In armonia con il pianoforte ft. Federico Quattranni

Federico è un carissimo ex collega nonché spirito affine, sia lato nerd-computer, sia lato artistico.

Provetto suonatore di pianoforte, attività e interesse che ritengo davvero elegante ed interessante, ho voluto saperne di più grazie a quest’intervista.

Fede, grazie di cuore per il tuo tempo. Rivelaci subito: come mai hai iniziato a suonare il piano? Cosa ti ha spinto all’inizio? In che modo hai iniziato ad imparare, e quanto è stato difficile?

Innanzitutto grazie a te per la preziosa occasione che mi stai dando di raccontarmi e condividere la mia passione con chi vorrà leggere.

Ho iniziato a suonare il pianoforte quando avevo 12 anni, quindi non da piccolo ma già adolescente, grazie al mio Professore di musica delle medie Stefano Silvi, che insegnava anche nella scuola musicale della mia cittadina d’origine Bolsena. Mi sono sempre trovato benissimo con lui ed è grazie a lui se, ormai 16 anni fa, mi appassionai allo strumento e decisi di muovere i primi passi.

Devo dire la verità, l’inizio non è stato difficile perché lui mi trasmetteva molto entusiasmo ed aveva tanta pazienza con me, quindi io ero piuttosto motivato nello studio della tecnica di base e delle prime composizioni. Inoltre, essendo ancora un ragazzino avevo tempo e grande capacità di apprendimento.

L’altro Maestro a cui devo molto è Andrea Ceccobelli, che mi ha aiutato nella fase successiva di consolidamento e di perfezionamento delle mie capacità tecniche, specialmente dal punto di vista esecutivo ed interpretativo.

Quali sono alcune delle tecniche o accorgimenti più difficili che hai dovuto imparare? Generalmente, quando suoni adesso, quali sono le cose a cui devi prestare maggiormente attenzione?

Devo dire che pur non avendo mai intrapreso percorsi e studi di livello professionale, ho avuto il piacere di collaborare con diverse realtà, quindi pur nella mia condizione di “amatore”, non sono mancate le occasioni in cui è stato necessario studiare ore e ore per raggiungere buone esecuzioni.

Sicuramente i tre grandi Bach, Beethoven e Mozart sono quelli grazie ai quali riesci a capire la base della musica classica e lo studio delle loro opere è estremamente significativo per chi vuole crescere, consolidarsi e perfezionarsi in questo ambito. Specialmente Bach è pietra miliare di ogni “giovane pianista” poiché è altamente consigliato studiare le sue composizioni con continuità. Ovviamente prima ancora ci sono esercizi puramente tecnici, come gli studi e le scale, giusto per citarne due, che servono proprio ad imparare come mettere le mani sui tasti, come fare dei movimenti basilari e come gestire anche aspetti a cui non si pensa, ad esempio la tensione del braccio e della spalla o la posizione del polso rispetto al palmo della mano e alle dita. Bisogna stare attenti a tantissimi particolari, anche se non sembrerebbe.

In sintesi, i primi 4/5 anni mi sono serviti per gettare le fondamenta, quindi le principali difficoltà erano di natura prettamente tecnica, mentre successivamente ho capito che c’è anche un grande lavoro da fare sulle dinamiche nell’esecuzione e sull’interpretazione.

I primi 4/5 anni mi sono serviti per gettare le fondamenta, quindi le principali difficoltà erano di natura prettamente tecnica, mentre adesso ho capito che il grande lavoro è sulle dinamiche nell’esecuzione e sull’interpretazione.

Qual è la sensazione che provi quando suoni il pianoforte adesso?

Le sensazioni sono varie e dipendono da cosa eseguo e dal contesto in cui lo faccio.

Posso ammettere intanto che di solito quando suono non ho altri pensieri, mi sento completamente “avvolto” dalla musica e riesco a distaccarmi momentaneamente da tutto il resto. E’ proprio qui che nasce una forte connessione tra il brano e l’esecutore, connessione che si contraddistingue per le diverse emozioni che può suscitare la sequenza di note e il modo con cui vengono suonate.

