Smile 2 è un film horror che non solo funziona, ma funziona dannatamente bene. Una rarità, quasi quanto trovare un influencer che non si sente anche terapeuta.
Prendete una popstar con una carriera manipolata dalla madre, buttatela in una spirale di lutto, dipendenza e allucinazioni, poi incollateci sopra un demone col sorriso di chi sa esattamente come distruggerti lentamente dall’interno. Il risultato è un cocktail di delirio psicologico che fa male al cervello nel miglior modo possibile.
Il primo Smile? Molto ben fatto, ma decisamente più lento. Questo secondo capitolo, invece, ha un’identità forte, quasi arrogante, che non chiede permesso per disturbarti – entra nella tua testa e si siede comodo, in un mindfuck continuo.
La vera stella, però, è l’attrice protagonista, Naomi Scott. La sua discesa nella follia è credibile, esasperata, non si trattiene per nulla. La Scott ha recitato con tutta se stessa. O meglio ancora, non recita: implode elegantemente in una spirale di trauma, rabbia e terrore.
E la regia? Finalmente qualcuno che sa che l’horror non si fa solo con i jumpscare random e le luci al neon. Qui ogni inquadratura è pensata, ogni passaggio visivo è studiato per disorientarti e tenerti incollato. Il montaggio gioca con la percezione come un illusionista ubriaco: ti frega, ti confonde, e ti fa pure godere nel frattempo. E le musiche lentamente ti comunicano dov’è la realtà in mezzo alla follia.
In sintesi: Smile 2 non solo è – nettamente – superiore al primo, è una bella legnata psicologica con la grazia di un martello dorato.
