La sottotitolazione

Viene chiamata sottotitolazione o sottotitolaggio, ma si tratta di un’unica materia della traduzione. La si definisce come una traduzione condensata attraverso un testo scritto, usata per due scopi principalmente : rendere accessibile un prodotto audiovisivo alle persone con disabilità uditiva o renderlo comprensibile ad un pubblico di codice linguistico diverso. La sottotitolazione insieme al doppiaggio rappresentano le maggiori forme di traduzione usate nel mondo cinetelevisivo, ed esiste una rivalità tra chi preferisce l’una rispetto all’altra, ma in questo articolo non tratteremo questo argomento, piuttosto potremo parlarne in un prossimo articolo. Questo discorso possiamo legarlo però ad uno più ampio, in cui distingueremo il nostro paese da altri, proprio per la scelta adottata per trasmettere i prodotti audiovisivi di maggior incasso, come film e serie tv. L’Italia difatti si può inserire nei paesi cosiddetti “dubbing”, cioè che fanno uso del doppiaggio come maggior canale di trasmissione, al contrario per esempio degli Stati Uniti che si inseriscono nella categoria dei paesi “subtitling”, ovvero sottotitolazione. Per comprendere meglio questa differenza dobbiamo risalire a un tempo storico ormai lontano da noi da più di qualche decennio. Sotto il periodo del fascismo il doppiaggio è stato imposto come unica forma accettabile, eccezion fatta per i festival, in cui erano ammessi i sottotitoli. Questa scelta fatta per preservare la purezza della lingua italiana,  ammetteva il doppiaggio solo se realizzato in Italia da personale di nazionalità italiana.

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