“The late James F. Bowman was writing a serial tale for a weekly paper in collaboration with a genius whose name has not come down to us. They wrote, not jointly but alternately, Bowman supplying the installment for one week, his friend for the next, and so on, world without end, they hoped. Unfortunately they quarreled, and one Monday morning when Bowman read the paper to prepare himself for his task, he found his work cut out for him in a way to surprise and pain him. His collaborator had embarked every character of the narrative on a ship and sunk them all in the deepest part of the Atlantic.”
Com’è possibile che sia potuta accadere una cosa simile, e quante probabilità ci sono che avvenga? Io sostengo che si tratti di un fenomeno molto comune, soprattutto tra autori disorganizzati, non in completa armonia o senza esperienza di scrittura in gruppo.
Ebbene, posso fornire alcune esperienze a riguardo, dato che ho condiviso un mio importante universo narrativo con la mia ex fidanzata, ora mia amica.
Molti anni fa abbiamo cominciato a scrivere insieme, letteralmente sulla stessa pagina di Word Online, consigliato per questo tipo di esperienza.
Botta e risposta, botta e risposta: inizialmente si trattava di un’esperienza rinfrescante, divertente e nuova.
Posso citare in particolare l’esperienza di prendere un personaggio e lasciarlo parlare con qualcuno che non è “controllato” da sé stessi, come in un gioco di ruolo.
La parte migliore, a livello di scrittura, è il fatto che i dialoghi non sono influenzati dalle proprie aspettative o punti di vista, risultando più plausibili, più fluidi.
Posso citare come esempio molte amicizie o addirittura amori avvenuti tra personaggi miei e quelli della mia amica, in maniera completamente naturale e organica, semplicemente perché tra i personaggi c’era una “chemistry” non prevista.
Tuttavia, come suggerisce la citazione, il contrario può essere anche vero: la perdita del controllo sui personaggi, sul modello di storia che si desidera scrivere e, soprattutto, di dover necessariamente e costantemente confrontarsi per risolvere le divergenze di vedute può diventare un fattore negativo importante.
Come esempio, posso menzionare l’inserimento e lo sviluppo di uno dei miei personaggi, un capitano di polizia, che avrebbe dovuto, nelle mie previsioni, inserirsi come personaggio ricorrente dal ruolo positivo, attivo e dinamico. Tuttavia, questa visione è passata per un certo periodo in secondo piano, a seguito di sviluppi di altri personaggi e storie.
Anche se questo, a livelli minori come il mio, può portare a piccoli conflitti quotidiani, in produzioni più grandi può invece avere risultati catastrofici.
“Marvel Studios” è nota soprattutto per I suoi fumetti di supereroi.
In un caso particolare, un autore ha deciso di lasciare vincere un nuovo personaggio, la ragazza scoiattolo, contro il Dottor Destino, un criminale con una grande reputazione e molto rispettato sia dai Marvel Studios che dalla community, destando un dissenso generale.
Il fumetto è stato pubblicato, e I risultato è stato che gli scrittori del Dottor Destino sono stati costretti a proseguire il loro lavoro con questo danno alla sua immagine.

Scontro di opinioni nei Marvel Studios, arrivando al punto di parlare addirittura ai lettori del problema.
Non tutti gli autori hanno le stesse visioni sulla storia, sui personaggi e il loro sviluppo.
Casi come la serie tv Smallville sono un esempio di questa dinamica: ogni autore esprimerà la storia con un tono diverso, o fornirà caratterizzazioni discordanti dello stesso personaggio, e ciò minerà la qualità d’insieme.
Tuttavia, chiarire questi contrasti, impostando una direzione comune e istituendo una comunicazione funzionale tra gli scrittori, può portare a un miglioramento.
In particolar modo, alla crescita di skill di teamwork e pianificazione di gruppo.
Nella mia esperienza, ho inizialmente avuto disaccordi con la mia amica, ma a poco a poco, e realizzando questi stessi problemi, abbiamo risolto questi conflitti, raggiungendo un livello di collaborazione e fiducia reciproci degni di nota.
In conclusione: la scrittura a più mani può essere un’esperienza unica, elettrizzante, quasi più coinvolgente di un videogioco in cooperativa, ma è molto facile lasciarsi sfuggire dalle mani ciò che la rende speciale: un’unica volontà.
Ho avuto due esperienze di scritture a più mani, una positiva, l’altra negativa. Nel primo caso, un mio collega ed io, abbiamo scritto un romanzo d’azione ambientato in Medio Oriente. Avevamo diviso la trama in quattro parti e ognuno ne ha scritte due alternate a quelle del compagno. Scambio di idee, opinioni liberamente espresse, trama condivisa, revisione recciproca, ne è uscito un buon libro.
La seconda è fallita poco dopo l’inizio del primo capitolo. Discussa a lungo con la coautrice la trama e definito il quadro generale, siamo partiti con il primo capitolo, che non è mai terminato perchè lei si è ritirata, conspevole in ritardo, che il suo stile di scrittura non si confaceva con il mio.
Scrivere a più mani è sempre una interessante esperienza, basta trovare un compagno/a che abbia uno stile di scrittura simile al nostro ( o viceversa), creatività, capacità di condividere idee senza prevaricare, e soprattutto che si renda conto che bisogna entrare in reciproca sintonia di pensiero.
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