Benvenuti a “Edengrado” ft. Enrico Canali

Benvenuti su Pillole di folklore e scrittura, lo spazio dove le parole si intrecciano con i segreti nascosti tra le righe e le storie si svelano a poco a poco. Oggi abbiamo l’onore di ospitare Enrico Canali, autore di Edengrado, un romanzo che promette di scuotere coscienze e svelare verità sepolte sotto la monotonia di una città vuota e fredda. Preparatevi a entrare in un mondo popolato da invisibili, misteri e regali inaspettati.

La sinossi:

“Eden è un ragazzo che vive in una città vuota e fredda, uno degli invisibili, dei diversi, dei disadattati, che non riesce a trovare una dimensione in un mondo che sembra non accorgersi di lui. Le giornate si susseguono ripetitivamente in maniera monotona, fino a quando un giorno non riceve inaspettatamente un regalo molto particolare. Un oggetto avvolto dal mistero, che sconvolgerà la sua vita e quella dei suoi amici, dei suoi genitori e di tutte le persone che vivono come lui, tra la luce di una bugia e l’ombra di una verità. Una verità che verrà scoperta su di lui, su tutti i suoi cari e sulla città che li circonda, insegnando che, a questo mondo, la natura delle cose e delle persone è molto più profonda, misteriosa e macabra di quanto si possa mai immaginare.”

Le domande:

Enrico, come nasce l’idea di Eden e del mondo cupo e surreale di Edengrado?

Le idee sono strane entità che sembrano nascere da sole da dentro di noi, aspettano fino a quando non maturano, si autodefiniscono nelle loro identità, e poi quando sono pronte decidono di irrompere nel nostro mondo del “razionale”, del “tantigibile” per sfuggire dalll’etere dalla quale sembrano essere venute.

Così è successo per il mio personaggio, Eden, e per il mondo che lo circonda. È difficile definire questo punto di svolta, questo momento magico di autoconsapevolezza in cui ci si rende conto di avere qualcosa dentro che è pronto a venire fuori, a uscire, a nascere per evolversi nel nostro mondo. Ci sono dei momenti nella vita in cui sentiamo che qualcosa sta per cambiare
dentro di noi, in cui sentiamo di non essere più gli stessi, magari in concomitanza di specifici eventi che ci accadono, o alla fine di tormentati periodi di vita in cui impariamo delle lezioni morali che ci porteremo per sempre con noi. I traumi, le delusioni, le sofferenze che viviamo, sono i più importanti fattori di evoluzione della nostra persona e di quello che siamo, e forse sono stati proprio questi fattori che hanno determinato la
nascita dei miei personaggi, e del mondo di Edengrado, di cui si occupa questo libro.

Un’idea che è nata per l’appunto in un periodo delicato della mia vita: l’adolescenza, culla di emozioni e di cicatrici. E forse è proprio questo Edengrado: una “culla” di tutto quello che ho vissuto, e di quello che avrei voluto vivere, in un mondo che non mi ha permesso di essere diverso dal mio Eden, in un modo che non mi ha perdonato errori, né concesso, seconde occasioni.

Nel romanzo parli di invisibili e disadattati: quanto c’è di autobiografico o di osservazione sociale in questo tema?

Chi di noi non si è è sentito almeno una volta nella vita fuori contesto, un escluso, un incompreso, una pedina fuori posto in un mondo che non ha tempo di accorgersi di noi, magari semplicemente perché é siamo rimasti indietro rispetto a tutte le false aspettative e agli irraggiungibili obiettivi che ci hanno cucito addosso senza chiederci il permesso.

Direi “si, mi riguarda” è una domanda che non ammette come risposta
e semplicemente “sì, sono io” perché é in realtà include tutti quanti noi ogni volta che ci siamo a sentiti di troppo in questo mondo, o molto più che semplicemente “invisibili”. Ma per quanto ci sia capitato, e per quanto ci capiterà ancora, non esisterà società troppo soffocante o impegnata, ostica o dura, da impedirci di realizzare i nostri sogni, e in primis, di realizzare noi stessi, ed è è proprio questo che ho voluto esprimere in una città come Edengrado, estremizzazione sociale di un mondo che conosciamo fin troppo bene, e che, nonostante tutto, non finiremo mai di combattere, in primis, per noi stessi, e per tutto quello che ci meritiamo davvero.

Il regalo misterioso ricevuto da Eden è il fulcro della storia: senza spoiler, puoi darci un indizio su cosa rappresenta simbolicamente?

Dal momento che lo riceve le cose cambieranno per sempre nella sua vita, e di riflesso, in quella di tutti coloro che gli sono vicino. È un punto di svolta, è un cambiamento, è un collegamento tra la storia passata di Edengrado e quella futura del protagonista, è un atto di ribellione delle volontà perdute di essere, di cambiare, di evolversi, di uscire da tutto quello che ci ha reso fino a quel momento “anonimi” e di uscire dal bozzolo che ci teneva rinchiusi nel nostro vero “io”.

