Il film di Chainsaw Man merita di essere visto?

Immagine promozionale del film di Chainsaw Man

Risposta breve: “Sì, corri al cinema!”

La risposta lunga la trovate nelle prossime righe, che spero potranno convincervi a dare una possibilità alla pellicola tratta dal manga di Tatsuki Fujimoto!

Un film che si regge sulle proprie gambe

Mi rendo conto di essere un po’ di parte quando si parla di Chainsaw Man, perché è una delle opere alle quali mi sono affezionato di più negli ultimi anni, ma anche ragionando in maniera più distaccata non posso fare altro che ritenere questo film davvero ben fatto. Ha una struttura solida e non sembra per niente un insieme di episodi incollati assieme alla bell’e meglio o una “seconda stagione a metà”. La narrazione procede in modo organico dall’inizio alla fine, dando vita a una trama che si regge sulle proprie gambe, ma che può essere apprezzata appieno solo da chi ha visto la prima stagione dell’anime o ha letto il manga. Onestamente però credo che pure chi non si è mai approcciato a Chainsaw Man in vita sua potrebbe godersi il film, perlomeno per quanto riguarda il lato visivo e le scene d’azione. Non è l’approccio ottimale se si vuole uscire dalla sala con una comprensione totale della trama, ma se volete farlo chi sono io per giudicarvi?

Lo stretto necessario per seguire la trama del film di Chainsaw Man senza problemi

Se volete rinfrescarvi la mente prima di andare al cinema o fare per la prima volta una piccola full immersion nel mondo di Chainsaw Man record avete due opzioni: vedere la prima stagione dell’anime (sono solo 12 episodi, tutti disponibili su Crunchyroll) o leggere i primi quattro volumi del manga. Nella pellicola vengono trasposti gli eventi dell’arco narrativo incentrato su Reze, narrato nei capitoli dal 39 al 52 (racchiusi nei volumi 5 e 6).

Lei è Reze. Se non la amate già, presto imparerete a farlo.

La struttura del film di Chainsaw Man

A una prima parte tranquilla, a tratti quasi slice of life, segue una seconda metà dinamica e piena d’azione, dove l’animazione diventa più sperimentale, così come l’uso dei colori: sangue, esplosioni e viscere assumono tonalità tanto sgargianti quanto psichedeliche, in linea con quelle usate da Fujimoto nelle copertine dei volumetti. Rispetto al manga, l’arco narrativo ha più spazio per respirare e alcune scene risultano di conseguenza un po’ dilatate, ma è una scelta che personalmente non ho disprezzato. In generale il ritmo mi è sembrato ben gestito dall’inizio alla fine, anche se forse una delle sequenze iniziali potrebbe risultare leggermente lunga agli occhi degli spettatori meno pazienti.

Denji e Reze in una scena del film

Musica maestro

Per quanto riguarda la colonna sonora, non posso fare altro che elogiarla: i brani enfatizzano molto bene le scene nelle quali sono inseriti e hanno quasi sempre il giusto grado di follia. Menzione d’onore per “Iris Out”, canzone di Kenshi Yonezu che funge da opening della pellicola e che ascolto ogni giorno da quando è stata pubblicata. È meravigliosa e racchiude appieno lo spirito di Chainsaw Man. Assieme all’iconica Utada Hikaru, Yonezu firma anche “Jane Doe”, lo struggente brano che accompagna i titoli di coda, perfetto per il picco emotivo che si raggiunge nella parte conclusiva del film. C’è anche un graditissimo ritorno dalla prima stagione dell’anime: la ending del terzo episodio, “Hawatari Nioku Centi” dei Maximum the Hormone, accompagna con le sue tonalità potenti una delle scene più adrenaliniche dell’intero lungometraggio.

Un doppiaggio convincente

Non ho mai visto la prima stagione dell’anime in italiano, limitandomi ad ascoltare qualche breve clip doppiata. È stato quindi particolare ascoltare per un’ora e mezza i personaggi esprimersi nella lingua di Dante, ma dopo un leggero spaesamento iniziale mi sono abituato in fretta alle voci, che ho trovato calzanti per la maggior parte dei personaggi. Mi è piaciuta soprattutto la performance di Katia Sorrentino, che ha saputo rendere giustizia a Reze in tutte le scene, dalle più spensierate a quelle cariche di tensione emotiva. L’avevo già apprezzata in altre opere (tra cui Final Fantasy XVI) e poco per volta sta diventando una delle mie doppiatrici italiane preferite. Ottimi anche i doppiatori di Denji (Mosè Singh), Beam (Matteo Zanotti) e Makima (Chiara Leoncini). Cito loro perché sono quelli che mi sono rimasti più impressi, però in tutta sincerità non ho trovato una singola voce fuori posto.

Makima sta ascoltando il battito del cuore di Denji

Conclusioni finali

Nel complesso, il film racchiude al suo interno tutti gli aspetti più iconici della narrazione di Fujimoto, dall’amore per il cinema alle esplosioni, senza dimenticare le relazioni tormentate, i background drammatici e i cazzotti emotivi, che sanno sempre dove colpire per fare male. L’amore del regista Tatsuya Yoshihara per l’opera originale traspare non solo dalla resa delle singole sceniche, ma anche dalla presenza di tante strizzate d’occhio che i lettori che hanno portato a termine almeno la prima parte del manga non faticheranno a correre (alcune sono talmente innocue che a uno spettatore ignaro degli sviluppi futuri della trama non sembreranno altro che delle gag visive).

Rinnovo il mio invito a vedere il film al cinema: è davvero il modo migliore per gustarselo appieno. E anche per fare contento Fujimoto, visto il suo amore immenso per la settima arte!

La mia opinione sul film riassunta in un meme
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Autore: Alessandro Bolzani

Mi chiamo Alessandro e, oltre a essere un giornalista, sono l’autore del libro urban fantasy Cronache dei Mondi Connessi – I difensori del parco, edito da PAV Edizioni. Nel 2023 ho vinto il concorso Sogni di Fantasy 2 con il racconto Sylenelle, ladra di sogni. Collaboro anche con la rivista Weirdbreed, per la quale ho realizzato il racconto La carne più buona del mondo, alcuni articoli e delle interviste. Nel mio blog, Pillole di Folklore e Scrittura, parlo di libri, scrittura creativa, mitologia, credenze popolari e, in generale, di tutto ciò che mi appassiona.

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