Naruto – Recensione anime episodi 116-220

In questa fase della storia gli episodi sono dedicati al tentativo di recuperare Sasuke, che ha lasciato il villaggio (rispetto al quale comunque non ha mai dimostrato particolare attaccamento) per unirsi a Orochimaru; assistiamo dunque a una serie di scontri mortali che mettono in risalto le qualità di alcuni personaggi secondari della Foglia e della Sabbia; dopodiché il vuoto lasciato da Sasuke si riempirà di filler. L’intervento di un Rock Lee completamente ubriaco contro un impassibile (ma non insensibile) Kimimaro offre la giusta pausa comica prima di una carrellata di flashback drammatici nei quali appaiono brevemente anche Haku e Zabuza. Il passato inquietante di Kimimaro è svelato allo spettatore: ultimo sopravvissuto di un clan che lo teneva costantemente prigioniero come Sigismondo ne La vita è sogno, rimasto solo e senza nessuno a cui obbedire, viene adescato facilmente dal solito Orochimaru con tanto di metafora floreale. Una storia che lascia sgomenti e con un finale disgraziato.

Esaurito il Quintetto del Suono arriviamo allo scontro tra Naruto e Sasuke e ai flashback che lo riguardano. Scopriamo finalmente che la causa della sua indole non è da ricercare nel trauma provocato da Itachi: dimostra sin dall’infanzia difficoltà relazionali che ispireranno silenziosi sentimenti di fratellanza in Naruto; il suo mondo sembra esaurirsi in un ambito familiare che sa di emarginazione. Sasuke dice a Naruto che non può capirlo. E perché? Perché non sa cosa significa avere una famiglia (l’insensibilità rispetto alla situazione familiare di Naruto non è prerogativa della sola Sakura degli inizi).

Comunque, quando Sasuke dichiara che il suo sogno giace nel passato, sorge spontaneo chiedersi se il sogno non sia forse quello di compiacere suo padre: con la strage Itachi lo priva sul più bello di questa possibilità nel momento in cui sembrava più accessibile. Quindi cosa vuole vendicare di preciso? Forse non solo i familiari o l’infanzia negata. Da una parte il giorno della strage è morto, in un certo senso, anche lui, intrappolato (non tanto nel trauma quanto dal trauma) in dinamiche familiari che non ha avuto il tempo di riscattare e che ne hanno bloccato in un certo senso la crescita (la sua storia ha dei parallelismi con quella di Hinata); dall’altra è interessante che il desiderio di uno scontro non sia farina del suo sacco ma venga suggerito dal fratello che, invitandolo a coltivare l’odio, gli offre una ragione per vivere (e per sopravvivere al suo clan).

Assurdamente, la strage offre ai fratelli la possibilità di dare libero sfogo alla rivalità; inoltre permette a Sasuke di distogliere l’attenzione dal macro-problema (la famiglia) per concentrarsi ossessivamente sul fratello-capro espiatorio. Con l’omicidio di massa, Itachi (che non ha scelto di essere il figlio prediletto di un padre che condanna) diventa finalmente l’unico colpevole. E’ sicuramente il personaggio più misterioso che abbiamo visto finora, in particolare per il modo allusivo di parlare. Quando dichiara di aver sterminato il clan per misurare le sue capacità, sembra riferirsi a qualcosa di diverso che alle mere capacità ninja. Fino a che punto si è spinto e per cosa? In tal senso è emblematico l’ambiguo discorso che fa quando è accusato della morte di Shisui: sembra che vogliano arrestarlo più per le sue parole che per il possibile omicidio. E, tra le altre cose, dichiara: sto facendo il mio dovere.

Autore: Camilla Vecchione

Mi chiamo Camilla Vecchione, la mia passione è leggere e amo scrivere. Dopo il Liceo Classico mi sono laureata in Lingue e Culture straniere. Per Pillole di Folklore e Scrittura mi occupo di recensioni.

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