Per fare dei semplici esempi, quando suono con delle band di musica leggera è più un divertimento e un modo per condividere il tuo stile e i tuoi gusti con altre persone, mentre quando suono da solo per occasioni come possono essere recital, accompagnamento a cori o celebrazioni di vario genere, la solennità e la delicatezza dei momenti che si creano ti portano a provare emozioni più profonde.

Hai mai fatto dei tour organizzati? Se sì, come si sono svolti, e come ti sei sentito, le prime volte?

Non essendo un professionista e non svolgendo il musicista come professione, non ho avuto molte occasioni di questo genere, posso però raccontare di un bellissimo tour cui presi parte con la mia band “I Grafica” nell’estate del 2018. Un tour di circa 15 date tra Toscana, Lazio e Umbria fino ad arrivare ad una data conclusiva in Germania nella cittadina di Volkertshausen, vicino Costanza. Questo tour ci ha permesso di raccogliere fondi per contribuire ad un bellissimo progetto di beneficienza con l’associazione “HPS Charity”, grazie al quale abbiamo costruito, insieme ad altre band e artisti, una scuola elementare nel villaggio di Morogoro, un villaggio poverissimo al centro della Tanzania.

Suonare in pubblico è per me sempre stato un piacere ed un onore, lo ritengo il mio modo preferito di comunicare e di trasmettere emozioni, perché come ho sempre detto, secondo me la musica ha un potere incredibile di condivisione e di unione, puoi suonare con chiunque su questo pianeta senza barriere di età, di fisico, di religione, di estrazione sociale, di nulla! Per questo continuerò a farlo e quando mi chiedono di suonare in pubblico, mi stanno facendo il più bel regalo!

(il sito della band, grazie alla quale è partita l’iniziativa per la raccolta fondi, è al seguente link: https://igrafica.it/)
Senti di voler far evolvere la tua passione in qualche modo?

L’evoluzione deve essere costante perché permette di scoprire nuovi orizzonti, di arricchirsi e di provare nuove sensazioni, quindi assolutamente sì. Mi piacerebbe imparare a cantare e a comporre, creare con altri musicisti e conoscere altri genere oltre il pop, il rock, la musica classica e il blues, che sono quelli che conosco meglio.

Inoltre, adoro quando la musica si unisce con la poesia, con il cinema, con tutte le forme di arte, quindi tengo sempre le porte aperte a progetti e collaborazioni di questo genere. Sono molto orgoglioso anche di aver accompagnato cori in eventi di stampo religioso e non.

Gli orizzonti della musica sono veramente infiniti.

Infine, per chi volesse iniziare a studiare pianoforte, quali consigli senti di voler dare?

Lo dico con assoluta sincerità: non ascoltate gli altri, ascoltate voi stessi.

Se dentro vi sentite di iniziare un percorso del genere, fatelo! E’pieno di persone che all’inizio mi prendevano in giro e ora mi seguono sui social, mi fanno i complimenti e qualcuna quando suono in pubblico mi viene anche ad ascoltare, nonostante ripeto, io sia solo un umilissimo “amatore”, quello che nello sport si chiamerebbe “dilettante”.

Nella mia filosofia, ciò che conta prima di tutto sono le emozioni che si provano e che di conseguenza si trasmettono. E’ mille volte più bello sbagliare una nota ma emozionarsi, che eseguire un brano alla perfezione ma senza aprirsi e senza ascoltarsi interiormente.

Per questo concludo dicendo che lo spirito di approccio allo studio del pianoforte per ogni nuovo pianista dovrebbe essere prima di tutto basato sulle emozioni e sull’interiorità, il resto si acquisisce col tempo ovviamente studiando, affidandosi a bravi Maestri e ritagliando anche una piccola parte del proprio tempo ma per creare qualcosa di magnifico che ti accompagnerà per sempre e non ti lascerà mai.

Fede grazie ancora del tuo tempo! 😄

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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