Ace Attorney: quando il vero colpevole è… la scrittura – Un’indagine sarcastica sui difetti dei personaggi della serie

C’è chi passa anni a difendere clienti improbabili, chi suda sette camicie dietro al banco dell’accusa, chi si ritrova puntualmente rapito o accusato d’omicidio. Ma dietro il dramma processuale c’è un altro imputato che nessuno cita mai: la penna degli autori.
Ecco un piccolo processo ai personaggi di Ace Attorney, con i loro “reati” di scrittura più evidenti.

Disclaimer: le critiche non sono un attacco ai personaggi, anzi la maggior parte di quelli citati li adoro. Sono solo riflessioni personali 🙂

Phoenix Wright – “Signor Coerenza, chi l’ha visto?”

A volte geniale, altre volte sembra aver appena aperto il manuale “Come fare l’avvocato per dummies”. Nel caso 5 del primo gioco è un titano della logica – ok, stava contro il capo della polizia e quel caso fu scritto dopo Trials and Tribulations, quindi il boost ci sta. Poi arriva Dual Destinies e lo ritroviamo a reagire con l’ansia di un praticante al primo giorno. E questo ad oggi resta aperto a interpretazione. Un po’ di stabilità emotiva, Nick?

Analisi più approfondita qui.

Maya Fey – “Perché sempre la damsel?”

Ha il potenziale per essere la spalla più tosta dell’universo, ma gli sceneggiatori adorano chiuderla nei sotterranei o farla accusare di crimini improbabili. Sotto c’è una ragazza forte che affronta drammi su drammi e che fa molta tenerezza… peccato che il copione spesso la voglia “ostaggio di turno”.

Dick Gumshoe – “L’eterna mascotte”

Ci piace, è un tenerone, ma dal punto di vista narrativo resta piuttosto piatto. Leali spalle di Phoenix, bromance con Edgeworth… eppure sempre lo stesso ispettore un po’ tontolone. Un po’ di crescita personale non avrebbe fatto male.

Miles Edgeworth – “Signore, lei vive in tribunale?

Si evolve come procuratore, affina ideali e dialettica… ma come persona resta quasi congelato. In Dual Destinies è sempre il procuratore impeccabile, solo con più esperienza. Una serata al karaoke non l’ha mai avuta?

Mia Fey – “Perfetta, forse troppo”

È morta, quindi lo spazio è limitato (letteralmente). Ma persino nei flashback sembra priva di difetti reali. Il rapporto con Diego Armando resta un enorme “Boh”: erano fidanzati o compagni di caffè poetici? Un po’ meno aureola, un po’ più sfumature, grazie.

Lana Skye – “Chi l’ha vista?”

Esordio pazzesco, poi sparita nell’etere. Aveva potenziale da vendere – immaginate uno scontro dialettico con Kristoph Gavin! – e invece niente. Archiviata come un vecchio fascicolo.

Torno a sottolineare la fan series Lana Skye Parole (articolo qui).

Franziska von Karma – “Frusta arrugginita”

Dopo Justice for All perde un po’ di smalto: non cattiva, non più davvero antagonista, ma nemmeno ben sviluppata. Oscilla tra rigida e “vorrei ma non posso” di caratterizzazione. Un peccato per una che brandisce la frusta meglio di Indiana Jones.

Godot / Diego Armando – “Caffè e caos”

Personaggio pazzesco, ma la sua storia con Mia è spiegata come una nota a piè di pagina. Avremmo meritato un DLC con lui protagonista, più che la solita battuta sulle tazze di caffè.

Apollo Justice – “L’uomo dai tre passati”

Un retcon dietro l’altro: figlio segreto, apprendista di chiunque, background riscritto più volte. A furia di patch sembra il personaggio di un MMO, non di una visual novel.

Articolo qui per analisi approfondita.

Trucy Wright – “Trucco sparito”

Nasce come il “jolly” più brillante del cast, poi progressivamente relegata a spalla folkloristica. Meritava più casi su misura, non solo “Ehi, guarda che numero di magia!”.

Klavier Gavin – “Rockstar senza trama”

Carisma da vendere, look da copertina… e un rapporto con Kristoph che viene liquidato in fretta. Dopo Apollo Justice pare abbia firmato un contratto con il silenzio stampa.

Kristoph Gavin – “Villain con il turbo”

Il potenziale era enorme: avvocato elegante, invidioso, manipolatore. Ma il ritmo del caso 4 lo trasforma in un cattivo fast-forward, senza la sottigliezza che meritava.

Analisi più approfondita qui.

Athena Cykes – “Wonder Woman in tribunale”

Al debutto sembra imbattibile: genio, atletica, iper-emotiva, avvocatessa, adorata da Phoenix e Apollo. Per fortuna i giochi successivi le hanno dato più umanità e difetti, salvandola dal diventare Mary Sue in toga.



I personaggi di Ace Attorney restano adorabili nonostante (o forse grazie a) queste incriminazioni di scrittura. Ma, OBIEZIONE!, un po’ più di coerenza e continuità non avrebbe guastato. La prossima volta, cari autori, meno “ritocchi last minute” e più sviluppo a lungo termine: la corte lo ordina!

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Autore: Gabriele Glinni

Esperto di informatica, amante della scrittura creativa. Autore di Ascend-ent e Descend-ent. Sostenitore dell'arte della composizione di messaggi efficaci ed eloquenti.

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