Se c’è un film che riesce a mescolare con naturalezza il cinema d’azione cinese, il dramma romantico e quel tocco di esagerazione tutta italiana, è proprio La Città Proibita di Gabriele Mainetti. Il mix è esplosivo, nel senso buono del termine: le scene d’azione sono spettacolari, il cast principale è estremamente carismatico e la trama fatta di tradimenti, omicidi e tensioni sotterranee tiene incollati fino all’ultima scena. Aggiungiamoci anche una riflessione ben riuscita su razzismo e uguaglianza e abbiamo un film che, oltre a intrattenere, prova anche a dire qualcosa di importante. Il tutto senza dimenticare momenti di pura esaltazione cinematografica, tra combattimenti coreografati con maestria e dialoghi che, anche quando sopra le righe, funzionano alla grande. Mainetti dimostra ancora una volta il suo talento nel raccontare storie fuori dagli schemi, mantenendo un equilibrio tra spettacolo e contenuto che pochi registi italiani riescono a gestire con altrettanta sicurezza.
I Pro
Uno degli elementi più riusciti di La Città Proibita è senza dubbio la qualità delle scene d’azione. Mainetti prende il meglio del cinema d’azione cinese e lo combina con un’estetica dinamica e ricca di dettagli. I combattimenti sono fluidi, ben coreografati e, soprattutto, credibili (a parte qualche eccezione di cui parleremo dopo). Il film non si limita però a stupire con acrobazie e scontri ben girati: costruisce anche un’ottima tensione narrativa grazie a una storia che mescola politica, crimine e vendetta. I tradimenti e gli omicidi che scandiscono la trama sono avvincenti e non banali, e questo aiuta a mantenere alta l’attenzione per tutta la durata del film.
Un altro aspetto che funziona è il cast. I protagonisti sono scritti in modo da risultare subito accattivanti, sia nei momenti più intensi che in quelli più leggeri. C’è un equilibrio ben calibrato tra caratterizzazione e spettacolo, che permette di affezionarsi ai personaggi senza appesantire la narrazione.
Gli attori italiani, in particolare Enrico Borello (Marcello) e Marco Giallini (Annibale) brillano in particolare per la loro capacità di alternare momenti di comicità e momenti di dramma con grande naturalezza. Il loro contributo aggiunge al film un’ulteriore dimensione, permettendo di passare da situazioni più leggere a momenti di tensione senza mai risultare forzati. Il protagonista maschile, interpretato con grande carisma, riesce a incarnare perfettamente il dualismo del suo ruolo, mentre il resto del cast supporta con interpretazioni solide e convincenti. L’elemento romantico, anziché essere una semplice aggiunta, si integra bene nel racconto, fornendo ulteriore profondità emotiva a una storia che altrimenti rischierebbe di essere solo azione senza cuore. E poi c’è il tocco di umorismo tutto italiano, mai fuori luogo e perfettamente dosato, che aggiunge personalità al film senza rovinarne l’atmosfera.
Infine, la parte tematica: il film affronta in modo convincente il razzismo e l’uguaglianza, senza scadere in discorsi preconfezionati. Mainetti non si limita a inserire questi elementi per semplice dovere narrativo, ma li sviluppa con attenzione, rendendoli parte integrante della storia e della crescita dei personaggi.
I Contro
Nonostante gli evidenti punti di forza, La Città Proibita ha anche qualche difetto che non passa inosservato. Il più evidente è la protagonista, che pur essendo carismatica e ben interpretata, risulta eccessivamente indistruttibile. Certo, l’action ci ha abituato a personaggi inarrestabili, ma qui si va oltre il limite: sopravvive a cadute impossibili, si rialza dopo colpi devastanti e sfoggia acrobazie che sfidano ogni legge della fisica. Questo non rovina completamente l’esperienza, ma in alcuni momenti spezza la sospensione dell’incredulità e fa sembrare alcune sequenze più un videogioco che un film.
Un altro problema è il cosiddetto mood whiplash, ovvero i cambi di tono troppo bruschi. Il film passa da momenti di tensione pura a siparietti sopra le righe con una velocità che può risultare disorientante. Se da un lato questa varietà di registri rende il film imprevedibile e originale, dall’altro rischia di spezzare l’immersione e far perdere un po’ di coerenza all’insieme. Per alcuni spettatori potrebbe essere un pregio, per altri una fastidiosa altalena emotiva.
In definitiva, La Città Proibita è un film che colpisce per la sua energia, il suo stile e la sua capacità di combinare azione, dramma e riflessione sociale. Non è perfetto, ma la sua audacia e il suo intrattenimento di alto livello lo rendono un’opera da non perdere.

Andrò a vederlo domani e onestamente sono curioso. Ho sentito pareri molto positivi come il tuo anche se comunque dicevano che aveva i suoi difetti (specialmente nei cambi di tono).
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Però ignorando i cambi di tono è davvero unico nel suo genere. Fammi sapere!
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Ho rimandato per troppo tempo, domani lo vedo e basta. Inoltre sia Jeeg Robot che Freaks Out sono stati dei film davvero ottimi e interessanti.
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gran film, peccato per la pessima sceneggiatura
sembra parlare di razzismo, ma se guardi gli archi dei personaggi parla di amore e famiglia; non ha molto le idee chiare, antagonisti e protagonisti poi per nulla complementari
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