Giorni in Birmania è un romanzo di George Orwell pubblicato nel 1934 che tratta del tramonto dell’imperialismo inglese prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Il racconto si apre con lo scenario intriso di intrighi di U Po Kyin, magistrato astuto e viziato che ha come scopo ultimo della propria vita quello di accrescere il proprio potere entrando a far parte del circolo degli inglesi. L’unico modo per riuscire nell’impresa è quello di screditare l’unico altro possibile candidato, il dottor Veraswami, amico di un britannico di nome Flory, che lavora in Birmania come mercante di legnami.
Flory è un personaggio che si potrebbe definire atipico: con una strana voglia sul viso che cerca di nascondere in tutti i modi e fonte della sua insicurezza, è affascinato dal mondo orientale. Invece di disprezzare gli indigeni, parla con loro e cerca di capire le usanze e i costumi del posto. L’unico grande dolore, consapevole che nel piccolo villaggio in cui risiede non vi è alcuna fanciulla da poter sposare, è di rimanere solo, senza nessuno con cui condividere la propria vita.
La monotona routine del protagonista viene sconvolta quando Elizabeth, nipote di uno degli inglesi del circolo europeo, si trasferisce in Birmania dopo la morte della madre. La ragazza odia gli autoctoni, preferisce trascorrere le giornate lontano dal bazar e non ha intenzione di cambiare la propria visione sugli indigeni. Flory, innamorato della ragazza, fa di tutto per conquistarla, riuscendo a volte a stupirla, ma le sue idee bolscevische fanno desistere la ragazza dall’idea di un probabile matrimonio. Infatti, poco dopo il suo arrivo, si innamora di un poliziotto militare stanziato in città, un certo inglese di nome Verrall, che disprezza tutti e ha come unica passione il polo e i cavalli. Nonostante i due sembrino andare d’accordo, il giovane militare lascia la città, abbandonando definitivamente Elizabeth.
Il malvagio piano di U Po Kyin è di fomentare una rivolta nel carcere del villaggio e sedarla subito dopo, dando la colpa al dottore, responsabile della gestione dell’edificio, e apparire onorevole per la candidatura al circolo. Nell’operazione un inglese uccide un contadino e i parenti, per cercare giustizia, fanno a pezzi l’assassino e spediscono i resti al circolo. Ellis, un britannico razzista, dopo quella vicenda, approfitta per aggredire alcuni giovani birmani di ritorno a casa dalle lezioni. L’evento suscita scandalo e l’intero villaggio si riusce intorno al circolo per farsi giustizia. Flory riesce a scappare dall’edificio, chiamare la polizia e venire in soccorso dei compagni.
La vittoria veste il protagonista di onore ed Elizabeth, ormai pronta a cedere alle sue lusinghe, si reca con l’uomo in chiesa per l’incontro mensile con un prete proveniente dall’Inghilterra. Durante la funzione Ma Hla May, ex concubina di Flory, aizzata da U Po Kyin, entra in chiesa e suscita scandalo, accusando Flory di averla violentata.
Questi, rosso in viso per la vergogna, dopo la funzione religiosa ferma Elizabeth per chiederle di perdonarlo ma la ragazza, più infastidita dalla scena pietosa dell’uomo che per la passata relazione amorosa con la donna birmana, decide di chiudere definitivamente i rapporti con il mercante di legname.
Flory, non accettando il suo destino infelice di solitudine nella giungla birmana, si suicida sparandosi al cuore. La morte dell’inglese provoca l’irrimediabile fine del prestigio del dottor Veraswami, che viene trasferito in un’altra città, degradato ad aiuto-chirurgo, e la proclamazione di U Po Kyin come membro onorario del circolo.
Le vicende narrate, seppur romanzate, descrivono importanti aspetti dell’ultima fase dell’imperialismo britannico. George Orwell trascorse cinque anni in Birmania come poliziotto della Polizia Imperiale Indiana e decise di trascrivere la sua esperienza e pubblicarla.
Molti editori furono riluttanti nella pubblicazione dell’opera per timore di essere accusati di diffamazione, poiché i personaggi del libro sono realmente esistiti. Per questo motivo i nomi furono cambiati, tuttavia l’opera non venne pubblicata in India e in Birmania.