Benvenuti! In questo nuovo articolo d’intervista, faremo alcune domande a Michela Sollecchia, che ha prestato i suoi servizi di volontariato presso l’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), scoprendo quindi di più a riguardo dell’azione altruistica e spontanea volta a proteggere gli animali.
Io, da grande amante degli animali, e proprietario di una carlina che considero una sorella minore, non posso che guardare con ammirazione tutto ciò.
Dunque, grazie di cuore per la partecipazione, Michela! È un piacere poterti ospitare nel blog, insieme alle tue esperienze. Vuoi anzitutto raccontarci cosa ti ha spinta a unirti all’OIPA, e in che modo ciò sia avvenuto?
È stata una di quelle opportunità che quasi piovono dal cielo, che non ti aspetti, ma che capisci immediatamente di dover cogliere. Tramite la pagina Facebook “Oipa L’Aquila”, avevano pubblicato un annuncio per cercare altri volontari. Mi sono informata, e ho cominciato la settimana stessa.
È stato quasi un imperativo morale… ho sempre amato gli animali, ho sempre sentito il bisogno di proteggerli (una delle mie “missioni” preferite era, nei giorni di pioggia, togliere le lumache dalla strada e portarle sull’erba, per evitare che venissero calpestate…). Mi bastava accarezzare, o anche solo guardare da lontano un animale per essere felice… era inoltre un periodo in cui avevo particolarmente bisogno di sentirmi utile, di fare qualcosa che fosse giusto per me.
L’OIPA è stata l’occasione di unire tutto questo, di renderlo concreto. Di raccogliere i “sogni” della me bambina e di renderli parte integrante, fondamentale, della persona che voglio essere.
Che tipo di servizi e di aiuti hai prestato all’OIPA? In cosa consistevano le tue attività?
Era richiesta la disponibilità di qualche ora a settimana, per organizzare dei turni di volontariato nei box dove ospitavano gli animali recuperati per strada o tirati fuori dai canili lager. I compiti erano semplici: pulire e sistemare il box, riempire le ciotole di cibo e acqua, far uscire i cani per una passeggiata, portarli dal veterinario se necessario, fare qualche foto da pubblicare negli annunci per l’adozione. Il tutto naturalmente accompagnato da code scodinzolanti, occhioni dolci e slinguazzate su tutta la faccia.
Oltre ai turni al box, venivano organizzati dei banchetti, o nel centro commerciale o agli eventi che venivano organizzati in città, quando ci veniva data la possibilità, con lo scopo di raccogliere fondi e donazioni per l’associazione, interamente destinati alle cure, mediche e non, dei pelosi.
Ci sono state esperienze in particolare che ti farebbe piacere ricordare? Hai conosciuto nuove persone?
Ho avuto la fortuna di conoscere persone straordinarie, persone che scelgono quotidianamente di dedicare il loro tempo e il loro cuore agli animali. Persone pronte a viaggiare per chilometri per fare arrivare i cani adottati dalle loro nuove famiglie, e a recuperarne altrettanti sulla via del ritorno, perché, a differenza di troppe altre, loro non sono capaci di tirarsi indietro, di guardare altrove.
Credo che l’unico modo per comprendere davvero, sia guardare come si trasformano gli occhi di un cane che passa tra le mani e il cuore di Alessia, Lucia, Elisa… i segni della sofferenza, della paura, dell’abbandono vengono cancellati e lasciano il posto alla voglia di vivere. Riescono, ogni volta, con la loro costanza, la loro tenacia e il loro bisogno, quasi disperato, di salvarli, a far recuperare ad ogni cane la fiducia in una carezza umana.
Senti che quindi tutto ciò ti abbia aiutata a formarti come persona? Cosa significa per te il volontariato?
Siamo il frutto di tutto ciò che abbiamo vissuto. Sento di non sbagliare dicendo che questa è una delle esperienze che più mi rende fiera della persona che vedo nello specchio ogni giorno. La ragione è molto semplice: siamo esseri che vivono d’Amore. Ed io credo che la sua forma più pura si manifesti solo quando si sceglie di fare qualcosa per gli altri, senza chiedere o aspettarsi nulla in cambio. Il volontariato è una forma d’Amore disinteressato, la forma che consente la massima espressione dell’empatia. La forma che ci fa comprendere quanto, nel nostro piccolo, riusciamo a fare la differenza e ad essere importanti per qualcuno.
Da quando ho vissuto quest’esperienza mi sento piena, piena di qualcosa che non sono ancora riuscita a decifrare, ma che credo somigli molto alla felicità.
In che modo pensi i servizi e le attività dell’OIPA possano aiutare e sostenere gli animali indifesi?
Gli animali non possono difendersi dai maltrattamenti, dall’abbandono. I canili sono pieni, e le condizioni in cui si ritrovano a vivere questi animali sono pessime, e quando non lo sono, non si avvicinano neanche lontanamente al modo in cui un cane dovrebbe vivere, si perde il conto dei cani che si spengono, lentamente, nel momento in cui la porta di una gabbia si chiude. È all’ordine del giorno anche trovare cucciolate di pochi giorni lasciate a morire per strada, spesso in posti che negano loro anche la possibilità fortuita di essere trovati.
Di fronte a tutto questo, credo che le associazioni di volontariato, fatte di persone che credono che la vita di un animale abbia valore, e che vogliono fare qualcosa di concreto affinché l’esito sia diverso, nonostante le immense difficoltà che quotidianamente si devono fronteggiare, siano la speranza per queste creature meravigliose di avere la vita che meritano.
Per concludere, ci sono consigli che vorresti dare ai giovani che hanno idea di voler intraprendere il percorso di volontariato?
L’unico consiglio che mi sento di dare è di provarci, di vivere questo tipo di esperienza. Perché nella vita abbiamo continuamente bisogno di stimoli, di riempire i nostri occhi, i nostri giorni con qualcosa che abbia un significato. Tutto ciò che serve è essere pronti a mettere da parte sé stessi per lasciare spazio agli altri, per poi rendersi conto che, contrariamente alla definizione, tirando le somme, quest’atto di gentilezza arricchisce l’anima di chi lo fa addirittura più di quella di chi lo riceve. La gratitudine negli occhi di un’altra persona, o di un altro essere vivente, la complicità che si instaura con le persone che scelgono di fare lo stesso percorso, e l’empatia che si respira… ne valgono la pena, immensamente.
Bene, con questo abbiamo concluso! Ancora una volta, grazie, Michela, per la partecipazione, e inoltre per il servizio offerto alla comunità e agli animali. È un piacere e una gioia sapere che esistono persone altruiste e generose come te.