno del “salvatore”. Ha bisogno di qualcuno che veda oltre, che non fugga, che rimanga anche quando fa paura.
Aki Izayoi funziona perché è scritta con coerenza emotiva. Le sue azioni, anche le peggiori, hanno una logica. Non è buona “nonostante” ciò che ha fatto, ma è comprensibile perché ha fatto ciò che ha fatto. E ciò rende la sua redenzione soddisfacente, dolorosa e profondamente umana.
Vuoi scrivere un personaggio tragico come si deve? Allora:
- Dagli un dono che sembra una condanna.
- Mostragli un mondo che non lo vuole.
- Fagli indossare una maschera che gli faccia male.
- Offrigli speranze sbagliate.
- E poi… dagli un barlume di verità, una fune tra le macerie, e lascialo decidere se salirci sopra.
Tragico? Sì. Banale? Mai più, promesso.



