La donna dipinta nella Gioconda, il quadro più famoso di Leonardo da Vinci, è davvero Lisa di Antonmaria Gherardini? Può sembrare una domanda assurda, o persino provocatoria, ma in realtà non è così. Nel corso degli anni, infatti, sono state formulate varie ipotesi alternative sulla possibile identità della nobildonna ritratta dal genio toscano. Alcuni esperti ritengono che potrebbe trattarsi di Costanza d’Avalos, la figlia del conte di Monteodorisio Innico I D’Avalos, o persino di Isabella d’Aragona, la secondogenita di Alfonso II.

Il mistero della Gioconda non ha mai smesso di attirare l’attenzione. Negli ultimi anni, alcune analisi condotte dai ricercatori Pascal Cotte e Lionel Simonot hanno permesso di individuare diversi volti sovrapposti nel tempo sulla tavola. L’ipotesi è che in un primo momento Leonardo dipinse il volto di Lisa Gherardini del Giocondo, per poi mutarne i lineamenti e rendere la protagonista del quadro una nobildonna differente. Chi era? È difficile dare una risposta precisa, ma alcuni particolari presenti nel dipinto spingono a pensare che si trattasse di Isabella D’Aragona, che effettivamente era amica e mecenate di Leonardo.

Secondo alcuni studi, sul vestito della Gioconda ci sarebbero dei simboli legati al casato D’Aragona-Sforza. Ad attirare l’attenzione, in particolare, sono i nodi presenti sul colletto del vestito. Inoltre, esisterebbe anche una forte somiglianza estetica tra la Monna Lisa e Isabella D’Aragona. In effetti, mettendo a confronto il quadro con i busti e i ritratti della nobildonna è possibile notare varie similitudini. La prova definitiva, però, risiederebbe nella presenza, nel dipinto originale, di due colonne ai lati della Gioconda (nella versione attuale dell’opera si notano solo le loro basi), che nel 1700 furono segate per ridurre le dimensioni del quadro.
E dette colonne sono ben visibili nella copia detta “Monnalisa di IsleWorth” custodita in Inghilterra , dall’esperto d’arte Hugh Blaker.

«Tali colonne, a oggi sottovalutate, potrebbero essere molto importanti al fine di definire l’identità della dama ritratta, poiché potrebbero essere un preciso riferimento alla nobile famiglia Colonna, il cui blasone era appunto una colonna» spiega Raffaello Glinni. «Sono, infatti, proprio due i membri della famiglia Colonna vicinissimi a Isabella D’Aragona: Prospero Colonna, grande stratega militare, il cui amore per Isabella divenne proverbiale, e Crisostomo Colonna, grande umanista e consigliere della duchessa. Leonardo, va detto, non inseriva mai elementi nei dipinti per puro decoro, e tutti i particolari disponevano precisi intenti, pensiamo a “La dama con l’ermellino”», prosegue Glinni.
«Abbiamo quindi ragione di ritenere che l’indicazione delle colonne sul dipinto della Gioconda sia un riferimento diretto ed intellegibile ai due Colonna, la prima rappresentazione della forza e della amore (Prospero) e la seconda alla ragione ed alla cultura (Crisostomo). Tenuto conto del modus operandi di Leonardo, che nulla lasciva al caso, ciò ci consentirebbe di identificare la misteriosa dama del dipinto. È noto che il genio toscano programmò un viaggio nella zona del Principato Citra, dove si trovano le città di Caggiano e Lagonegro, e si è, per altro, incardinata una curiosa leggenda proprio intorno alla Gioconda. Ulteriore conferma della tesi deriva dal confronto con un dipinto di Raffaello che ritrae la cugina d’isabella, Giovanna d’Aragona, che andò in sposa a Marcantonio Colonna. Sia sul dipinto di Raffaello che su quello di Leonardo compaiono le colonne, ed è palese il riferimento del pittore marchigiano sia a Marcantonio Colonna, sia al modello Leonardesco, stante la notevole rassomiglianza tra la cugina e Isabella, ulteriore prova della diretta connessione dei due dipinti», conclude Glinni.
[A cura di Raffaello Glinni e Alessandro Bolzani]