Il regalo è la presa di coscienza che abbiamo in un momento di svolta bella nostra vita, e che ci porterà a essere veramente “quello che noi siamo dentro”, proiettando questa nostra grandezza nel mondo esterno. È un atto di peccato, è un atto di nascita, è il risorgere dall’abisso dopo una vita di annegamento. È, in sostanza, la nostra seconda venuta in questo mondo, non fisica, ma spirituale.

La verità e la bugia si intrecciano profondamente nella trama. Che ruolo hanno nella tua idea di narrativa?

Verità, bugia, luce, ombra, bene, male…sono spesso concetti concatenati, che si
alternano spiraleggiando reciprocamente in un ciclo infinito di conferme e smentite, di vittorie e di sconfitte, di trame e rivelazioni. Nelle nostre vite è impossibile distinguere le une dalle altre, e li dove pecchiamo di presunzione nel credere poi di sapere, ci rendiamo conto molto presto che la realtà delle cose è molto più sfuggente di quello che avessimo mai pensato.

Li dove le nostre convinzioni vengono meno, allora permettiamo a noi stessi di aprire gli occhi su realtà diverse da quelle in cui abbiamo sempre creduto, e di capire, che la natura del mondo non si divide in “buoni” o “cattivi”, ma che molto semplicemente, ognuno è quello che è nella sua indistinguibile forma che oscilla agli occhi del prossimo, del nostro amico o del nostro nemico.

Si danza sui piatti della bilancia del giusto e dello sbagliato e solo alla fine ci si rende conto che non esiste né uno, né l’altro, perché tutto oscilla in funzione di come veniamo visti agli occhi del “giudicatore” di turno. E così, la verità diventa bugia, la bugia diventa verità, e anche solo distinguere le due è un mentire all’inevitabile realtà, dell’incontrastabile assioma: bugia e verità sono la stessa cosa. Ciò che conta sono gli occhi di chi le vede.

Nella narrazione, non esiste un buono o un cattivo, perché ogni storia, ogni persona, ogni passato e ogni narrazione del proprio vissuto, assume il connotato di verità per il soggetto, e quindi, di luce propria che illumina il suo cammino. Non esistono sconfitti, così come non esistono veri e propri vincitori, perché lo siamo tutti, in un certo senso, in questo danza macabra, tra verità e bugia.

Quanto è stato difficile mantenere la tensione tra mistero e rivelazione durante la scrittura di Edengrado?

Ogni cosa ha suo tempo.
È questa una delle lezioni più dure che ho imparato dalla vita, e mi sono ripromesso di renderle onore all’interno della narrazione di questo libro, dove ho concesso a ogni mistero tutto il tempo necessario affinché fosse assimilato dall’inconscio del lettore, prima di essere svelato.
I misteri all’interno di Edengrado sono innumerevoli, e non sono tutti espliciti: molti di essi sono velati come una nebbia sottile, e si ha la percezione che qualcosa di non detto aleggi insistentemente nell’aria, come un’ombra dietro le spalle. Una sensazione che perdura durante tutto l’arco narrativo.

Poco a poco ci si rende conto di addentrarsi progressivamente dentro un mondo di cose non dette, che vengono svelate solo quando si prende la piena consapevolezza che i nostri dubbi, scavando a fondo nella storia, erano fondati.
La difficoltà più grande in questo non è stato tanto l’equilibrio tra rivelazione e mistero, ma la “coerenza” del mistero, la “tempistica”, il “dubbio” da insinuare e da piantare nella mente del lettore, perché è quello, quando avviene la rivelazione, che esplode in vera emozione una volta che si arriva alla verità.

Cosa speri che rimanga nel cuore dei lettori una volta chiusa l’ultima pagina del libro?

Questa è forse l’unica domanda a cui non posso dare una risposta.
Ognuno di noi, quando legge un libro, non legge solo parole, frasi o capitoli, ma all’interno di esso trova una parte di sé, una parte della propria persona, della propria vita.
Ci immedesimiamo in personaggi diversi, i quali evocheranno diverse emozioni dentro di noi, e lì dove i nostri vissuti unici ci faranno vedere aspetti familiari nelle sfumature di una realtà che non ci appartiene, le sensazioni dell’anima dentro di noi ci porranno davanti ad una inaspettata verità: è parte di te.

Leggendo questo libro, a qualcuno rimarrà nel cuore un nuovo amico su cui fare affidamento nei momenti solitari, a qualcun altro rimarrà una serie di lezioni di vita da cui trarre insegnamento, a qualcun altro magari uno specchio profondo della propria vita da cui trarre spunto per riflettere, ma credo che un libro ci rimanga davvero dentro, quando finito di leggere abbiamo la consapevolezza di aver ritrovato finalmente una cosa nel cuore: una parte perduta, o ancora da scoprire, di noi stessi.

Grazie di cuore, Enrico, per aver condiviso con Pillole di folklore e scrittura uno scorcio del tuo universo narrativo. Non vediamo l’ora di perdersi, pagina dopo pagina, nei segreti di Edengrado. A tutti i nostri lettori: preparatevi a scoprire che la verità può essere molto più inquietante di una bugia ben raccontata. Buona lettura!

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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