Da World of Hearts a Welcome to the Lonnieverse: come ho ripulito, riscritto e potenziato il mio universo narrativo nel 2025

Quest’anno ho fatto pulizia di primavera con la delicatezza di un caterpillar. Il vecchio “World of Hearts” aveva energia, ma anche appendici mosce, coppie imposte, filler che “allungano il brodo”, e soprattutto una dipendenza da un altro autore che, nel frattempo, ha lasciato il tavolo apparecchiato e si è dileguato. Un amico, Alessandro Bolzani, il caro coautore del blog, ha battezzato quelle falle “momenti Bambi”: teneri, sì, ma fuori fuoco mentre il mio mondo parlava di processi, indagini, corruzione e città tra le nuvole.
Risultato: ho rifatto l’impianto elettrico.

Nuovo nome—Welcome to the Lonnieverse—e nuove fondamenta: tre assi portanti (Wolf, Lilith, Saria), continuità tematica (giustizia, potere, verità), final boss solidi, e zero zucchero aggiunto.

Di seguito, come ho messo mano—seriamente—ai personaggi e agli archi. Spoiler: se prima qualcuno “compariva”, adesso agisce.

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Secondo anno di scrittura – Wolf Lonnie Fighting for Truth caso 3: Incubo psicologico

Il terzo caso di Fighting For Truth, intitolato “Incubo Psicologico”, è probabilmente il più intimo, crudo e personale dell’intera saga finora. Un processo che, sotto l’apparente follia narrativa, ci porta dritti nel cuore delle cicatrici lasciate dal bullismo, dall’abuso domestico e dall’emarginazione sociale.

Si tratta di un caso che scrissi come vittima di queste circostanze, quindi ce l’avevo fresco di sfogo. Lo dico chiaramente: al liceo sono stato vittima non solo di bullismo, ma anche di molestie, e questo fu il mio modo per sfogarmi. Inizialmente l’idea era un caso riguardante l’impiccamento di una o più persone in una foresta (stile Aokigahara), poi ho voluto inventarmi qualcosa di molto più complesso, intricato e, allo stesso tempo, irrisolvibile.

Catapulte che sparano corpi in punti strategici del quartiere. Yep.

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L’amore di un autore per i propri personaggi (e cinque anni di distacco forzato)

Ho iniziato a scrivere quando avevo 15 o 16 anni. Ora ne ho 32. Fate un po’ i conti: vuol dire che la mia adolescenza, la mia crescita e una buona parte della mia anima sono rimaste infilate tra le pagine di quelle storie (di cui sto attualmente pubblicando una serie di riassunti). Storie che hanno visto la loro fine a dicembre 2019, quando io e chi condivideva con me questo universo abbiamo deciso che era tempo di mettere un punto.

Poi, il 2020. Quell’anno in cui tutto il mondo è andato a pezzi. La persona con cui condividevo il lavoro non c’è più, e, di riflesso, io mi sono ritrovato a blindare quelle storie “a forza”, a metterle sotto chiave nella mia mente, come se fossero una parte di me troppo dolorosa da toccare.

Ma la verità è che lì dentro c’erano pezzi di cuore, risate, rabbia, e sì, anche lacrime. Wolf Lonnie, Lilith Light, Saria Lonnie, Lucious Lowiss, Sean O’Quinn, Mihael Chamilion, Ayane Taubey, Thomas Lonnie, Blade Swordmaster, Gabrielle Lonnie… non erano solo nomi. Erano il mio modo di vivere le emozioni senza filtri. Erano un prolungamento di me stesso, forse anche un modo per imparare chi ero davvero.

Il problema? Quando ti strappi di dosso una parte di te, non resta solo il vuoto. Resta la sensazione che nulla abbia lo stesso sapore. Da scrittore, mi sono ritrovato improvvisamente incapace di dare la stessa intensità alle parole. Le nuove storie mi sembravano parzialmente fredde, o comunque non completamente cariche come volevo, come se qualcuno avesse spento un interruttore interno.

Eppure, recentemente, qualcosa si è sbloccato. Ho ripreso in mano quei vecchi capitoli, li sto rileggendo con la mia fidanzata, e persino aggiungendo nuove storie. E sapete una cosa? È come se un pezzo di me fosse tornato al suo posto.

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Truthseekers’ files – TuMour

Attenzione: contenuti potenzialmente disturbanti.

Dopo aver raccontato L’Ascesa dell’Oscurità, uno potrebbe pensare: “Ok, siamo arrivati alla fine. Boss finale sconfitto, giustizia ripristinata, spade magiche archiviate… è fatta.”
E invece no.

Perché se c’è una cosa che Wolf Lonnie: Ace Attorney mi ha insegnato (o meglio, la smania di continuare ad aggiungere storie e ad approfondire tizio caio e senpronio), è che la verità non finisce mai nei titoli di coda. Ebbene sì, siamo solo agli inizi.
Ci sono ancora troppe domande sospese, troppi volti da esplorare, troppe lacrime non versate. E, soprattutto, c’è Reginald Darketh. Un villain così denso che ha straripato dai confini del suo stesso caso per contaminare passato e futuro. Letteralmente.

È per questo che ho scritto tre casi extra, prima della seconda serie, ognuno con una funzione ben precisa:

  • TuMour: un caso a sé, scritto anni dopo, che ritorna nel passato per mostrarci Ayane viva e luminosa… in larga apparenza (come avrete intuito dalla cover di questo articolo). Una storia che respira malinconia e che introduce un luogo fondamentale: il Sacrocuore.
  • Conflitto furibondo: flashback nel passato, ai tempi d’oro di Diego Armando e Mia Fey contro il procuratore Neil Marshall. Qui getto luce sulle origini di Reginald, scavando nella genesi del male e mostrando come anche i mostri abbiano una radice fragile.
  • Il vero epilogo: salto nel futuro, dove la nuova generazione entra in gioco. La protagonista è Gabrielle, figlia di Wolf. È lei a raccogliere l’eredità, affrontare gli ultimi segreti e concludere la storia là dove tutto è cominciato.
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